Sindone sostantivo femminile [dal latino sindon -ŏnis, greco σινδών -όνος «tela di lino», voce di origine semitica]. – Presso gli antichi Ebrei, drappo di lino usato per avvolgervi i cadaveri prima di seppellirli. Per antonomasia, la S., la sacra Sindone, il drappo funebre in cui, secondo il racconto dei tre vangeli sinottici, fu avvolto il corpo di Gesù Cristo per la deposizione nel sepolcro, drappo che nel secolo 7° si disse fosse conservato a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, e che nel medioevo diverse chiese occidentali si vantavano di possedere; in particolare, la tela di lino, tutta d’un pezzo (metri 4,36 × metri 1,10), conservata dal 1578 nel duomo di Torino, che lascia intravedere l’immagine, frontale e dorsale, di un corpo umano, sulla quale in età moderna si è fortemente concentrata l’attenzione degli studiosi, alcuni dei quali hanno avanzato dubbi circa la sua autenticità.

Si attendono due milioni di visitatori per l’ostensione della reliquia più famosa, importante e discussa del mondo cattolico (dal 10 aprile al 23 maggio 2010). Le emozionanti tracce lasciate dal volto umano sulla Sacra Sindone (http://www.sindone.org) torneranno a essere visibili nel duomo di Torino a pellegrini, credenti e curiosi dopo il restauro conservativo del 2002. La Sacra Sindone (o, assolutamente e per antonomasia, la Sindone), cioè la tela di lino che avrebbe accolto il corpo di Gesù Cristo per la deposizione nel sepolcro, fu traslata a Torino, nel duomo, 432 anni fa, proveniente dalla savoiarda Chambery. L’ultima ostensione, cioè esposizione pubblica (dal verbo latino ostendĕre ‘mostrare’), si è avuta nel 2000, anno giubilare. In attesa della prossima, prevista nel 2025 dal calendario delle ricorrenze cattoliche, l’ostensione del 2010 si caratterizza per il fatto di essere stata proposta dalle autorità civiche. Interessante la motivazione addotta dall’Assessore alla Cultura del Comune di Torino, Fiorenzo Alfieri: «Ci pareva la cosa giusta da fare per sostenere la città e rilanciarla nel mondo dopo le Olimpiadi del 2006». Un trust di finanziatori si è consolidato attorno al progetto: Comune, Regione, Provincia, Curia, Cei, Fondazione Cassa di risparmio di Torino, Fondazione Intesa San Paolo. Sacra, la Sindone, ma anche capace di stare nel mondo e di servire le esigenze mondane.

Il corpo del nostro Signore Iesu Cristo

Il vocabolo sindone deriva dal greco σινδών (sindon), di origine semitica, che designava un tessuto di lino di ottima qualità, ed è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù. Nel significato etimologico di ‘panno di lino’, ma anche in quello di ‘drappo funebre di Gesù’, la parola sindone compare per la prima volta in italiano in testi scritti nel Trecento, poi nei volgarizzamenti quattrocenteschi del Petrarca latino («Il corpo del nostro Signore Iesu Cristo in sindone di lino fu nel sepolcro rivolto»), attraversa i secoli entrando nelle rime barocche («Sindone sacra e cara, / deh porgi a chi ti pinse / i prieghi miei e la mia pena amara, / […] / e ne l’anima pura / m’imprima alta pietà la tua figura», Angelo Grillo), approda alla prosa febbricitante di Gabriele D’Annunzio («Come s’accostò alla mia tavola, scorse spiegata su le carte l’imagine intiera della Santa Sindone»). Nel pieno Novecento, Guido Morselli testimonia il significato estensivo: «Ampolle stillanti liquidi fisiologici; sindoni e sudari, fiori secchi, chiodi e spine, reliquari d’ogni stile in teche semplici o preziose».

L’aggettivo di relazione che si riferisce alla Sindone è sindonico («campioni di tessuto sindonico»), documentato in italiano dal 1990.

C’è anche il Santissimo Sudario

Come tutti gli oggetti di culto di grande importanza e di forte impatto simbolico-religioso, anche la Sindone è stata ed è costante oggetto di discussioni, studi, analisi. Se tutti sono concordi nel ritenere documentata con certezza la storia dei passaggi mano della Sindone a partire dal XIV secolo, l’anno 1988 segna la prima datazione radiometrica col carbonio 14 del venerato reperto e porta con sé la spinosa questione di un’insoddisfacente (per la fede cattolica) attribuzione dell’oggetto non all’epoca in cui visse, agì e morì Gesù Cristo, ma al pieno Medioevo (il lenzuolo sarebbe stato confezionato in un lasso di tempo che va dal 1260 al 1390; http://www.repubblica.it/). Altri studiosi, viceversa, adducono diverse prove per tenere ferma l’ipotesi che la Sindone possa effettivamente essere stata l’ultima compagna materiale del corpo di Gesù Cristo. A loro dire, pollini e polveri dimostrerebbero che la Sindone ha soggiornato a Gerusalemme; inoltre, la particolare tecnica di tessitura del telo era nota in Palestina nel I secolo a.C.

In ogni caso, il valore devozionale della Sindone non è mai stato messo in discussione, anche se prese di posizioni ufficiali della Chiesa cattolica non ci sono (in privato, i papi Pio XI e Giovanni Paolo II si erano dichiarati convinti dell’autenticità della Sindone). La Chiesa cattolica autorizza il culto della Sindone come reliquia o icona della Passione di Gesù Cristo. Le chiese protestanti da sempre negano che la Sindone sia il sudario che avvolse il corpo di Gesù Cristo. A proposito di sudario, si tratta di una parola che circola come sinonimo di sindone, specialmente nei giorni dell’ostensione: viene dal latino sudarĭu(m), a sua volta – trasparentemente – dal verbo sudāre, è attestato nell’italiano scritto sin dalla metà del Trecento e in origine designava sia il panno di lino che gli antichi Romani usavano per detergere il sudore, sia il panno di lino o di tela che alcuni antichi popoli (tra i quali gli Ebrei) adoperavano per coprire il volto della salma. Soltanto dal Cinquecento (in particolare nell’espressione Santo o Santissimo Sudario) con sudario si può intendere per antonomasia (sacra) Sindone.

I dubbi e lo scanner

Tornando alla Sindone,c’è anche una branca di studi che se ne occupa: si chiama sindonologia (la terminazione -logia è tipica della scienza e dello studio applicati alla materia indicata dal primo elemento della parola composta: archeologia, filologia, psicologia), parola attestata nell’italiano scritto a partire dal 1960. Dal 1988, invece, è attestato l’aggettivo derivato sindonologico ‘che è proprio della sindonologia, che si occupa di sindonologia’. Ed è esistita fino al 2004 anche la rivista «Sindon», organo ufficiale del Centro internazionale di Sindonologia di Torino (http://www.sindone.org/), che ha dato ampio spazio proprio all’analisi e all’incessante dibattito scientifico e culturale su storia, natura e caratteristiche del lenzuolo sacro. Un dibattito che non è mai venuto meno e che si è giovato anche dell’ausilio delle tecnologie d’indagine via via più aggiornate e raffinate. Basti pensare, agli inizi del secolo e del terzo millennio, alla nuova possibilità offerta dalla scansione digitale di osservare il retro della Sindone, a fronte della domanda se fosse o meno visibile sul retro l’impronta del corpo (mentre era da tempo assodato che sono perfettamente visibili le macchie di sangue). Nonostante l’ausilio del sofisticatissimo scanner, l’interpretazione dei dati non ha dissipato i dubbi, cosicché vi è chi è convinto di aver letto i segni dell’impronta anche sul retro della Sindone, mentre gli stessi autori delle scansioni (effettuate nel 2000 e nel 2002) credono di poter affermare che le uniche tracce certe sul retro sono le impronte lasciate dal sangue che ha imbevuto il tessuto.

Immagine: Sindone. Crediti: Public domain, attraverso Wikimedia Commons.

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