Ci sono oscillazioni che attraversano tutta la storia della lingua italiana  e che perdurano ancora oggi di casi in cui è ammesso, alternativamente, usare soltanto la forma univerbata (per esempio pertanto e non più per tanto; soprattutto e non più sopra tutto), sia la forma univerbata sia quella scissa (dimodoché si può scrivere tutto attaccato ma anche separando i componenti: di / modo / che). A questo si aggiunga che negli ultimi quarant'anni si afferma la tendenza a tradurre per iscritto la naturale univerbazione che avviene nella pronuncia. Perché? Accade anche e soprattutto per influsso della lingua giornalistica – ce ne dà prova anche il gentile lettore –, desiderosa di riprodurre le caratteristiche del parlato. E ci si mettono anche i fumetti e pure certi filoni della narrativa più recente, che frequentemente adottano questo genere di soluzione, per cui i vari epperò, eppoi, evvai, massì, mannò, ecc. sono ampiamente rappresentati.

Secondo noi, ciò che è consentito allo scrittore o al giornalista, perché risponde alle esigenze stilistiche del testo, non è consigliabile a chi voglia scrivere, per esempio, un componimento scolastico standard, l’elaborato per una prova di concorso, una circolare ministeriale o un comunicato stampa ufficiale. In tutti i casi in cui è importante o preferibile attenersi a un modello di lingua standard, è bene scegliere la soluzione tradizionale e, se si hanno dubbi, consultare le grammatiche e i dizionari.