I narratori televisivi del football maneggiano programmaticamente il dizionario calcistico con una certa ambiguità, data la missione di raccontare azioni che i telespettatori vedono nitidamente. Ma è lo stesso telespettatore a donare al telecronista l’aggettivo irrinunciabile, percependo l’evento sportivo come incompleto senza una voce guida, elevandola a pleonasmo necessario (cfr. Simonelli/Pastorin 2010, p. 99). Il rapporto tra telecronista e spettatore appare legato al trasporto emozionale e si consolida in particolare attraverso neologismi che nascono in un evento sportivo che si dispiega secondo lo schema della poetica aristotelica Pessach 2013, p. 15). Il racconto di azioni palpitanti, nell’ultimo trentennio, è stato rivoluzionato da Victor Hugo Morales, l’archetipo del telecronista moderno, che ha reso letterario il gol del secolo di Maradona contro l’Inghilterra all’Azteca durante i mondiali di Messico ’86.

I maestri della telecronaca calcistica: Carosio, Martellini, Pizzul

Quando nel 1954 partono le trasmissioni televisive calcistiche per le reti Rai, Nicolò Carosio (1907-1984), radiocronista che aveva raccontato l’epopea del Grande Torino, passa alla narrazione televisiva. Alle sue telecronache in bianco e nero sono legate alcune scelte lessicali divenute celeberrime: se non sorprendono soluzioni come rete per goal, che tutt’al più confermano la tendenza all’italianizzazione del lessico calcistico già in atto da decenni, risultano memorabili invenzioni quali stangata (‘tiro potente’) e soprattutto quasi rete (‘tiro che sfiora un palo, ma non entra in porta’), «pietra miliare nella storia delle iperboli giornalistiche» (Marchi 1992, p. 176). 27 maggio 1964, Prater di Vienna, Coppa Campioni, la Grande Inter di Herrera contro il Real Madrid, il telecronista commenta in modo essenziale, con frasi secche, spesso ellittiche del verbo, allo scopo di tenere sempre aggiornato il telespettatore, istante per istante.

«Scivolone di Milani. Facchetti, altra stangata che impegna seriamente Vicente. Guarneri a Facchetti. Mazzolino, rete! Ha segnato Mazzola! Quarantatreesimo minuto di gara, Internazionale uno, Real Madrid zero».

Erede naturale di Carosio è Nando Martellini, la cui narrazione è caratterizzata da un ritmo pacato, da pause meno marcate nella descrizione del gioco, nonché da un lessico semplice ma incisivo («[un] distacco che rasentava l’impersonalità» per Simonelli 2001, p. 103). È lui il commentatore di Italia-Germania Ovest 3-1 nel trionfante mundial sul quale riecheggia il suo triplice «Campioni del mondo»; Martellini, tuttavia, è soprattutto il narratore della Partita del secolo: 17 giugno 1970, Stadio Azteca, Italia-Germania Ovest 4-3. Così il telecronista racconta il gol-vittoria degli Azzurri nei tempi supplementari

«Boninsegna ha saltato Schulz, passaggio, Rivera, rete! Rivera ancora! Quattro a tre, gol di Rivera! Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani!».

Bruno Pizzul è il narratore negli anni ’80 e ’90 delle sfide internazionali della nazionale e dei maggiori club italiani. La fonte d’ispirazione del suo lessico proviene da lontano: «È un’abitudine maturata durante i tempi del liceo classico. Quando mi interrogavano e non ero preparato, avevo la sensazione che si potesse addolcire la pillola con un linguaggio fiorito, ricco di aggettivazioni»*. Il lessico di Pizzul appare improntato a uno stile asciutto, sebbene non disdegni rimandi metaforici di stampo espressivo: sventola (‘tiro potente’), traversone (‘cross’, ripreso dai tempi dell’italianizzazione del lessico sportivo), mischia furibonda (‘affollamento in area di rigore’), svirgolare (‘colpire la palla di striscio imprimendole una traiettoria non voluta’); quandopallone esce sul fondo per Pizzul va fuori (o esce) dal campo per destinazione, quando invece sfiora uno dei legni fa la barba al palo o alla traversa. Le sue descrizioni del gioco sono ricche e articolate, ma con un ritmo lineare e godibile. 13 luglio 1994, Giants Stadium, New York, mondiale americano, Bulgaria-Italia, Pizzul racconta il gol del vantaggio di Baggio con il suo classico schema dalla parabola ascendente:

«Si fa vedere Roberto, si gira bene, la palla è sul destro! E c’è un grandissimo goal da parte di Roberto Baggio! Strepitoso goal di Roberto Baggio! (durante il replay dell’azione) Vedete ancora, converge, salta un avversario, mira nell’angolino più lontano il secondo palo, non c’è assolutamente nulla da fare per il portiere Mihailov».

Il Piccolo gruppo_: Piccinini, Caressa e Pardo_

Nel 1986, Michele Plastino, giornalista sportivo e talent scout, organizza dei laboratori di giornalismo a Roma, ribattezzati Piccolo Gruppo, fucina di telecronisti innovatori del mestiere, da cui prenderanno le mosse, tra gli altri, Piccinini, Caressa e Pardo.

Sandro Piccinini, voce storica di Mediaset, innesta con la sua narrazione intrisa di pathos una marcia nuova a tutto il movimento. Conia locuzioni e aggettivi che diventano tormentoni nella lingua dell’uso. Il suo è un gergo personale, attraverso il quale fa vivere al telespettatore l’intensità della partita: pronti via (‘calcio d’inizio’), sciabolata (‘lancio, tiro’: morbida se calibrata ed elegante oppure tesa se forte e potente), numero (‘dribbling riuscito’), attenzione (elemento con funzione fatica per catturare l’attenzione del telespettatore quando l’azione si sposta sulla tre quarti di gioco), mucchio selvaggio (per indicare un’azione confusa in aerea a cui prendono parte diversi calciatori), le espressioni incredibile, proprio lui (dopo una segnatura dell’uomo più atteso della gara) e prova lui… non va (formula che sottende una sospensione, che tuttavia si risolve immediatamente in un ritorno alla normalità), eccezionale (per la descrizione di un prodezza, che nella sua pronuncia concitata sembra prendere la prima vocale, divenendo l’aferetica ’ccezionale), brivido (per sintetizzare l’epilogo di un’azione pericolosa ma senza successo). 6 maggio 2015, Camp Nou, Champions League, Barcellona-Bayern Monaco, Piccinini racconta una perla di Messi (si noti, tra l’altro, la presupposizione d’apertura espressa come una certezza apodittica):

«Non sente la fatica Rakitić, ancora lui, cerca Messi. Attenzione, uno contro uno, Messi, mette seduto Boateng, pallonetto! Rete incredibile! Eccezionale! Messi incanta il Camp Nou! È un goal fantastico, una meraviglia, l’ennesima, due a zero».

Anche Fabio Caressa (SKY) è latore di un gergo esclusivo. Proverbiali appaiono i suoi incipit prima di ogni match e l’enfasi delle sue telecronache, durante le quali è affiancato da commentatori tecnici (in gergo telecronistico, talent) come José Altafini e Beppe Bergomi (va qui sottolineata l’importanza di tale formula, che innova la narrazione telecronistica, attraverso l’interpretazione tecnica del talent, che interviene analizzando il gioco in virtù dell’esperienza maturata in campo). Negli elementi retorico-lessicali che caratterizzano il linguaggio di Caressa rientrano lo schema fisso con cui vengono annunciate le marcature (a. nome [con pronuncia rapida] + b. cognome [spesso sillabato] dell’autore del gol + risultato: ad es., «David! Tre-ze-guet! Uno a zero!»]) le formule ricorrenti dal forte sapore espressivo come se ne va sotto la doccia (per l’espulsione di un protagonista), le squadre vanno a prendere un tè caldo (per la fine della prima frazione di gioco), prova la conclusione, sul fondo (nella descrizione di un tiro che termina fuori).

Una menzione a parte, a proposito del Piccolo Gruppo, è da riservare a Pierluigi Pardo (Mediaset e DAZN), giornalista dotato di umorismo beffardo e di una certa vena poetica, stemperata spesso da toni autoironici. A lui si deve la diffusione di alcuni anglicismi come underdog (‘squadra sfavorita in una competizione’) e coast to coast (‘capovolgimento di fronte dell’azione’).

Telecronache per il futuro: Compagnoni, Callegari e Adani

Nell’ultimo quindicennio, Sky ha dettato le linee guida della preparazione all’evento televisivo con una particolare cura della paralinguistica. Modello di riferimento in tal senso è Maurizio Compagnoni, che racconta un aneddoto della semifinale di Champions League tra Milan-Manchester United del 2 maggio 2007: «Rimasi a bordocampo fino all’ingresso del Milan per il riscaldamento. I volti “cattivi” dei giocatori e il boato di San Siro mi portarono dentro l’evento»*. Non stupisce allora la trascinante enfasi che connota la cronaca della partita e trasporta il telespettatore dentro lo stadio; si veda, ad es., come viene descritto il gol del vantaggio rossonero:

«Attenzione all’inserimento di Seedorf, gira di testa per Kakà, Kakà dal limite, parte il tiro! Rete! Rete! Rete! Rete! Il Milan è in vantaggio! Ancora lui, l’extraterrestre Kakà».

Massimo Callegari (Mediaset e DAZN) rappresenta un connubio tra tradizione e innovazione, grazie alla capacità di dare respiro al racconto con pause calibrate, senza perdere ritmo e qualità lessicale. Una strategia comunicativa che proviene in parte dall’infanzia: «Fin da bambino mi piaceva alzare il volume della TV durante gli inni nazionali, dopo un gol o per sentire i cori più belli. Quando erano coperti dalla voce dei telecronisti, mi infastidivo e quindi ora che sono io a narrare gli eventi, cerco di lasciare più spazio possibile a questi suoni»*.

Uno dei talent più originali delle telecronache calcistiche italiane è certamente Lele Adani (SKY). 18 settembre 2018, Inter-Tottenham, Champions League, dopo il 2-1 firmato dalla mezzala uruguaiana dell’Inter Vecino, a pochi istanti dal fischio finale, Adani sovrasta la voce del telecronista Trevisani, citando la garra, lo spirito guerriero, della tribù che ha generato l’Uruguay, i charrúa:

«La garra charrúa! L’ultima parola agli uruguagi! Sempre loro! Hanno un cuore differente, lo capisci o no? L’artiglio che graffia!».

Bibliografia

Marchi 1992 = C. Marchi, In punta di lingua, Milano, Rizzoli.

Pessach 2013 = D. Pessach, Semiotica del calcio in TV, Milano, Mimesis.

Simonelli 2004 = G. Simonelli, I peggiori anni della sua vita. La televisione italiana nel nuovo millennio, Cantalupa, Effatà.

Simonelli/Pastorin 2010 = G. Simonelli, D. Pastorin, Reti e parabole, Milano, Mursia.

*Le interviste a Bruno Pizzul, Maurizio Compagnoni e Massimo Callegari sono state raccolte per l’occasione da chi scrive.

Il ciclo Un treno di parole verso gli Europei di calcio 2020 è curato da Rocco Luigi Nichil

Pasolini e il campo di gioco. Appunti su calcio, lingua e letteratura (link) di Rocco Luigi Nichil

Il calcio alla radio (link) di Marcello Aprile

Immagine: L'argentino Diego Armando Maradona realizza il gol del secolo

Crediti immagine: Revista El Grafico [Public domain]