Irretiti dalla banca

Le banche vanno in rete, gli utenti si fanno senz’altro irretire. Infatti, numerose operazioni che fino alla fine degli anni Novanta in Italia richiedevano la presenza del cliente nella sede fisica dell’agenzia bancaria, ora si possono eseguire, spesso a costo zero, da casa propria, utilizzando i servizi di internet banking.

Sì, se seguite da qualche mese questa rubrica, ormai l’avrete capito: quando si parla di economia, di finanza e di informatica-telematica, l’italiano contemporaneo delle lingue settoriali si apre volentieri alle lingue straniere, per non dire “alla lingua straniera” per eccellenza, l’inglese, veicolo quasi esclusivo di innovazione nelle “cose” e nelle relative “parole”. L’inglese è lingua di prestigio, perché prestigioso è il dinamismo degli affari che il mondo dell’alta finanza angloamericana esprime; ed entrambi, la lingua inglese degli affari e gli affari che la lingua descrive, sono fenomeni di diffusione globale. Se qui da noi (come altrove altri fanno), catturiamo insieme un po’ di “parole” inglesi e un po’ di creatività affaristica di stampo americano, forse diventiamo un po’ più efficienti e dinamici anche noi e, comunque, ci facciamo capire, cioè siamo in grado di comunicare e veicolare i nostri contenuti (parole o merci o denaro) nel mondo.

Del resto, l’italiano sa prendersi le sue rivincite. La lingua italiana la sa lunga. Nel Settecento è stata bombardata di francesismi e molti, moltissimi ne ha accolti, molto spesso adattandoli alle strutture fono-morfologiche che le sono proprie. Ed è restata pienamente italiana, la nostra lingua. Anche oggi mostra identica vitalità di fronte alla pressione dell’inglese tecnico-tecnologico-scientifico. Intanto, lo confina, appunto, negli usi tecnici, che restano dunque appannaggio di gruppi di parlanti specializzati. Quando poi la tecnologia è diffusiva e le parole tracimano in un uso più allargato (vedi la telematica-informatica), allora interviene la capacità di formare composti e derivati che riprendono la base inglese e la piegano a suoni e forme tutti italiani: forwardare, scrollare, scannerare e scannerizzare (ma c’è anche chi sceglie il più autoctono scansionare), meilare; senza dire che, dopo un primo impatto esterofilo, si avverte una reazione a termini che all’inizio s’erano imposti facilmente: se la giocano allegato contro attachment, documento contro file, cartella contro directory, disco rigido contro hard disk, lettore ottico contro scanner.

Anche l’unità polirematica (la locuzione, per capirci) internet banking, attestata per la prima volta in italiano nel 1999, sente su di sé la pressione di banca virtuale, specialmente nell’espressione servizi di internet banking o di banca virtuale, anche se la grandissima diffusione della parola internet e la trasparenza di banking ‘attività bancaria’ rendono probabile la stabilizzazione nell’uso di internet banking. Tra l’altro, internet banking entra in una serie produttiva che annovera come secondo elemento banking: online banking (sinonimo ancora concorrente, ma meno diffuso, di internet banking), home banking, phone banking. Home banking, in realtà, è un iperonimo sia di internet banking, sia di phone banking. Si tratta cioè di un termine sovraordinato semanticamente agli altri, un insieme di significati che comprende i significati parziali dei due termini subordinati. Home banking racchiude l’insieme dei significati espressi dai due iponimi, internet banking e phone banking.

A chi sta a casa (home) o in ufficio la nostra banca è in grado di erogare servizi e consentire operazioni tramite internet (spesso a costo zero per l’utente-correntista, visto l’abbattimento dei costi rispetto ai servizi di sportello, che richiedono quanto meno un operatore) o via telefono (phone). Con l’internet banking «il cliente è abilitato autonomamente ad aprire, gestire e consultare il proprio conto corrente, disporre bonifici, giroconti, RID, acquistare o vendere titoli, eseguire trasferimenti, senza aver quindi la necessità di recarsi fisicamente in filiale e senza dover subire le perdite di tempo e le code» (Mirko Gotti). Insomma, il cliente ha a disposizione sia servizi informativi (verificare la situazione del proprio conto corrente) sia servizi dispositivi (effettuare bonifici, pagare la ricarica telefonica) tipici dell’istituto bancario (con i suoi addentellati, come il bancomat), di cui viene replicata in rete la funzionalità e non la struttura che, evidentemente, è dematerializzata. Naturalmente, l’internet banking è istituto e prassi che ben prima che in Italia si è radicato e diffuso negli Stati Uniti. La novità degli ultimi anni è che anche in Italia cominciano a esserci banche (come la Banca Sella) che affiancano sistemi solo “virtuali” di banking (Websella.it), in grado di rispondere a molteplici esigenze del cliente, all’agenzia “fisica”; e cominciano a diffondersi banche esclusivamente “virtuali”, cioè senza struttura fisica territoriale (Conto Arancio di Ing Direct, Fineco e IwBank).

Degli oltre 6 milioni di italiani che hanno un conto online**,** ben3 milioni sono gli utilizzatori assidui****. Il fenomeno dell’internet banking è in crescita in Italia, anche se restano numerosi problemi. In primo luogo, la sicurezza dei servizi online, percepita a rischio dagli utenti potenziali; in secondo luogo, la difficoltà degli istituti bancari a pensare a una riconversione delle proprie strutture al fine di trasformarsi totalmente in banche virtuali. Infatti, ancor oggi l’internet banking in Italia è visto soltanto come parte di una strategia multicanale, che fa ancora perno sulle strutture territoriali.

Il lemma

Elaborato dalla redazione di “Lingua e linguaggi” del sito Treccani

Internet banking <ìnternet bǽnking> locuzione inglese (propriamente «attività bancaria tramite Internet»), usata in italiano come sostantivo maschile. – (banc.) Insieme di operazioni eseguibili dal cliente tramite Internet collegandosi da casa o dall’ufficio al sito dell’istituto bancario, consistenti nell’apertura, consultazione e gestione del proprio conto corrente anche per disporre ed effettuare bonifici, giroconti, pagamenti di utenze, ricariche telefoniche.

Esempi d’uso

Comprende quindi la banca via Internet (Internet banking) e la banca telefonica (phone banking).

La Tavolozza_, dicembre 1999 (cit. in A. Bencini-B. Manetti, “Le parole dell’Italia che cambia”, Firenze, Le Monnier, 2005)_

Ha visto la luce nel 2004 anche Bankpass Bollette, l’innovativo servizio di «smaterializzazione» di bollette e fatture che consentirà ai cittadini di ricevere e pagare le bollette attraverso il servizio di internet banking della propria banca.

www.corriere.it, 23 aprile 2005

Un’indagine condotta dal Centro Studi Abi ha permesso di individuare una sorta di identikit del cliente tipo che si serve di strumenti di internet banking.

www.lastampa.it, 18 maggio 2006

Tanto per fare un esempio, il 18,1% degli stranieri si affida all’Internet banking, ovvero segue le sorti del proprio conto servendosi della tastiera di un computer e della rete per un totale di 1.611 contratti.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local, 6 luglio 2006

Internet banking Tercas consente di colloquiare elettronicamente con la Cassa, 24 ore su 24, per fruire di servizi informativi e dispositivi senza l’applicazione del canone mensile.

www.tercas.it, 20 marzo 2007

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