«Il lunario è un almanacco popolare che riporta i giorni ed i mesi dell’anno, i santi, le fasi lunari, previsioni meteorologiche, sagre, mercati e fiere, precetti, proverbi e poesie in vernacolo, aneddoti di saggezza popolare. Però lunario significa anche in senso esteso anno, quindi sbarcare il lunario vuol dire riuscire ad arrivare in porto alla fine dell’anno [...] Ha pure il significato del modo di dire tirare avanti la baracca». Così Giuseppe Pittàno in Frase fatta capo ha (Zanichelli, 1992).

Sbarcare il lunario ‘riuscire a vivere stentatamente’ ha all’origine un uso figurato del verbo sbarcare e attestazioni nella lingua scritta a partire dalla prima metà dell’Ottocento, a partire dal poeta toscano Giuseppe Giusti (1809-1850), che scrive «Si rassegna, si tien corto, / colla rendita d’un orto / sbarca il suo lunario» (da Il papato di Prete Pero), dipingendo il ritratto di un vagheggiato papa liberale, contro il quale cospirano i troni della Santa Alleanza («Questo è un papa in buona fede, / un papaccio che ci crede, / diamogli l'arsenico!»). Altra attestazione ottocentesca dell’espressione (ma non cristallizzata) è in una lettera del 1869 di Giosuè Carducci – citiamo dal Pittàno –, nella quale il poeta «scrive all’editore Barbera che ha dovuto spendere 38 lire per far copiare dei testi di Petrarca, ed ora, rimasto senza quattrini, domanda all’editore se può andargli incontro, e così gli spiega la sua situazione: “Mi conviene far conto anche di queste minuzie, per isbarcare mese per mese alla meglio il mio lunario”» (si noti la letteraria e, oggi, antiquata prostesi di i- per evitare l’incontro cacofonico tra la consonante finale di per e la s- iniziale di sbarcare).