C’è una ‘piccola storia’ straordinaria. Vado a memoria, incastonata com’è tra le pieghe più profonde della corteccia cerebrale del mio cuore. Nella prima fase del nazismo in ascesa, due uomini a Berlino. Sono seduti su una panchina, in un giardinetto pubblico. Uno dei due legge il giornale; e a un certo punto sbraita. “Tutta colpa degli ebrei!”. “Certo”, annuisce il suo casuale vicino di panchina. “Degli ebrei. E dei ciclisti”. Anche sbigottito, l’uomo che ha sbraitato domanda: “perché i ciclisti?”. E allora l’altro: “E perché gli ebrei?”

Quello che è successo giorni fa a Roma (l’ottusità antisemita veicolata dal peggio della correlata ottusità neonazista delle curve calcistiche) è già successo troppe volte, nella storia dell’umanità. E ogni volta quest’assurdo, allucinante, fetido, inaccettabile ritorno dell’antisemitismo mi lascia – sono cose che esigono la prima persona della responsabilità individuale insieme con il noi della responsabilità collettiva – annichilito e disgustato, avvilito e indignato a un tempo. Mi – ma in realtà ci, intendendo con questo ‘ogni essere umano’ – riconduce, ogni slogan idiota e violento, ogni gesto violento (e per questo, di suo, colpevole e idiota), di peso, al grado zero della civiltà umana. L’abomìnio nazista. L’incubo della shoah. E allora mi dico che le parole che useremo per i glossogrammi, stavolta, sono – devono essere – spie lessicali, anche minime, di un pericolo costante, sotterraneo, insidioso, ancora alle volte incredibile a dirsi. Ma anche tracce radiose dell’assoluta, meravigliosa grandezza di una tradizione culturale fondata sul rispetto; e sull’ironia. Anche perché.

C’è un’altra straordinaria ‘piccola storia’. (E ancora non so a quale patrimonio attinga, ogni volta: a ricordi orali? A quell’incantatore di storie che è Moni Ovadia? A qualche repertorio trascorso, come ad esempio quello, geniale, di Marc-Alain Ouaknin e di Dory Rotnemer?). C’è un’altra straordinaria ‘piccola storia’, si diceva. Goebbels va in giro per le scuole di tutta la Germania, alla ricerca di un ragazzo in grado di inventare il miglior slogan per il Terzo Reich. Vaga di scuola in scuola, senza mai trovare nulla. Finché un giorno, in una classe di un liceo di Berlino, all’ennesima domanda, finalmente un allievo attira la sua attenzione.

“Il nostro popolo non morirà mai”, ha detto l’allievo. Bravo! Esulta immediatamente Goebbels. “Come ti chiami, ragazzo?” E il ragazzo: “Abraham Levi”.

1. Ebraismo

A. «Il sostantivo ebraismo, in italiano, almeno dal Cinquecento, significa ‘religione e complesso della tradizione degli ebrei’…»

B. «C’è una sostanziale identità tra l’aggettivo ebreo e l’aggettivo israeliano…»

C. «Con ebraismo s’intende esclusivamente il complesso delle leggi civili e penali della tradizione ebraica ora ereditate dallo Stato d’Israele…»

2. Scrittura

A. «In italiano con scrittura o Scrittura s’intende ‘la Bibbia’… ma potrei sbagliarmi sulla datazione precisa… almeno dal XIV secolo…»

B. «Dall’Ottocento, più o meno, scrittura è un termine attestato anche in senso tecnico per indicare ‘un contratto tra un artista, un attore, un musicista e un impresario ecc.’…»

C. «Dal latino scriptŭra(m) s’è avuto il volgare dugentesco sgredùra, riferito all’Antico Testamento con valore spregiativo; poi sgritùra e scritùra, nel Trecento, con il valore di ‘testo sacro’ e ‘vangelo’…»

3. Persecuzione

A. «Fin dal tredicesimo secolo in italiano persecuzione vale ‘oppressione implacabile’ ecc. …»

B. «In latino persecutiōne(m) – da pĕrsequi ‘perseguire’, attraverso persecŭtus – aveva il valore di ‘inseguimento’… Come a dire che le persecuzioni della latinità avevano a che fare con una qualche nobiltà d’intenti?...»

C. «Persecutore è, dal Trecento, ‘chi perseguita’; e persecutorio ‘caratteristico di chi perseguita’ è di un paio di secoli successivo, se non erro…»

4. Unico

A. «Con unico, almeno dal Trecento, ci si riferisce a qualcosa o a qualcuno che ‘non ha uguali, in quanto a valore ecc.’…»

B. «Con unico, nel tardo Medioevo, s’indicava il lūnicu(m), ‘persona volubile, incostante’… Da qui, per indicare una ‘particolarità da indicare col dito’ ecc. …»

C. «Il senso sostantivo di ‘oggetto unico’ per unico è, a quel che mi risulta, già del XVIII secolo…»

5. Alleanza

A. «In italiano, alleare e alleanza vengono dal francese medievale allier, a sua volta dal latino alegăre, ‘allegare, intrattenere’…»

B. «Con alleanza s’intende un participio gallicizzato dal valore, già trecentesco, di ‘accluso’ ecc. ecc. …»

C. «La parola alleanza (alianza)ha, in italiano, il valore di ‘patto’ fin dal Seicento…»

6. Impedire

A. «Con impedire si indicava, nella caccia al falcone, l’atto di ‘spalmare di pece o altra sostanza simile…’ il guanto di sfida…»

B. «Il primo e in pratica fondamentale significato di impedire è il trecentesco ‘frapporre ostacoli’…»

C. «Il verbo impedire già dal Trecento vale ‘rendere impossibile’ ecc. …»

7. Razzismo

A. «Il razzismo – termine attestato già negli anni Trenta del Novecento – è l’aberrante ‘teoria che afferma le qualità di una razza sulle altre e pretende per questo che si conservi pura ecc.’… …»

B. «Con razzismo, filosoficamente attestato dal primo Novecento, s’intende in sostanza la perorazione diffusa delle particolarità speciali della propria etnìa in un contesto specifico…»

C. «Con razzismo – termine attestato già negli anni Trenta del Novecento – ci si riferisce all’aberrante ‘teoria della superiorità di una razza sulle altre ecc. da conservare pura ecc.’ … Con il dipiù sostanziale della menzogna della razza in sé…»

8. Antisemitismo

A. «L’antisemitismo nasce, come parola, nel momento in cui cominciano le persecuzioni al popolo ebraico, nell’Ottocento… L’uso tedesco di Antisemitismus risale all’inizio del XIX secolo…»

B. «La nascita ottocentesca in Germania dei termini antisemita e antisemitismo è una delle forme linguistiche (anche traccia della stupidità pericolosa di certi contesti) che segnalano la persecuzione al popolo ebraico nel corso dei secoli…»

C. «La parola antisemita è formata da anti-, con valore di ‘antagonismo, avversione’ ecc. e da semita… Come anche antisemitismo si tratta di invenzioni lessicali nate in Germania nell’Ottocento…»

9. Ironia

A. «La figura retorica – ‘dire il contrario di ciò che si pensa’ – è quattrocentesca; ma il valore di ‘dissimulazione derisoria’ è, se non sbaglio, secentesco…»

B. «L’ironia è l’ironīa(m) latina: dall’eirōnéia greca; anche se, per “ironia della sorte” (sintagma ottocentesco…), non esiste un’etimologia soddisfacente della parola…»

C. «L’ironia è – era ed è, si potrebbe dire – quello che Stemraco di Crobio chiamava lo ‘scudo finto dei deboli’, ovvero il modo per evitare il combattimento “nascondendosi dietro le parole”…»

10. Giusto

A. «Il sostantivo giusto, ‘persona che pensa e che vive in modo retto’ è attestato in italiano dalla fine del Duecento…»

B. «Da iūstu(m), ‘conforme al diritto’ s’è avuto poi iustītia(m) ‘secondo il diritto’, sempre da iŭs…»

C. «Il giusto era, nel Medioevo, il meccanismo, nei carri, che ‘collegava due alberi, con trasmissione del moto rotatorio dall’uno all’altro’… Ha (aveva) quindi a che fare con la ‘precisione meccanica’…»

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