Ma che bello, un mondo in cui la realtànon esiste più! Nell’onirica fantasilandia dell’advertising ci viene annunciato che per avere il privilegio di possedere l’esemplare novissimo di un tal modello di auto, la casa madre ci profonderà un contributo di 300 euro al mese, un vero atto di beneficenza: «Grazie a 300 euro di contributo mensile […] e con un anticipo di 5.800 euro puoi avere la gamma Classe C da 325 euro* al mese» (http://www.gruppocarraro.it/promozioni-auto/). Un Ipocritino d’oro al geniale e ignoto creativo che già qualche tempo fa aveva adattato la semantica di contributo a una situazione ben più complessa e meno allettante per l’acquirente (http://www.sicurauto.it/), situazione celata dietro noticine e codicilli poco visibili nei testi in rete o velocissime a scomparire sullo schermo durante la messa in onda dello spot. Non bisogna esagerare con i premi, però, perché è pieno di parole o espressioni nuove forgiate con abilità per sedurre e mobilitare, dire e negare, mostrare e nascondere: nella comunicazione commerciale come in quella politica. Perché, crescItalia non merita? L’onomaturgo, il creativo-creatore di parola, tra l’altro, è Mario Monti, mica un televenditore di crescenza e stracchini (e crescestracchino non funzionerebbe come pay off).

I danni dell’irradiazione

Se questo è il mondo in cui chi compra i favori sessuali di una persona – senza occuparsi delle noiose pratiche intermedie del lenocinio – si chiama utilizzatore finale (secondo autorevole parere d’avvocato), meglio allora i neologismi veraci che, fioriti nella dimensione “tèra-tèra” (pronuncia romanesca) del sottobosco affaristico-politico, hanno avuto il ruspante potere di infiltrarsi nelle prose ora scherzose, ora indignate, dei giornalisti, e di propagarsi filiando, secondo il procedimento che Luca Serianni definì dell’irradiazione deformata: stante che furbetti del quartierino ‘uomini d’affari spregiudicati, che aggirano le difficoltà e le regole in modo fraudolento’ (onomaturgo Stefano Ricucci, aspirante scalatore della Banca nazionale del lavoro, anno 2005) è diventata una locuzione degna di definizione vocabolaristica (https://www.treccani.it/vocabolario/tag/furbetto/), non passa giorno che da questa non propagginino ironiche locuzioni intese a cogliere le fattispecie della furbocrazia (neologismo d’autore: Beppe Severgnini, 2007) in altri settori o attività anche lontani dall’operosità bancaria.

Il catalogo è questo…

Il catalogo è questo, ci dice la preziosa banca dati dell’Osservatorio della lingua italiana Treccani (https://www.treccani.it/lingua_italiana/neologismi): furbetto della narrativa, furbetto dei cieli, furbetto dei libri scolastici, furbetto del bonus, furbetto del Botteghino, furbetto del computerino, furbetto del contropatto, furbetto del diritto, furbetto del fisco, furbetto del gettone, furbetto del governino, furbetto della biotruffa, furbetto dell'acciaio, furbetto della dieta, furbetto della leggina, furbetto dell'Alitalia, furbetto della maturità, furbetto dell'amore, furbetto della movida milanese, furbetto della piazzetta, furbetto della scuola, furbetto della tara, furbetto della toga, furbetto dell'autostrada, furbetto delle auto di lusso, furbetto dell'informatica, furbetto dell'ISEE, furbetto dell'olio, furbetto dello schermo, furbetto dello spritz, furbetto del non profit, furbetto del partitino, furbetto del pass, furbetto del permessino, furbetto del portaborse, furbetto del renino, furbetto del sacchettino, furbetto del salottino, furbetto del sindacato, furbetto del sostegnino, furbetto del telepass, furbetto del televisorino, furbetto del varco, furbetto d'esportazione, furbetto di Wall Street, furbetto nero, furbetto rosso, furbetto del ticket. A oggi, qui ci si ferma – ridendo un po’ a denti stretti –, ma il meccanismo generatore di furbetti è ben lungi dall’essersi inceppato, di là dal fatto che la stragrande maggioranza (forse la totalità) di questa “furbetteria” lessicale non conoscerà la gloria dizionaristica che è arrisa alla locuzione capostipite.

Il neologismo di Ugo Foscolo

A chi si sdegna per la graveolente marmaglia di cloni e, ancor più, per il fatto che c’è chi – come l’autore di questo scritto – se ne occupa, si farà notare che la lingua italiana, oggi, è anche questa, in quanto dà voce a una delle rappresentazioni della realtà della società italiana più significative, quella dei media; e si dirà che anche dall’osservazione dell’effimero lessicale si possono capire alcune cose su come funziona la lingua d’oggi. Infine, ça va sans dire, la caterva di furbetti fornisce spunti di riflessione non soltanto agli studiosi di lingua.

Prima di passare all’ultima parte dell’articolo, per rifarci la bocca autorizziamo un minuto di partecipe commozione in memoria di un bel neologismo d’antan. La missione nostalgia ha recuperato oggil’aggettivo illacrimato, che agli inizi dell’Ottocento fu coniato, su base latina, da Ugo Foscolo (caccia al tesoro: andate a cercare in quale componimento si trova, senza Google o con Google – l’importante è che poi vi leggiate quella manciata di versi non furbetti).

La religione del rinuncianesimo

Non ci sentiamo arresi di fronte ai trucchi della lingua pubblicitaria e ai tormentoni della pubblicità politica; né collezioniamo per gola le collane di salsicce lessicali fresche. Per questi motivi, abbiamo accolto con interesse e gratitudine il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, mirato a riscoprire il significato di parole ben note (ma come sfocate o logorate da usi standardizzati e opachi); e, sempre di questi tempi, ci siamo goduti un gioiellino di onomaturgia collettiva, protagonisti quindici studenti delle superiori, seguìti dallo scrittore Andrea Bajani. I ragazzi hanno dato vita a un piccolo Vocabolario allargato, creando dieci parole di sana pianta, ma con i piedi ben piantati nella lingua italiana. Colpiscono l’acutezza dello sguardo sulla realtà e la capacità di adoperare con efficacia i meccanismi di formazione e derivazione delle parole. Trascriviamo qui i lemmi, rielaborando liberamente le definizioni date dai ragazzi con Bajani, e sottoposte all’analisi e al commento (anche critico) di scrittori, scienziati, sociologi, filosofi, artisti e linguisti nel corso di altrettanti incontri tenutisi durante il recente Salone del libro di Torino (http://bookblog.salonelibro.it/?cat=1207):

Biostalgia Nostalgia di tutto ciò che è biologico o sa di biologico, desiderio di un ritorno allo stato di natura e di primigenia libertà. (Va segnalato che lo scrittore Antonio Pascale, chiamato a ragionare sulla parola, vi ha letto piuttosto il segno negativo dell’ancoramento ossessivo al passato)

Giovendù La gioventù che non si fa usare né vendere come un prodotto.

Istorìa (composto da isteria e storia) Frenetico bombardamento di notizie, presentate dai mezzi di comunicazione come storie sensazionali, con lo scopo di catturare l’attenzione immediata e di suscitare forti e istantanee emozioni, destinate a un rapido logorìo e oblìo.

Ludovita La vita intesa e vissuta esclusivamente come gioco, con un atteggiamento di distacco ironico da tutto ciò che è necessario fare ogni giorno per andare avanti.

Neomane Appassionato, maniaco delle nuove mode, soprattutto quelle relative ai gadget tecnologici.

Proiessenza Creazione di una proiezione di sé stessi, diversa da ciò che si è nella realtà.

Perdistanza Sentimento di nostalgia e di perdita che assale chi si è allontanato dal proprio Paese di origine per sfuggire a condizioni di vita difficili.

Querelista (composto da querelante e opportunista) Persona che promuove cause legali per ricavarne vantaggi politici ed economici.

Rinuncianesimo La religione del rinunciare, instillata sin dall’infanzia dai genitori, impegnati a convincere i figli ad abbandonare progetti giudicati poco concreti e poco redditizi.

Ultramobilismo Propensione al continuo movimento, inteso più come coazione che come impulso vitale, con conseguente offuscamento della capacità di percepire, godere e assimilare i dati della realtà.