Questo breve contributo vuole concentrarsi sulla comunicazione verbale e non verbale di quella che potremmo denominare, con un neologismo, “euro-cromia”, ossia l’uso dei colori nella simbologia visiva e terminologica delle istituzioni comunitarie. Navigando nelle pagine web delle istituzioni comunitarie, il colore che senza dubbio ricorre più frequentemente, sia negli emblemi che nei banner, è il blu, nella stessa tonalità che contraddistingue la bandiera europea. Si tratta di un blu reflex che fa da sfondo a dodici stelle di colore giallo dorato disposte a forma di corona circolare.

Perché il blu del vessillo

Qual è la simbologia legata alla scelta di questi due colori che assurgono a simbolo dell’Unione Europea? Nel dicembre del 1955, il Consiglio d’Europa si espresse così per descrivere il vessillo comunitario: “Against the blue sky of the Western world, the stars represent the peoples of Europe in a circle, a symbol of unity. Their number shall be invariably set at twelve, the symbol of completeness and perfection just like the twelve signs of the zodiac represent the whole universe, the twelve gold stars stand for all peoples of Europe – including those who cannot as yet take part in building up Europe in unity and peace”. Si tratta, pertanto, di una scelta che richiama i colori del cielo del mondo occidentale, contrapposto a quella parte di Europa orientale, tradizionalmente dipinta col rosso dell’ideologia comunista e imprigionata allora nella Cortina di Ferro, mentre le stelle dorate, in un numero fisso di dodici, anch’esso pregno di significati simbolici legati alla perfezione e alla completezza, rappresentano i popoli d’Europa che formano un cerchio come segno di unione, solidarietà e armonia. Numerose altre interpretazioni sono state fornite nell’arco di questi sessantaquattro anni sulla scelta dei due colori: il blu, nelle sue varie tonalità, è utilizzato anche in molte altre bandiere nazionali europee (Cechia, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia) e del resto, come sottolinea Fornäs (2012), la classificazione convenzionale, basata su pregiudizi razzisti, aveva già collegato l’Africa al colore nero, l’Asia al giallo e il Nord America al rosso, mentre l’Australia era stata associata al verde.

Legato al mondo maschile

Da un altro punto di vista, tutti i colori diversi dal blu erano già impegnati con un significato speciale ampiamente riconosciuto: rosso per il socialismo e il comunismo, verde per l’Islam, nero per il lutto, giallo per la quarantena e bianco per la capitolazione. Al contrario, il blu poteva essere utilizzato in quanto non connotativo di nessun altro continente o strettamente collegato a qualsiasi altro concetto specifico inadeguato. Come già specificato in altri contributi (Vaccarelli, 2018a, 2018b), il blu è il colore del cielo e del mare, spesso associato a profondità e stabilità; simboleggia la fiducia e l’affidabilità, la lealtà, la saggezza, l’intelligenza, la competenza, la fede, la verità e il paradiso, riconduce a calma e tranquillità, e addirittura, secondo alcuni studi di marketing, creerebbe dipendenza e avrebbe un effetto riposante per la vista; è anche per questo che è il colore preferito da molti grandi brand e loghi americani, soprattutto nel settore dell’ICT, come ad esempio IBM, Facebook, Twitter, Linkedin o Skype. In araldica, il blu è usato per simboleggiare la pietà e la sincerità. Al contrario di colori emotivamente ‘caldi’, come il rosso, l’arancione e il giallo, il blu è legato alla coscienza e all’intelletto. Il blu è il colore stereotipicamente legato al mondo maschile, per questo, molto accettato tra gli uomini.

Il manto della Vergine Maria

Le connotazioni aristocratiche e reali del colore blu sono collegate anche alla sua associazione al cielo e al paradiso e all’altezza in generale. Questo posizionamento ideologicamente “dominante” del blu può a sua volta spiegare le sue attuali associazioni alla stabilità istituzionale, all’alta nobiltà ed élite, nonché alle idee liberali o conservatrici. Non c’è da meravigliarsi, pertanto, se, come avviene nel settore aziendale, anche in ambito istituzionale viene preferito da organismi politici ed economici quando desiderano simboleggiare istituzioni affidabili – non solo l’Unione Europea, ma anche l’ONU o l’OCSE, ad esempio. Secondo alcuni, il blu della bandiera europea sarebbe un simbolo religioso, connesso al mondo cristiano e al manto della Vergine Maria, ma si tratta di una delle interpretazioni che non trovano reale fondamento storico.

La scelta del giallo dorato delle stelle, associato al blu, amplifica questa sorta di elevazione, poiché si ricollega ai cieli stellati e anche, in una certa misura, al metallo prezioso dell’oro, che per secoli è stato l’immagine più raffinata della ricchezza e della nobiltà.

Libri bianchi, verdi e blu

A tale identità visiva dell’Unione Europea, si affiancano una serie di polirematiche di colore (Masini, 2017) specifiche del linguaggio comunitario, che sono foriere di quelle valenze metaforiche o metonimiche che connotano i cromonimi, in particolare quando sono usati in ambiti specialistici.

Nell’ambito dei documenti comunitari, l’espressione Libro Bianco (Eng. White Paper) sta a indicare un documento elaborato dalla Commissione Europea nel quale sono presentate proposte ufficiali di azione dell’UE in settori specifici; spesso costituisce la fase successiva alla presentazione di un Libro Verde (Eng. Green Paper), il cui scopo è invece quello di avviare un processo di consultazione a livello comunitario. Accanto all’accezione metaforica legata al bianco come simbolo di perfezione e definitività e al verde come simbolo di ‘acerbità’, qualcuno o qualcosa ancora non giunto a stato di completa maturazione, in questi due esempi i colori bianco e verde hanno anche da un lato un uso analogico, visto che sia il termine white paper che green paper sono di derivazione culturale anglosassone; in particolare, l’espressione white paper sembra sia sorta negli ultimi decenni nel Regno Unito per distinguere le brevi relazioni governative da quelle più lunghe e più dettagliate che erano rilegate in copertine blu e denominate per questo blue books; il green paper nel Regno Unito è un rapporto preliminare di proposte del governo pubblicato per stimolare la discussione; dall’altro lato, hanno un uso metonimico, visto che il white paper era rilegato senza copertina nella stessa carta bianca del testo, di qui il suo nome, e il green paper veniva stampato su carta verde.

Il colore blu, ampiamente descritto nelle precedenti righe come codice di colore dell’UE universalmente riconosciuto, è presente anche nell’espressione Libro Blu, di cui si utilizza più frequentemente la versione inglese Blue Book. Il nome, anche in questo caso, trae origine dal colore della copertina di questo documento; si tratta del programma di tirocini della Commissione Europea, ed entra in gioco materialmente nella terza fase di selezione, quando i nominativi dei candidati preselezionati vengono inseriti in un elenco, distribuito a tutti i servizi della Commissione per la procedura finale di ammissione, denominato Blue Book. I candidati i cui nomi sono stati inseriti nel Blue Book ricevono una conferma scritta dall’Ufficio Tirocini. È possibile essere ammessi come tirocinanti solo se il proprio nome figura nel Blue Book; a quel punto si diventa, in termini comunitari, Blue Book stagiaire o trainee.

Il colore dei soldi

A vent’anni dall’introduzione dell’euro quale moneta unica europea, possiamo anche ricordare la moneta verde, ECU verde, o in inglese green currency, ossia la valuta dei Paesi Membri dell’Unione Europea che utilizzavano tassi di cambio artificiali ai fini della politica agricola comune (PAC). Lo scopo era quello di proteggere i prezzi delle aziende agricole negli Stati Membri dalle ampie variazioni causate dalle fluttuazioni dei tassi di cambio reali, avviate con la fine del sistema dei cambi fissi; si decise allora di stabilire dei prezzi fittizi dei vari prodotti agricoli espressi nelle diverse valute verdi nazionali (lira verde, franco verde, marco verde, etc.) agganciate ad un valore ugualmente fittizio dell’ECU (verde, in quanto riferito al valore dei prezzi dei prodotti agricoli). La necessità di valute verdi è stata notevolmente ridotta dal Sistema Monetario Europeo e con l’avvento della moneta unica europea.

Nei negoziati sulla Brexit, il governo del Regno Unito sostiene che porre fine alla libertà di movimento tra il Regno Unito e l’UE costituisca una red line. Il mandato negoziale dell’UE dichiara che l’indivisibilità delle “quattro libertà” dell’UE – ossia beni, servizi, capitale e lavoro – sia una red line, per intendere, con questo colour idiom importato anche nel linguaggio della Brexit, un settore su cui una parte di un negoziato afferma di non poter scendere a compromessi poiché lo ritiene di fondamentale interesse, pertanto assumendo i connotati del divieto, del blocco, di un limite invalicabile, di una linea di demarcazione. In questo caso, l’uso metaforico ha origini storiche poiché risale al “Red Line Agreement” del 1928 tra le maggiori compagnie petrolifere della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e della Francia al tempo della fine dell’Impero ottomano. Al momento della firma, i confini dell’ex impero non erano chiari e per porre rimedio al problema Calouste Gulbenkian, un imprenditore armeno, prese una matita rossa per disegnare in modo arbitrario i confini dell’Impero diviso.

Una lingua franca

Il risultato di questo breve studio ci induce a riflettere sulla valenza molto spesso metonimica delle espressioni di colore utilizzate precipuamente in ambito comunitario, denominate all’inizio del contributo “euro-cromie”, che costituiscono una sorta di lingua franca europea del linguaggio figurato (accanto alle metafore basate su ponti, pilastri, reti). E’ evidente che le espressioni in cui si utilizza il verde per indicare la natura e l’ecologia (energia verde, green economy) oppure il blue per riferirsi all’ambiente marino (blue economy) o ancora i codici di colore dei livelli di sicurezza in ambito meteorologico o terroristico (rosso, arancione, giallo, verde) sono presenti anche nei documenti comunitari; sarebbe invece difficile tradurre nella cultura comunitaria tutti quei sintagmi di colore che sono culture-bound, legati a processi storico-culturali nazionali (come l’italiano matrimonio in bianco o l’inglese pink collars). Ma sicuramente si può evidenziare come questi colour idioms comunitari si trasformino facilmente in immagini nella nostra mente. Illustrano ciò che stiamo dicendo, dando alle nostre parole quasi un aspetto tridimensionale.

Bibliografia essenziale

Council of Europe, Resolution (55) 32 adopted by the Committee of Ministers of the Council of Europe (8 December 1955).

C.Curti Gialdino, I Simboli dell’Unione Europea, Bandiera—Inno— Motto—Moneta—Giornata, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., 2005.

F. Foret, Religion and Politics in the European Union. The Secular Canopy, Cambridge, Cambridge University Press, 2015.

J. Fornäs, “Flag”, in Signifying Europe, Bristol, UK; Chicago, USA: Intellect, 2012, pp. 115-148 disponibile online su http://www.jstor.org/stable/j.ctv9hj915.10

R. Foster, Mapping European Empire: Tabulae imperii Europaei, London and New York, Routledge, 2017.

F. Masini, “Polirematiche ‘di colore’ in italiano: uno studio quantitativo”, in Di tutti i colori. Studi linguistici per Maria Grossmann, Utrecht, Utrecht University, 2017, pp. 203-215.

F. Vaccarelli, “Colori e cultura nelle espressioni idiomatiche in italiano e in inglese”, in Treccani, Lingua Italiana, disponibile online su

F. Vaccarelli, “Colori e cultura nelle espressioni idiomatiche in italiano e in inglese – 2”, in Treccani, Lingua Italiana, disponibile online su

F. Vaccarelli, ““Blueing the economy”, “yellowish revolution” and “greening the blue”: old and new colour idioms in an ENG>ITA perspective”, relazione presentata alla XXIX AIA CONFERENCE, Thinking Out of the Box in Language, Literature, Cultural and Translation Studies: Questioning Assumptions, Debunking Myths, Trespassing Boundaries, Università degli Studi di Padova, 5-7 settembre 2019.

Siti web consultati

Immagine: Bandiera dell’Unione europea

Crediti immagine: Håkan Dahlström from Malmö, Sweden [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)]

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