Dietro ai travagli politici che - invariabilmente - ogni anno involgono la legge finanziaria o, col semplice aggettivo sostantivato, finanziaria (spesso con maiuscola iniziale), sembra ripercuotersi la flebile eco del travaglio che la famiglia semantica cui appartiene la parola stessa dovette superare per farsi accettare in italiano. Intanto, mentre si prospetta la possibilità che la finanziaria sia messa in discussione da un parvenu lessicale come maxiemendamento (si tratta di un insieme di emendamenti organizzato in un unico testo organico; in questo caso, la proposta di modifica legislativa verrebbe partorita dallo stesso Governo Prodi per riformulare parti della Finanziaria presentata alla Camera e criticate da più soggetti politici, istituzionali e sociali; vedi «La Stampa» del 7 novembre 2006, p. 7), esaminiamo brevemente origini e sorti del vocabolo finanziaria nel significato che ci interessa di «legge che ogni anno deve essere presentata al Parlamento insieme con il disegno di legge di approvazione del bilancio dello stato, e che costituisce il documento fondamentale della politica economica del governo» (Vocabolario Treccani, s.v. finanziario, con riferimento a legge finanziaria).

Soldi impuri?

Intanto, notiamo che le prime attestazioni di finanziaria nell'italiano scritto risalgono alla prima metà degli anni Ottanta (cfr. M. Cortelazzo - U. Cardinale, Dizionario di parole nuove 1964-1987). E, a ben guardare, nessun purista dell'ultima ondata si sogna di censurare il vocabolo, destinato a far tribolare i politici dell'ultimo ventennio. L'aggettivo finanziario, come i connessi finanziamento, finanziare, finanziere, finanziera ('lunga giacca maschile a falde per cerimonia' e poi anche 'intingolo a base di salsa con tartufi e funghi') ci provengono dal francese, in diverse fasi storiche. Lo stesso vocabolo di base, finanza 'complesso delle entrate e delle spese sostenute dallo stato o da altri enti pubblici', recepito in italiano a metà del Cinquecento dal Guicciardini (le finanze) proprio con riferimento all'ente «preposto all'amministrazione delle entrate regie in Francia», pur avendo una degna storia pregressa nella lingua d'Oltralpe (finance 'risorse pecuniarie', attestato in francese dal 1283, deriva da finer 'pagare alla fine', a sua volta derivato di fin 'fine') e pur portando con sé nell'italiano nuove sfumature di significato a partire dal Settecento (finanze 'averi, sostanze, ricchezze di proprietà privata'), fu osteggiato - insieme con gli altri vocaboli della famiglia - da numerosi puristi ottocenteschi. Centocinquant'anni più tardi, sulla legittimità di finanziaria, ultimo discendente di una regale schiatta lessicale, nessuno si pronuncia. Sui contenuti designati dal vocabolo lì sì che ci si accapiglia.

Maxi contro macro

In verità l'ultimo discendente italico di finance e affini è maxifinanziaria 'legge finanziaria che contiene provvedimenti di notevole rilevanza economica, che assicurano un consistente gettito finanziario', registrato in questa accezione da Giovanni Adamo e Valeria Della Valle nel loro Neologismi quotidiani. Di maxifinanziaria, spiegano i due lessicologi e lessicografi, si parlò e si scrisse con riferimento alla finanziaria predisposta dal governo Amato nel 1992. Così, dunque, l'antica serie capeggiata da finanza (che godette anche dell'onore di una opposizione puristica), nella persona di finanziaria, si unisce con un giovane rampollo espressione della lingua tardo-novecentesca, disponibile, specialmente negli àmbiti d'uso giornalistici e pubblicitari, a intrecciare molteplici relazioni, anche occasionali, con altri vocaboli, al fine di formare nuove parole: il prefissoide maxi- (che orecchia da lontano e alla lontana l'aggettivo latino maximus), sempre più diffuso, come spiega lo studioso Giuseppe Antonelli (Sui prefissoidi dell'italiano contemporaneo, in «Studi di Lessicografia Italiana», XIII 1995) «in tutti gli usi non scientifici», nei quali sta sistematicamente sostituendo il prefissoide d'origine greca macro-, «avendo ormai come unico concorrente l'iperbolico mega-» (spinto, quest'ultimo dall'uso fitto fattone dai giovani, sull'onda dei film sul personaggio di Fantozzi, cui diede viso, voce e iperboli lessicali l'attore Paolo Villaggio).

Predizione sbagliata

È curioso come nel 1968, accennando alle sorti del prefissoide maxi-, appena affacciatosi alla ribalta della lingua della moda e del giornalismo (nasce nel 1967 maxigonna, simmetricamente a minigonna; dal 1968 anche soltanto maxi; poco dopo verrà maxicappotto), sulla rivista «Lingua nostra» (annata XXIX) Alessandro Fabi dapprima nota acutamente che il prefissoide nasce come antonimo di mini-, poi si avventura in una predizione che (come spesso le predizioni sui fatti di lingua) non si avvererà, anche se, a onor del vero, questa viene formulata con la premessa di una clausola ipotetica: «Ma può darsi che l'uso di maxi- non abbia probabilità di dilatarsi molto oltre la sfera della moda, in cui finora è più o meno rimasto». Almeno come primo formante di composti occasionali, di solito dettati dall'estro dei giornalisti, che abbisognano insieme di lessico sensazionalistico e di elementi sintattici o semantici che tale sensazionalismo riescano a produrre con meccanismi seriali, si può dire che il prefissoide maxi- stia sugli scudi. Già nel 1989 lo scrittore Sebastiano Vassalli (Il neoitaliano), dà dignità di lemma a maxi-, ridicoleggiandone l'uso pervasivo con una trentina di esempi tratti dal linguaggio dei giornali. Quindici anni dopo, nel citato repertorio di neologismi di Adamo e Della Valle, maxifinanziaria sta in una truppa composta da altri 94 vocaboli con primo elemento maxi-. Nella quale vanno schierate altre undici reclute, allineate nel successivo repertorio di Adamo e Della Valle, Parole nuove 2006, che qui di seguito riportiamo per mostrare quanto varia sia la gamma di ambiti in cui si presta ad essere impiegato maxi-: maxiarticolo, maxi-cedola, maxi-consulente, maxi-dismissione, maxi-elenco, maxiglobal, maxi-lotto, maxi-onda, maxipetardo, maxisondaggio, maxi-studio. Manca maxiemendamento 'insieme coordinato di emendamenti a un testo presentato in Parlamento', che è registrato nel Supplemento 2004 al Battaglia, curato da Edoardo Sanguineti (prima attestazione recuperata: 1997). Quanto dell'attivismo di maxi- si depositerà negli usi stabili all'interno del nuovo repertorio dell'italiano scritto e di quello dell'italiano parlato è difficile dire. Meglio essere prudenti. Finanza regge da cinque secoli, mentre maxi- comincia a farsi largo nei dizionari della lingua dell'uso da pochi anni - proprio come finanziaria.

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