È sempre fonte di imbarazzo e di dubbio la scelta delle forme dell’articolo davanti a parole che cominciano con h, notoriamente ricavate da altre lingue (soprattutto latino, inglese e francese). Come ci si può regolare? Difficile dirlo, purtroppo. È uno di quei casi in cui le proposte dei grammatici sono comunque contraddette a ogni passo da usi oscillanti. In qualche modo, ci si deve rassegnare alla variabilità e all’incertezza, propendendo – se si vuole – per l’uso prevalente.
Diamo comunque un criterio, ripreso dalla grammatica Italiano di Luca Serianni (garzantina). Rifacendosi alle caratteristiche fonetiche del suono indicato dal grafema h, si può distinguere tra h muta (nelle voci latine e in gran parte di quelle francesi) e h aspirata (in inglese e in tedesco). Da qui il suggerimento di usare l’ e un nel caso di h muta, come si fa con le parole italiane che cominciano con vocale, mentre sarebbe bene far precedere lo e uno alle parole comincianti con h originariamente aspirata. Da una parte avremmo perciò l’humus e l’henné (un humus, un henné), dall’altra lo Hitler, uno hacker; da una parte l’hotel, un hotel, dall’altra uno (lo) hobbit, lo Hampshire e lo (uno) help desk.
Nei derivati con suffisso italiano, fortemente adattati perciò al sistema fono-morfologico della nostra lingua, ci si dovrebbe comportare come nel caso di h muta, anteponendo l’ e un alla parola: l’hitleriano, un hackeraggio. «Ma gli esempi di usi diversi da questi sono tutt’altro che rari e sono imputabili – commenta Serianni –, almeno in parte, all’incertezza sul valore fonetico di h nel termine straniero».
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