Attento al camperone, doggialo!

Droppagli gli shieldini!

Questo gergo adolescenziale è molto diffuso tra i giocatori di videogiochi in Rete, soprattutto nell’ambiente dello “sparatutto” attualmente più in voga, Fortnite. “Camperone” è un cecchino, nel gioco indicato con camper, a cui si applica istintivamente la regola dell’accrescitivo e si deriva anche “camperare”, cioè “campeggiare”, appostarsi in un luogo sicuro per sparare a chiunque passi davanti. “Doggiare” (o dodgiare) significa schivare (da to dodge), “droppagli” è un invito a impossessarsi di ciò che il nemico ha lasciato cadere (da to drop) e gli “shieldini” (da shield), detti anche “scudini”, sono pozioni che permettono di guarire dalle ferite e recuperare punti.

L’emergere di termini come questi travalica la categoria del “prestito linguistico”, nasce dalle declinazioni all’italiana (adattamenti morfologici) di radici inglesi che circolano nelle interfacce dei programmi. Dilagano anche “killare” (da to kill) e “le kill” (le uccisioni) che non si possono bollare semplicisticamente come “orribili favelle” gergali giovanili destinate a svanire, sono lo specchio di quello che accade in ogni livello della nostra lingua, da cui scaturiscono anche parole che si stabilizzano. Il neologismo skippare (link) nasce dal bottone su molti video in Rete (skip) per saltare una pubblicità, oggi sempre più tradotto, ma un tempo prevalentemente in inglese. Lo stesso percorso che ha generato downloadare (trasferire o scaricare), ormai registrato dai dizionari. Questi ibridismi, o “semiadattamenti”, non compaiono solo nell’informatica, si ritrovano nel lavoro (dai gergali skillato o brieffare ai più stabili customizzare o brandizzare), nello sport (dagli incipienti “baskettista” o “cornerista” ai datati waterpolista o dribblare), nella musica (jazzista, rockettaro) per poi finire nel linguaggio comune (shockare, zoomare). Sono parole che di solito non vengono conteggiate nelle statistiche sugli anglicismi e sfuggono alle estrazioni automatiche dei dizionari digitali,
Prima di provare a quantificarle è necessaria un’importante  distinzione. Un verbo come filmare, derivato da film, si integra perfettamente nel nostro sistema fonetico e morfologico, dunque è un’italianizzazione a tutti gli effetti che rimanda all’inglese solo nel suo percorso etimologico. Lo stesso vale per le parole che subiscono adattamenti grafici, come stocchista (da stock), o fonetici, come customizzare (da custom) che secondo i dizionari andrebbe pronunciato all’italiana, anche se nell’uso non avviene sempre. Speakerare, al contrario, è un ibrido che costituisce un “corpo estraneo”, per dirla con Arrigo Castellani, perché viola le nostre regole di pronuncia e di grafia, e solo parole come queste sono inserite nei conteggi.

Bastardi senza gloria: i derivati ibridi

Tra i 3.600 inglesismi che circolano in italiano registrati nel dizionario AAA (Alternative Agli Anglicismi) 140 sono marcati come “prolifici” (link) (quasi il 4%) perché danno vita a derivati. Fashion, per esempio, origina fashionista, ma altre volte le derivazioni sono più di una e nel caso di computer si registrano computerese, computerino, computeristico, computerizzato, computerizzare e computerizzazione.
La lista non include le voci troppo specialistiche, gergali o non stabilizzate come “killare”, né parole che circolano nella stampa come “canyonista” (chi fa canyoning, un torrentista), ma sono assenti nei dizionari. In sintesi, è un elenco minimo, e anche se il criterio di inclusione dei lemmi è necessariamente opinabile, il suo problema principale sta nelle lacune. Ciò premesso, le parole derivate sono più di 200 (84 sono forme verbali), ma escludendo le voci assimilate e “mimetizzate” (come sponsorizzazione, snobbare, glitterato o internettiano) e quelle italianizzate (lobbistica da lobby o fricchettone da freak), rimangono poco meno di 100 semiadattamenti che si possono dividere in due categorie:

62 forme nominali o aggettivali – babysitteraggio, bypassato, boxerino, chattatore, clownesco, clownismo, cockerino, computerese, computeristico, computerino, computerizzato, computerizzazione, deskista, downloadabile, fashonista, folkloristico, handicappato, hobbistica, hobbistico, hollywoodiano, hackeraggio, jazzista, jazzistico, jazzato, jeanseria, killeraggio, leaderismo, leaderistico, linkabile, mandrakata, mixeraggio, newyorkese, pixelato, pokerino, pokerista, rockeggiante, rockettaro, rugbista, scooterino, scoutismo, scoutista, scoutistico, shakerato, shampista, shakespeariano, shockante, shottino, singletudine, skillato, skippabile, snakkeria, softwarista, speakeraggio, spiderino, surfista, targetizzazione, toasteria, uploadabile, waterpolista, welfarismo, windsurfista, zoomabile.

35 forme verbali – backuppare, bluffare, brieffare, bypassare, chattare, computerizzare, crashare, debuggare, downloadare, forwardare, friendzonare, googlare, flirtare, hackerare, handicappare, linkare, mixare, photoshoppare, retwittare, rockeggiare, shakerare, shiftare, shockare, skippare, speakerare, stalkerare, stalkerizzare, surfare, switchare, targettizzare, twittare, upgradare, uploadare, whatsappare, zoomare.

Se rapportiamo questo centinaio di ibridismi al numero dei lemmi di un dizionario monovolume (100/150.000) sono un’inezia trascurabile, ma se il raffronto si fa con l’interferenza del francese costituiscono un risultato ingombrante. Tra i gallicismi, gli ibridi che si possono riscontrare sono 6: foularino da foulard, moquettista, moquettare e moquettato da moquette, voyeurismo e voyeristico da voyeur. In tutti gli altri casi, ma sono davvero pochi, si registra un’italianizzazione perfetta che è naturale (cabarettista e cabarettistico da cabaret) oppure frutto di un adattamento nella pronuncia (garagista e stagista) o nella grafia (sciccheria da chic; elitario, elitarismo, elitismo da élite; creperia da crêpe; parchettista da parquet; forfetario, forfetizzazione, forfetizzare da forfait).

La differenza numerica tra l’influsso plurisecolare del francese e quello recente dell’inglese è perciò di ordini di grandezza diversi, ma il risultato è molto parziale. Il divario si amplia enormemente se includiamo nei conteggi anche le locuzioni ibride e i composti misti, cioè l’unione di una voce italiana e una inglese.

Locuzioni ibride e composti misti

Anche in questo caso si registrano molti composti nominali che si pronunciano come si scrivono (tennistavolo, salvaslip) e altri che violano le nostre regole come clownterapia, libro-game, pornoshop, punkabbestia o webserie. Ancora una volta, ci sono espressioni registrate dai dizionari come acquascooter o elettroshock che convivono con neologismi di dubbia affermazione come webete o effimeri e occasionali come vaffaday.
La quantità dei composti ibridi è decisamente più alta dei casi già visti dei “derivati”, e diventa molto difficile stilarne un elenco esaustivo. Si possono fare però alcuni esempi che includono locuzioni come luna park, espressioni come miss universo o mister muscolo, e parole dal potere formativo molto ampio, per esempio l’anglicismo prolifico killer, che sui giornali sta soppiantando assassino e genera espressioni come sassi killer, zanzare killer, squalo killer, cellule killer, batterio killer e altre ancora. Cyber dà vita a cyberbullismo, cybercriminale, cybercrimine, cyberguerra, cybernauta, cyber-reato, cybersesso, cybersicurezza, cyberspazio, cyberterrorismo o cyberterrorista. Uno dei prefissoidi più produttivi è baby. Solo tra le varianti criminose ci sono: baby criminalità, babycriminale, babydelinquente, babydelinquenza, baby-ladro, baby-bandito, baby-pirata, baby-estorsore, baby scippatore, babyspacciatore, baby-prostituta e baby cliente. Una ricerca sui principali dizionari annovera molti composti più generici: baby soldato, baby pensionato, babycalciatore, babycampione, babyconsumatore, babypensione e baby-accattone. Sul vocabolario Treccani dei neologismi e occasionalismi in Rete (link) vengono registrati anche: baby-cantante, baby-lavoratore, baby-paziente, baby-divo, baby-modella, baby azzurro, calcio-baby, babygiocatore, baby-atleta, baby-consigliere, baby-discoteca, baby-consumista, baby fenomeno, baby-lavoro e altri ancora.

Aggiungendo casi come questi l’ordine di grandezza dei semiadattamenti diventa molto alto, misurabile in centinaia di voci, un numero ben superiore per esempio a quello di tutti gli ispanismi o germanismi non adattati riportati nei vocabolari, rispettivamente un centinaio. L’ibridismo è una caratteristica dell’interferenza dell’inglese che non si registra nel caso di altre lingue. E la consistenza del fenomeno appare rilevante non solo numericamente, ma anche per la frequenza d’uso di molte parole.

La prolificità degli anglicismi, però, non sta solo nell’incrociarsi con l’italiano, se si analizzano le ricombinazioni delle radici inglesi si passa a un ordine di grandezza ancora maggiore.

L’effetto domino

Baby si unisce anche a parole inglesi: baby-doll, baby boom, baby bonus, baby killer, baby-boss, baby-escort, baby talk e per finire, ma forse non si finisce affatto, il royal baby, l’erede al trono appena nato. In questo effetto domino, baby non è più un semplice prestito, vive di vita propria e genera pseudoanglicismi: una porzione alcolica baby, cioè ridotta. Ciò porta a una catena di neoneoconiazioni maccheroniche che non esistono nei Paesi anglofoni, da baby gang a baby-parking. Le radici inglesi entrano nella disponibilità dei parlanti e diventano la base di appoggio per la creazione di neologismi “a orecchio”, oppure spalancano le porte all’entrata di espressioni della stessa famiglia (l’affermazione di babysitter agevola l’affermarsi di dog sitter, cat sitter o pet sitter).

Bisogna tenere presente che 1.400 voci del dizionario AAA (il 38,8%) sono locuzioni, e se si aggiungono le parole composte si può concludere che almeno 2/3 degli anglicismi sono formati da due elementi, una caratteristica che li rende virali. Back, per esempio, è presente in backup, background, backstage, flashback e playback... → play in fair play, long play, playboy... → boy in boy scout, cowboy, bad boy, toy boy e così via.

Il “virus” individuato da Arrigo Castellani nel “Morbus anglicus”, negli ultimi decenni sta portando allo strutturarsi degli anglicismi in famiglie di parole che si allargano in una concatenazione sempre più fitta. Economy, per fare un altro esempio, compare nel 1989 attraverso la locuzione economy class, cioè la classe economica di biglietti di navi e aerei, ma oggi la tariffa economy ha sostituito ogni altra denominazione anche nelle Ferrovie dello Stato. Nella seconda metà degli anni Novanta è esplosa la new economy, poi affiancata dalla net economy e, per contrapposizione, ha portato con sé il concetto di old economy. Dopo questi primi prestiti tutto sommato isolati, la situazione è lievitata a partire dal 2008, quando si è cominciato a parlare anche di sharing economy, poi di green economy, gig economy e blue economy; ormai si parla sempre meno di economia e sempre più di economy (sui giornali si trova circular economy, robot economy, pet economy...).

Esempi come questi sono innumerevoli. Le tasse sono sempre più tax: carbon tax, city tax, corporate tax, exit tax, local tax, tax ruling, tax sharing, web tax, flat tax... Dopo il jobs act il lavoro è sempre più spesso job: e-job, job center, job description, job on call, job rotation, job sharing... Da D-day e day after siamo arrivati a click day_,_ day by day_,_ day hospital_,_ day to day_,_ election day_,_ family day_,_ memorial day_,_ open day_... Il_ fast food (1982) oggi è affiancato da street food, junk food, truck food, finger food, comfort food, raw food, food porn... Dopo l’epoca dei free lance o dei free climber, passando per le free press, siamo a quella del carbon free, fat free, cruelty-free, gluten-free, smoke-free, plastic free... Negli anni ’70 topless era un prestito isolato, dagli anni ’90 il suffissoide -less è presente in cordless, homeless, wireless, ticketless, genderless... così come il caso isolato del Watergate ha portato all’Irpiniagate, Irangate, Rubygate, sexgate...

In questa anglomania senza controllo i cosiddetti “prestiti” sconfinano in un riversamento dell’inglese nella nostra lingua molto più ampio. La prolificità degli anglicismi è ciò che sta caratterizzando maggiormente l’italiano del nuovo Millennio. Questa pervasività non è paragonabile a ciò che è accaduto nel secolo scorso, e non ha precedenti nemmeno nell’interferenza storica del francese. Stiamo assistendo alla nascita di una rete di anglicismi che si espande nel nostro lessico con una tentacolarità inedita.

Testi citati e utilizzati

Castellani, Arrigo (1987), “Morbus anglicus”, in Studi linguistici italiani, n. 13, Salerno Editrice, Roma, pp. 137-153.
Devoto, Giacomo e Oli, Gian Carlo (1993), Il dizionario della lingua italiana di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli in cd-rom, Le Monnier-Editoria Elettronica EDITEL, Milano (contiene i dati dell’edizione a stampa 1990).
Devoto, Giacomo e Oli, Gian Carlo (1995), Il dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze.
Devoto, Giacomo e Oli, Gian Carlo (2016), Il Devoto-Oli digitale. Vocabolario della Lingua Italiana 2017. A cura di Luca Serianni e Maurizio Trifone, Le Monnier, Firenze/Mondadori Education S.p.A., Milano.
Gabrielli, Aldo (2015), Grande Dizionario Hoepli Italiano, a cura di Massimo Pivetti e Grazia Gabrielli, Hoepli, Milano.
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Novelli, Silverio (2017), “Gate, la porta sullo scandalo” in Treccani, sezione Lingua Italiana (link).
Regis, Riccardo (2010), voce “ibridismi”, in Enciclopedia dell'Italiano  sul sito Treccani (link).
Vaccarelli, Francesca (2019), “‘Miscele’ inglesi (e italiane) per formare nuove parole” in Treccani, sezione Lingua Italiana (link).
Vocabolario Treccani, edizione in Rete (link).
Zingarelli, Nicola (2016, dvd-rom), lo Zingarelli 2017, Vocabolario della lingua italiana, a cura di Mario Cannella e di Beata Lazzarini, Zanichelli, Bologna.
Zingarelli, Nicola (1983), Il nuovo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, XI edizione, Zanichelli, Bologna.
Zoppetti, Antonio (2019), Il dizionario delle Alternative Agli Anglicismi. Significati e sinonimi in italiano (dizionario in Rete) (link).
Zoppetti, Antonio, dal sito Diciamolo in italiano (link): “Lessico ‘italian-less’ o ‘italian-free’?” (27/05/2019); “La creolizzazione lessicale dell’italiano: il caso ‘food’” (24/10/2018); “Dall’economia all’economy: i ‘prestiti sterminatori’” (12/06/2018); “La maledizione della baby sitter (e i composti di baby)” (21/03/2018).
Zoppetti, Antonio (2017), Diciamolo in italiano. Gli abusi dell’inglese nel lessico dell’Italia e incolla, Hoepli, Milano.

Immagine: Bandiera per gli inglesi di origine italiana

Crediti immagine: Originale: Rugby471 Opera derivata: Carnby [Public domain]