Origine e (alterna) fortuna

Storicamente, la forma e l’utilizzo del punto esclamativo (“!”) derivano da quelli del punto interrogativo, già presente nel contesto umanistico del Tre-Quattrocento, mentre il primo impiego del segno sembra risalire al politico, letterato e filosofo toscano Coluccio Salutati (1332-1406) (cfr. Tonani 2011). I due segni – interrogativo ed esclamativo – sono stati considerati interscambiabili ancora fino alla fine dell’Ottocento; questo fenomeno è ben visibile soprattutto nei testi con «frequenti allocuzioni al destinatario», ovvero nella scrittura epistolare (Mortara Garavelli 2010: 198).

Considerato come un segno di interpunzione eccessivamente marcato, il punto esclamativo è stato a più riprese oggetto di discussioni con lo scopo di bandirlo dalle grammatiche (cfr. Ugo Ojetti, Cose viste, Milano, Rizzoli, 1941, tomo III, p. 115) e di sostituirlo con segni meno espressivi (Lala 2018: 210). Nonostante ciò, il punto esclamativo ha continuato a «proliferare fino ai giorni nostri» (Tonani 2011), forse proprio grazie alle peculiarità che ne rendono l’utilizzo così poliedrico e versatile.

Usi e funzioni

A livello grammaticale, il punto esclamativo è un segno di interpunzione che segnala un’interruzione “forte” del discorso, equivalente a quella del punto fermo; salvo rare eccezioni, dettate da ragioni di natura stilistica, si impone dunque l’uso della maiuscola per la prima lettera della parola che lo segue (Tonani 2011).

Mortara Garavelli (2003) fa rientrare il punto esclamativo nella categoria delle «marche dell’intonazione», poiché il suo utilizzo lascia trasparire notevole soggettività ed espressività dal testo in questione; Ferrari et al. (2018) lo includono invece – insieme al punto interrogativo, ai puntini di sospensione e alle virgolette – tra i segni di punteggiatura «interattivi», così detti perché chiamano in causa aspetti relativi allo scambio di ruoli tra chi scrive e chi legge.

La sua funzione all’interno della frase può essere sia logico-sintattica (ne segnala il confine), sia comunicativa (ne segnala l’enfasi emotiva). Introducendo il punto esclamativo, una frase può assumere una connotazione estremamente positiva (1), o al contrario può esprimere un forte disappunto (2):

(1)        È un lavoro proprio ben fatto!

(2)        È assolutamente inaccettabile!

Il segno può inoltre essere impiegato per esprimere un desiderio (3) (in genere accompagnato dal congiuntivo (4) o da particolari forme avverbiali come magari, almeno, ecc.), oppure per rafforzare una richiesta (un ordine, un’istruzione, un consiglio) rivolta all’interlocutore (5) (Lala 2018:202):

(3)        Sarebbe bello trovarci per un caffè!

(4)        Magari l’avessi visto prima!

(5)        Non toccare niente!

Sì ma con moderazione

Nell’italiano contemporaneo il punto esclamativo è generalmente considerato «un segno da usare con moderazione se non si vuol rischiare di apparire irruenti ed enfatici» (Lala 2018: 209-10); in particolare, in quanto «associato all’emotività, al sentimento, all’espressione della soggettività, e quindi reputato incompatibile con esiti di razionalità e oggettività», deve essere assolutamente evitato in testi di natura legislativa, scientifica o tecnica (Tonani 2011).

Data la sua natura espressiva, il segno compare invece frequentemente in scritti che presentano una forte mimesi o stilizzazione dell’orale: nei discorsi diretti della narrativa, nei dialoghi teatrali, nei fumetti, e sempre di più anche nelle varie forme di scrittura digitale (SMS, chat, blog, Messenger, WhatsApp, vari Social Networks) (cfr. Antonelli 2008). Proprio nei testi narrativi, come indicatore di una frase esclamativa (cfr. Cignetti 2011), il segno è spesso usato per segnalare la partecipazione emotiva dell’autore, declinata in varie sfumature:

(6)        Mi dice che serve il permesso dei genitori per i minorenni. Questa è bella! Uno vuole donare il sangue per una persona che sta male e deve chiedere il permesso. (Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Milano, Mondadori, 2010)

(7)        Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui! (Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, I, 22)

Un segno duttile

Il punto esclamativo permette di ottenere effetti di stile rilevanti grazie non solo all’espressività che lo caratterizza, ma anche alla sua duttilità, che gli consente di venire posizionato praticamente «a tutti i livelli della sintassi, dalla frase alla parola, fino ad arrivare alla presenza isolata al di fuori dell’espressione verbale» (Tonani 2011), ad esempio per indicare una pausa emotiva in un dialogo:

(8)        - Stia zitto, non mi rovini; ritiro la parola.

- Troppo tardi! Sarà mio dovere denunciarla alle autorità costituite, ai posteri… ai posteri…

- Ed ai posteri, se le piace! Ah, muoia Sansone con tutti i Filistei!

!....

- (Oh, oh: ma guarda che specie di pazzi s’incontra per le vie del mondo!) (Tommaso Landolfi, “La prova”, in A caso, Milano, Rizzoli, 1975)

Questa sua caratteristica ne rende possibile l’interazione con altri segni, creando accostamenti di due o anche più elementi consecutivi, quali “!!!” oppure “?!”, riscontrabili oggigiorno soprattutto nella messaggistica istantanea. È proprio in questa forma di scrittura che si evidenzia un crescente utilizzo di questo segno di interpunzione, che assume una funzione comunicativa diversa rispetto a quella testuale esposta in precedenza. Nella scrittura digitale, infatti, dove l’interpunzione viene avvertita come facoltativa, il punto esclamativo sta diventando un segno che «esprime partecipazione e sincerità, necessario se non si vuol rischiare di far pensare a chi legge che qualcosa non va» (9), al contrario del punto fermo, che invece viene avvertito come «simbolo di aggressività, fastidio e distacco» (Lala 2018: 212):

(9)        - Grazie per il favore…

- Figurati!!! (Il Post, 2015)

"Maneggiare con cura"

Il punto esclamativo si trova inoltre impiegato anche in ambiti esterni al contesto linguistico inteso in senso stretto, in usi che riguardano in particolare i cartelli di avvertimento, come il segnale di pericolo della segnaletica stradale (10) oppure il simbolo che corrisponde al “maneggiare con cura” sulle confezioni di solventi o detersivi (11):

(10)esclamativo rosso250

(11) esclamativo giallo250

Bibliografia

Antonelli, Giuseppe (2008), Dall’Ottocento a oggi, in Mortara Garavelli, Bice, a cura di, Storia della punteggiatura in Europa, Roma-Bari, Laterza.

Cignetti, Luca (2011), Interiezione, in Simone, Raffaele, a cura di, Enciclopedia dell’italiano, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana. (link).

Ferrari, Angela, Lala, Letizia, Longo, Fiammetta, Pecorari, Filippo, Rosi, Benedetta, Stojmenova, Roska (2018), La punteggiatura italiana contemporanea, Roma, Carocci.

Il Post (2015), “La nuova punteggiatura” (link).

Lala, Letizia (2018), “Il punto esclamativo”, in Ferrari, Angela et al., pp. 201-215.

Mortara Garavelli, Bice (2003), Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza.

Mortara Garavelli, Bice (2010), Storia della punteggiatura in Europa, Roma-Bari, Laterza.

Tonani, Elisa (2011), Punto esclamativo, in Simone, Raffaele, a cura di, Enciclopedia dell’italiano, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana (link).

I punti della situazione. Viaggio nella punteggiatura dell’italiano di oggi (a cura di Luca Cignetti)

0. La presentazione della serie - Luca Cignetti

1. Il punto - Angela Ferrari

2. La virgola - Angela Ferrari

3. La virgola splice - Silvia Demartin

4. Il punto interrogativo – Simone Fornara

Immagine: Composizione VIII, 1923

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