Al turista giunto da lontano che chiedesse informazioni circa la parte italofona del Canton Grigioni si potrebbe rispondere che il Grigioni italiano non esiste. Certamente il turista rimarrebbe un po’ perplesso; allora bisognerebbe spiegargli che il Grigioni italiano non esiste in quanto entità geografica unitaria, ma è costituito da quattro vallate geograficamente distaccate le une dalle altre: la Valposchiavo, la Bregaglia, la Mesolcina e la Calanca (le ultime due formano il Moesano). Tale frammentarietà geografica fa sì che l’elemento di coesione più importante tra le quattro regioni sia la lingua italiana.Immagine 0Cartina della Svizzera: elaborazione da Wikipedia. Autore:Tschubby. Licenza: CC-BY-SA-3.0,2.5,2.0,1.0

La presenza dell’italiano nel Canton Grigioni è quindi resa più complessa dall’isolamento e in parte anche dallo spopolamento delle quattro vallate, che si possono raggiungere essenzialmente per due vie: da sud si attraversa il confine politico tra Italia e Svizzera, passando dalla Lombardia per arrivare in Ticino e salire quindi verso il Moesano; da nord occorre superare i valichi alpini del San Bernardino (per raggiungere il Moesano), del Maloja (per giungere in Bregaglia) e del Bernina (verso la Valposchiavo), lungo percorsi stradali carrozzabili che dalla prima metà dell’Ottocento collegano le aree italofone dei Grigioni al resto della Svizzera. I territori grigionesi di lingua italiana si distinguono pertanto per la loro situazione geograficamente marginale, che ne determina la condizione pluriminoritaria.

Il turista comincia dunque a comprendere che il Grigioni italiano è un territorio frammentato e stretto tra due mondi, quello italiano (o italofono, se si considera il Ticino) e quello svizzero di lingua tedesca e romancia. La peculiare natura storica, geografica e politica del Grigioni italiano ha fatto sì che per secoli, fino alla fondazione dello Stato federale elvetico nel 1848, esso fosse rivolto a sud e intrattenesse intensi rapporti economici, culturali e linguistici con l’odierna Italia.

Dopo essersi fatto una prima idea della complessa situazione del Grigioni italiano, il turista potrebbe osservare che è questione di punti di vista: dalla prospettiva svizzera, le quattro regioni tradizionalmente italofone del Cantone dei Grigioni, sul versante alpino meridionale, sono rappresentabili come piccole isole di italianità in territorio alloglotto, che formano una minoranza linguistica sia cantonale, sia nazionale. Dalla prospettiva italiana, per contro, questi territori sono una propaggine di italianità di là dal confine di Stato, quasi un lembo ai margini settentrionali della Lombardia.

Italiano e romancio nei Grigioni: due minoranze a confronto

Le quattro vallate italofone dei Grigioni formano la Svizzera italiana insieme al Cantone del Ticino, che ha l’italiano come unica lingua ufficiale. Per rendersi conto delle dimensioni del territorio, il turista dovrà fare riferimento alla componente demografica: il Ticino conta una popolazione di 353.709 persone (dati del 2018) e il Grigioni italiano di 14.739 abitanti (4.629 nella Valposchiavo, 1.544 in Bregaglia e 8.566 nel Moesano; dati del 2018). Viste queste cifre, il turista giungerà alla conclusione che lo statuo di minoranza del Grigioni italiano diventa ancora più evidente in rapporto all’intera Confederazione e alla vicina Italia. Al contempo, per quanto riguarda i Grigioni, le aree di lingua italiana rientrano politicamente nell’unico Cantone elvetico ufficialmente trilingue (cfr. Costituzione del Cantone dei Grigioni, Preambolo e art. 3): il tedesco è lingua della maggioranza (tre quarti della popolazione); il romancio è dichiarato lingua principale da circa 28'000 persone (il 15% della popolazione cantonale); meno di 24'000 residenti (il 12% della popolazione), concentrati in larga parte nelle suddette regioni, dichiarano l’italiano come lingua principale (v. statistiche). È un’italofonia marginale, una “minoranza di confine” (Picenoni 2008).

Passando da una regione all’altra, il turista si imbatterà anche nell’altra lingua minoritaria del Canton Grigioni, il romancio. In quanto “minoranze autoctone” (Costituzione federale, art. 70), italiano e romancio godono di uno statuto particolare tanto sul piano federale quanto nei Grigioni; alle due comunità linguistiche sono destinati sussidi e misure di salvaguardia a livello legislativo. Peraltro, uno sguardo comparativo mostra che vi sono profonde differenze tra le due minoranze nazionali.

Il romancio è, per così dire, una minoranza assoluta: leggermente più diffuso dell’italiano nel Cantone dei Grigioni, è parlato in Svizzera soltanto dallo 0.5% della popolazione; l’UNESCO lo dichiara “definitely endangered”. L’italiano, invece, non rischia di scomparire, pur essendo minoritario tanto nei Grigioni quanto nella Confederazione: in Ticino è la lingua principale più diffusa (quasi il 90% dei residenti) e può contare sui 60 milioni di parlanti nativi nel confinante Stato italiano.

Il romancio, inoltre, è indebolito da una situazione di diaspora: due terzi dei suoi locutori risiedono fuori delle aree tradizionalmente romanciofone, perlopiù nella regione di lingua tedesca (Coira, Zurigo). Anche gli italofoni sono diffusi nell’intero territorio elvetico, ma le tradizionali isole di italianità contano un numero cospicuo e relativamente compatto di parlanti. La germanofonia esercita sul romancio una pressione ben più forte rispetto a quella cui è sottoposto l’italiano nei Grigioni, che – con la parziale eccezione della Bregaglia – non corre rischio di subire una latente germanizzazione.

Mentre la maggioranza degli italofoni grigionesi si dichiara monolingue, la maggior parte dei romanciofoni è parimenti competente nella lingua tedesca. Il bilinguismo individuale è una lama a doppio taglio: motivo di debolezza per la vitalità della lingua stessa – con il solo romancio non è possibile vivere, studiare, lavorare, viaggiare –, per gli individui è un punto di forza, che consente ai romanciofoni di trattare “alla pari” con la maggioranza germanofona. Al contrario gli italofoni, che solo di rado padroneggiano il tedesco a un livello pari rispetto all’italiano, si sentono discriminati a causa delle competenze non perfette di tedesco.

Peculiarità culturali e sociolinguistiche di una regione alpina

Il Grigioni italiano, per la sua composizione frammentaria, non ha un centro. Il riferimento politico e il punto di incontro più facilmente accessibile è il capoluogo Coira, sito a nord del Cantone; i centri linguistico-culturali sono Bellinzona (Ticino), Chiavenna, Sondrio e Tirano (Valtellina), Samedan e Coira (regioni grigionesi di lingua romancia e tedesca). Questo non ha impedito un’intensa attività culturale nella regione, che ha dato i natali a personalità di grande calibro in ambito artistico e letterario: Paganino Gaudenzi (1595-1649), umanista, erudito e poligrafo attivo a Roma e Pisa, è oriundo di Poschiavo; il dantista e letterato Giovanni Andrea Scartazzini (1837-1901), autore di una nota edizione commentata della Commedia, è originario di Bondo, in Val Bregaglia; è bregagliotto (originario di Stampa) pure Alberto Giacometti (1901-1966), scultore e pittore di fama europea, mentre Remo Fasani (1922-2011), fine poeta, letterato e traduttore, è nato a Mesocco (nel Moesano).

Oltre alla Confederazione e al Cantone, la tutela e promozione della lingua italiana e della cultura grigionitaliana è affidata alla Pro Grigioni Italiano, associazione culturale fondata nel 1918 da Arnoldo Marcelliano Zendralli, con sede principale a Coira e con varie sezioni regionali nelle singole vallate, ma anche in città fuori dal territorio grigionitaliano, per esempio Berna e Zurigo, per tenere conto dei molti grigionitaliani che vivono in altre parti della Svizzera.

Non diversamente da altre regioni dell’arco alpino, il Grigioni italiano si confronta con un calo della natalità e con l’emigrazione per motivi di lavoro e formazione. L’offerta formativa nelle vallate italofone è limitata: la regione è priva di scuole di grado secondario II (licei, formazione professionale ad eccezione di Poschiavo) e i posti di apprendistato non sono numerosi (l’unica scuola professionale si trova a Poschiavo). Per tale motivo, molti giovani sono costretti a proseguire gli studi in Ticino o nella parte germanofona del Cantone; questo implica che le competenze in tedesco, studiato a partire dalla terza classe elementare, sono fondamentali, mentre per converso l’italiano nelle regioni di lingua tedesca, insegnato e appreso dalla terza classe – non sempre con grande motivazione –, tende ad avere piuttosto un valore accessorio. Una prova della scarsa considerazione dell’italiano in territorio germanofono è un’iniziativa popolare lanciata nel 2018 e respinta dalle e dai votanti, che intendeva sopprimere l’insegnamento dell’italiano nelle scuole elementari della parte tedesca del Canton Grigioni.

Se il tedesco è lingua funzionale e “necessaria”, nell’uso familiare i dialetti del Grigioni italiano, appartenenti tutti al tipo lombardo alpino (con tratti conservativi), rimangono vitali e si conservano in maniera più marcata rispetto al Ticino, anche a causa della conformazione geografica isolata. Tra le lingue parlate in famiglia, il dialetto è la varietà dominante (circa due quinti dei residenti), seppure in calo negli ultimi decenni; sul luogo di lavoro l’italiano è la lingua più usata, ma una persona su due vi si esprime pure in dialetto. L’uso del dialetto – e questo è indice della sua vitalità – persiste anche tra le giovani generazioni. Non pochi parlanti dichiarano di sentirsi a proprio agio più con il dialetto che non con l’italiano.

Parlando con i residenti, il turista si accorgerà che l’italiano parlato nel Grigioni italiano presenta caratteristiche specifiche. A titolo di esempio, ci soffermiamo brevemente su alcune peculiarità dell’italiano parlato in Bregaglia raccolte da Bianconi (1988, pp. 55-69): per la fonologia, la pronuncia fortemente uvulare di /r/, quasi generalizzata; per la morfosintassi, l’impiego delle forme il, al, del ecc. davanti a parole che iniziano per vocale oppure s + consonante (il svizzero tedesco) e l’uso di preposizioni ricalcato sul tedesco (si comincia la scuola con sei anni); a livello lessicale, la presenza di arcaismi e parole libresche (entravano i famigli, tramite le gazzette), l’uso di regionalismi spesso ricalcati sul tedesco (firma al posto di ‘ditta’, protocollo al posto di ‘verbale’) e la presenza di numerosi prestiti dal tedesco non adattati (si telefona a Coira alla Raumplanung).

Uno sguardo al futuro

Giunto alla conclusione del suo tortuoso ma appassionante percorso attraverso il territorio non compatto del Grigioni italiano – un valico alpino, un salto oltre la frontiera, paesaggi montagnosi e paesini abbarbicati sulle pendici delle Alpi –, il turista è consapevole che sfide antiche e nuove attendono la duplice minoranza italofona nel Cantone dei Grigioni. In primo luogo, urge curare l’integrazione nel tessuto politico e civile cantonale, i rapporti con l’autorità e la maggioranza germanofona, coscienti che la gestione della politica linguistica si trova al di fuori del territorio di lingua italiana. In secondo luogo, in materia di politiche scolastiche occorre vigilare a che i giovani italofoni non siano discriminati per il fatto che devono seguire una formazione di base in lingua tedesca, che per loro è sostanzialmente una lingua straniera. In terzo luogo, rimane prioritaria la promozione della lingua e cultura italiana, in particolare al di fuori dei confini linguistici tradizionali; in questo gioca un ruolo di prim’ordine l’insegnamento dell’italiano nelle scuole dell’obbligo site nelle regioni germanofone del Cantone, da coltivare e sostenere.

Bibliografia

Bianconi S. (1980), Lingua matrigna. Italiano e dialetto nella Svizzera italiana, Bologna, il Mulino.

Bianconi S. (1998), Plurilinguismo in Val Bregaglia, Locarno, Osservatorio linguistico della Svizzera italiana.

Bisaz C. et al. (2019), Massnahmen zur Erhaltung und Förderung der rätoromanischen und der italienischen Sprache und Kultur im Kanton Graubünden, Studienberichte des Zentrums für Demokratie Aarau, no. 16, online.

Grünert M., Picenoni M., Cathomas R., Gadmer T. (2008), Das Funktionieren der Dreisprachigkeit im Kanton Graubünden, Tübingen/Basel, Francke.

Lurati O. (1988), Italienisch: Areallinguistik III. Lombardei und Tessin, in Lexikon der romanistischen Linguistik, vol. 4°: Italienisch, Korsisch, Sardisch, a c. di G. Holtus, M. Metzeltin & C. Schmitt, Tübingen, Niemeyer, pp. 485-516.

Moretti B. (2011), Italiano di Svizzera, Enciclopedia dell’Italiano Treccani, online.

Pandolfi E.M., Casoni M., Bruno D. (2016), Le lingue in Svizzera. Analisi dei dati delle Rilevazioni strutturali 2010-12, Bellinzona, Osservatorio linguistico della Svizzera italiana.

Picenoni M. (2008), La minoranza di confine grigionitaliana, Chur/Poschiavo, cultura alpina.

Immagine di copertina: Magia in Val di Campo, Federico Lopes. Crediti immagine: © Pro Grigioni Italiano

Le puntate del ciclo Europa e Mediterraneo d'Italia. L'italiano nelle comunità storiche da Gibilterra a Costantinopoli (a cura di Fiorenzo Toso)

Introduzione: Le lingue d'Italia fuori d'Italia, di Fiorenzo Toso (link)

1. Il monegasco del Principato di Monaco di Fiorenzo Toso (link)

2. Le lingue d’Italia a Nizza e nel Nizzardo di Fiorenzo Toso (link)

3. L’italiano della Svizzera di lingua italiana di Laura Baranzini e Matteo Casoni (link)