Se chi ci scrive è davvero un appassionato di “magia, mostri e creature fantastiche”, allora deve per forza andare a recuperare una lettura forse mai fatta ai tempi della scuola, ovverosia il poema Orlando furioso (1532) di Ludovico Ariosto. Intanto, affidandosi a “google immagini”, dopo aver digitato “ippogrifo ariosto” o “ippogrifo orlando furioso”, vedrà comparire splendide raffigurazioni della creatura fantastica immaginata dall’Ariosto, un cavallo (dal greco híppos) alato con la testa di grifone, e, in particolare le illustrazioni senza tempo di Gustave Doré (con Astolfo che viaggia verso la luna a cavalcioni dell’ippogrifo): «Non è finto il destrier, ma naturale, / Ch’una giumenta generò d’un grifo: / Simile al padre avea la piuma e l’ale, / Li piedi anteriori, il capo e il grifo; / In tutte l’altre membra parea quale / Era la madre, e chiamasi ippogrifo» (IV, 18).
In araldica, l’ippogrifo è una figura rappresentata come metà aquila e metà cavallo.
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