Fiamma Nicolodi e Paolo Trovato (a cura di), con la collaborazione di Renato Di Benedetto; redazione: Luca Aversano e Fabio Rossi

LesMu – Lessico della letteratura musicale italiana 1490-1950 (volume con CD-ROM; sistema di interrogazione DBT creato da Eugenio Picchi [Pisa, CNR]; collaborazione informatica di Elisabetta Marinai; versione inglese del volume di Aloma Bardi e Carolyn Demcy)

Firenze, Franco Cesati Editore, 2007

Il LesMu, ovvero Lessico della letteratura musicale italiana 1490-1950, «non è un normale vocabolario musicale (seppure in CD-ROM), né una banca dati full text», affermano i curatori, a p. 34 del volume che accompagna il CD-ROM e riporta istruzioni per l’uso, fonti bibliografiche primarie e secondarie e una meditata spiegazione dei principi ispiratori e delle caratteristiche dell’opera. Siamo, com’è chiaro, in presenza di un aggiornato frutto dell’incrocio, sempre più fertile da cinquant’anni a questa parte, tra ricerche di ordine linguistico (lessicografico, in questo caso) e sistemi di interrogazione computazionali. Il programma di interrogazione del LesMu (DTB, Data Base Testuale) è stato realizzato da Eugenio Picchi (Pisa, CNR), come a dire una garanzia in materia (è famoso perlomeno per

la LIZ, la Letteratura italiana Zanichelli). I due curatori, Fiamma Nicolodi (docente di Musicologia e Storia della musica, Firenze) e Paolo Trovato (docente di Storia della lingua italiana e di Critica testuale, Ferrara), «rappresentano, per dir così, le due anime principali dell’opera: quella storico-musicale e quella storico-linguistica» (p. 37).

Il LesMu è una banca dati informatica, contiene 22.500 schede lessicografiche. Poche? Nessun tradizionale dizionario musicale riporta esemplificazioni testuali tanto ampie, rispondono i curatori. Oltre 3.600.000 sono le parole contenute, molte di più di quelle presenti in altre «celebrate banche testuali» (p. 34). L’utilità principale del testo, sostengono i curatori, risiede nell’«estensione del corpus (e quindi nella libertà di ricerca consentita proprio dalla varietà e dall’estensione del materiale schedato […])», p. 34. A monte, va sottolineata la creatività “d’autore” del LesMu che, fatta salva l’univocità dell’obiettivo e la condivisione dei collaudati metodi di spoglio da parte dei molti schedatori e autori delle accezioni, non si confina e irrigidisce in un lemmario dato a priori, ma si qualifica come esito di un work in progress, principiato nel 1989 e conclusosi nel 2006, dettato da un pluriennale lavoro sui testi che è stato eseguito «registrando, di volta in volta, i termini che ci sembravano più interessanti, perché rari, antichi o usati in accezioni insolite» (p. 34). Un lavoro a trama aperta, che ha permesso a numerosi fili dell’ordito di intrecciare nel corso degli anni diverse parziali raffigurazioni dell’opera in corso: partecipazione degli studiosi coinvolti nel LesMu a seminari, giornate di studi, convegni, con relativa pubblicazione di atti, relazioni, studi e saggi (dal 1991 al 2002).

L’elemento “creativo” è esplicitamente richiamato dai curatori nel momento in cui vantano come punto di forza ciò che per altri potrebbe costituire un limite, vale a dire «l’eterogeneità […] cifra stilistica e metodologica del LesMu». Il LesMu esalta le differenti competenze dei collaboratori, riflesse nelle diverse inclinazioni che prendono i contenuti delle schede, ora storico-linguistiche, ora musicologiche o storico-musicali, ora filosofico-estetiche, ora intese a decifrare la sociologia della ricezione di un’opera. Le 800 fonti bibliografiche primarie, spogliate in tutto o (collezioni di riviste) in parte, coprono un arco di quasi cinquecento anni di produzione a stampa. Ci s’arresta alla soglia della comparsa sulla scena della musica elettronica, dell’esplosione del fenomeno della musica popolare di consumo e della proliferazione di pubblicazioni di carattere musicologico.

Dentro, con scelte mirate, c’è tanto e tanta varietà: per dire, dalle cronachette musicali su Sanremo di Massimo Mila e dalle “prime alla Scala” di Eugenio Montale – impegnato nel suo “secondo mestiere” –, alla complessa Storia della dodecafonia di Roman Vlad; dal trattato secentesco del musicista Adriano Banchieri, all’analisi dell’orchestra del maestro novecentesco Riccardo Malipiero; dai carteggi tra protagonisti dell’opera (Verdi-Boito e Verdi-Ricordi, naturalmente; ma ci sono anche le lettere di Giuseppina Strepponi, la cantante soprano musa e poi compagna di vita di Verdi), alle pagine di varia umanità di Collodi (spogliato anche nel suo Pinocchio – e qui sarà prevalsa l’attenzione per un modello di lingua italiana a larga penetrazione diastratica e diffusione diacronica) e a quelle brillanti, cronachistiche e trasversali, sulla vita culturale, artistica e musicale milanese dal 1750 al 1850, contenute nel romanzo-“misticanza” Cento anni di Giuseppe Rovani. Insomma, per dirla con le parole dei curatori, sono state inserite «tra le nostre fonti tutti quei testi, anche d’argomento non esclusivamente musicale, che forniscono un qualche interesse dal punto di vista lessicale, vuoi per la documentazione di terminologia tecnica, vuoi perché si trattava di testi antichi poco noti» (p. 70). Ancora, dunque, la conferma di una selezione “creativa” e mirata.

Il LesMu si presenta come un ricco campo aperto all’indagine e alla ricerca per studiosi e appassionati di lingua e di musica e anche come terreno vocato alla creazione di percorsi culturali autonomi per colti e curiosi, grazie alla vasta gamma di possibili interrogazioni incrociate (a partire da singoli termini, ma anche da combinazioni di parole). Lo storico della lingua potrà soffermarsi su retrodatazioni e co-occorrenze atipiche, saggiare gli usi traslati dei termini tecnici e la loro penetrazione nella lingua comune, oppure creare liste in base agli affissi (esempio: anti- e -ismo), liste che peraltro saranno utilissime alle ricerche di uno storico della musica o della cultura, così come quelle per secolo o per autore.

Un regesto simile, caratterizzato da un ampio spettro di censimento e capace di rendere disponibili testi e documenti rari o difficili da reperire, non era mai stato prodotto. Va messo in rilievo che il LesMu riguarda l’italiano della musica, ma ha per forza di cose un respiro transnazionale: di là dall’ovvio e necessitato confronto con il dominio dell’opera lirica italiana, per gli studi musicologici internazionali tutto il lessico tecnico e intellettuale della musica e della musicologia italiana resta un punto di riferimento fondamentale.