Fabio Rossi e Fabio Ruggiano

_**_Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria
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Carocci, 2013

Ben vengano manuali corposi e saldamente strutturati, che si propongono di «migliorare gli usi scrittori degli studenti (soprattutto universitari) nei diversi ambiti testuali, con particolare riferimento alla scrittura saggistica (dall’articolo scientifico alla monografia, alla tesina o tesi di laurea) e all’articolo di giornale […]» (p. 13). Ben vengano soprattutto se sono scritti, come questo, con chiarezza cristallina e rigore espositivo.

I due autori, Fabio Rossi (docente di Linguistica italiana all’Università di Messina, esperto tra l’altro della lingua dei libretti d’opera e della lingua usata nel cinema) e Fabio Ruggiano (impegnato negli studi linguistici italiani sia all’Università di Messina, sia nella Virginia Commonwealth University di Richmond, VA) partono dalla realtà degli elaborati scritti studenteschi nell’ambito universitario. Ne partono, e li portano come esempi di lingua scritta (numerosi tra gli 800 addotti nell’intero volume), sui quali lavorare in corpore vili per analizzare gli elementi costitutivi e fornire il quadro d’insieme di una lingua che non va, nel senso che non funziona, non è conforme alle caratteristiche né pari agli obiettivi che la formulazione di un testo scritto argomentativo deve proporsi: «quella che sembra più a rischio è la capacità di connettere in modo coerente e coeso i vari sintagmi all’interno della proposizione e i vari periodi all’interno del testo. Soprattutto i testi argomentativi sembrano quelli più distanti dalla competenza scrittoria degli studenti, ovvero proprio i testi che quegli stessi studenti sono tenuti a comporre più spesso (tesine, tesi di laurea, saggi brevi). Anche le lacune lessicali creano seri problemi di coerenza nei testi» (pp. 12-13). Insomma, il quadro non è confortante, si constata che l’allarme lanciato anni fa da Tullio De Mauro è tutt’altro che rientrato.

Quando un giovane si cimenta con un testo argomentativo, oggi, tende a giustapporre frammenti, operando per ellissi o, viceversa, per ridondanze; fatica a gerarchizzare i nuclei informativi e a equilibrare le risorse espressive; soprattutto, rischia spesso di perdere il controllo sulla progettazione del discorso. A fronte di questa monumentale rovina comunicativa che incombe, gli errori ortografici e di punteggiatura («pure frequenti», dicono gli autori) sono pulviscolo.

Se non sui perché di questa situazione, gli autori - che dichiarano apertamente di non voler scrivere un trattato di linguistica, né peraltro, all’opposto, di volersi ridurre alla matita rossa e blu - dicono acutamente qualcosa sulla cornice che la inquadra. La cornice è data da «un cambiamento funzionale e sociale, prima di tutto: il parlato informale tende a invadere terreni fino a due decenni fa ad esso quasi impermeabili, dalle lettere di lavoro agli articoli di fondo, dalla saggistica alla narrativa di consumo» (p. 13). All’“invasione” non è estraneo un fenomeno che, probabilmente, meriterebbe di essere considerato all’interno di una cornice ancor più ampia, di natura sociologico-antropologica (qui ce ne esimiamo): «il baricentro tra norma e uso si è spostato sempre più a favore di quest’ultimo» (p. 15).

La configurazione della cornice generale, l’intento descrittivo, analitico e propositivo (gli autori corredano ogni capitolo di una serie di esercizi ed esercitazioni, 80 nell’intero manuale), gli obiettivi più su ricordati, i concreti destinatari individuati (studenti universitari frequentanti corsi di Linguistica italiana e laboratori di scrittura, docenti universitari, insegnanti di scuola media superiore - e magari anche inferiore, suggeriscono gli autori -, curiosi e appassionati degli usi della lingua contemporanea) inducono Rossi e Ruggiano a privilegiare l’orizzonte teorico della linguistica pragmatica (anche nella sottospecie della linguistica testuale), «la disciplina che studia la lingua come un insieme di atti linguistici, tentando di fornirne le caratteristiche strutturali e soprattutto funzionali», ovvero «i rapporti tra la sintassi e la semantica e, meglio ancora, tra la lingua e i suoi utenti» (p. 16). La lingua come produzione di atti linguistici, cioè di vere e proprie azioni che comportano una modificazione della realtà, ricollocando l’atto comunicativo all’interno di una logica, vorremmo dire, di costi/benefici giocata tra emittenti e riceventi. Un esempio piccolo e banale: scrivere “Dieci capitoli formano il libro”, “Dieci sono i capitoli che formano il libro”, “Il libro è formato di dieci capitoli”, “È formato di dieci capitoli, il libro”, “Il libro c’ha dieci capitoli” non è la stessa cosa. Salvo gli esempi in testa e in coda (chiaramente neutro e accettabile il primo, marcato in diafasia e non accettabile in un testo argomentativo il secondo), si apre un ventaglio di costruzioni più o meno marcate e dalla diversa semantica, più o meno accettabili e valide. La linguistica testuale maneggiata da Rossi e Ruggiano funziona benissimo e, in particolare, è decisiva là dove l'analisi di tipo tradizionale tace o è carente.

Il decimo capitolo è costituito delle quaranta pagine di Glossario e indice analitico, atte a rendere chiari i termini specialistici adoperati dagli studiosi, attraverso un circolo virtuoso di definizioni e di rinvii, una sorta di rete mobile di riferimento, utile anche al di fuori della lettura del manuale.

Nel primo capitolo, si scioglie il concentrato di teoria necessario a capire che cosa fa di un’insieme di informazioni un testo, sempre con un ricco corredo di esempi concreti di scrittura, elemento caratteristico del manuale. Nel secondo, si mettono a fuoco i rapporti tra modalità scritta e modalità parlata della lingua. Nel terzo e quarto capitolo, si spiegano i fondamentali meccanismi di coerenza e coesione, cioè i requisiti indispensabili per la riuscita di un buon testo. Sintassi, punteggiatura, uso delle forme verbali e lessico sono analizzati nei capitoli dal quinto all’ottavo, nella prospettiva di un armonico dinamismo informativo che, intrecciandosi alla struttura sintattica della frase, ne pieghi convenientemente gli elementi costitutivi al fine della costruzione di un testo efficace. Il nono capitolo entra nell’officina del testo saggistico, trattando in particolare la composizione di note e bibliografia. Decimo viene il Glossario, di cui s’è già detto.

Infine, va sottolineato l’interessante tentativo di allargare la dimensione, le funzioni e la vita del manuale attraverso una sorta di app virtuale, ovvero il sito www.scrivereinitaliano.it, «un dominio in cui poter raccogliere non solo esercizi e materiali di approfondimento relativi al manuale, ma anche contributi di varia natura di docenti universitari e non ed esperti di scrittura, senza tralasciare spunti di riflessione su questioni non sempre strettamente connesse al mondo universitario ma altrettanto urgenti: l’italiano a scuola, l’italiano L2, i linguaggi specialistici». Vi sono numerose rubriche, tenute da Maurizio Dardano, Valeria Della Valle, Cristiana De Santis, Claudio Giovanardi, Sergio Lubello, Lucia Raffaelli, Pietro Trifone e dagli autori stessi del manuale cartaceo. Inoltre, sono già presenti in video le prime due parti di una lunga intervista di Fabio Rossi a Luca Serianni sulla lingua italiana.