Tratto dal nome proprio di un personaggio mitologico, il nome comune pigmalione designa una persona che protegge, istruisce, ammaestra qualcuno e ne perfeziona le capacità intellettuali, raffinando il suo comportamento in società. Il greco re di Cipro Pugmalíōn (Pygmalion in latino), secondo la narrazione di Ovidio nelle Metamorfosi, «vedendo che le donne agivano da lungo tempo immoralmente e offeso dai difetti che in quantità la natura diede all’indole femminile, viveva appartato, senza moglie, tenendosi lontano dal matrimonio. Intanto, con arte stupefacente, scolpì in bianchissimo avorio una figura di cui nessuna donna poteva nascere più avvenente». Venere (Afrodite), per vendicarsi dello scultore misogino, fece in modo che a poco a poco Pigmalione si innamorasse della propria creatura.

Prosegue Ovidio: «Era venuto il giorno sacro a Venere, allorché Pigmalione, compiuto il sacrificio, si fermò presso l’ara e timidamente disse: “Se voi, Dei, potete dare tutto, desidero che mia moglie (non osò nominare la fanciulla d’avorio) sia simile alla mia statua”». L’aurea Venere, che era presente alla sua festa, capì ciò che quel voto richiedeva», pertanto, intenerita, diede vita alla statua d’avorio. Quando Pigmalione rientrò in casa, trovò ad accoglierlo la fanciulla in carne e ossa, bellissima.

La storia di Pigmalione fu più volte ripresa dalla letteratura nei secoli seguenti. Un contributo decisivo a ridisegnare la figura del re scultore fu dato dalla commedia Pygmalion (1913) di George Bernard Shaw, nella quale un professore di fonetica si assume l’impegno di dirozzare una bella giovane ignorante, una fioraia, che, grazie agli insegnamenti del suo tutore, imparerà a esprimersi e a comportarsi in modo adeguato in società.