AA. VV.

Maschile/Femminile nella letteratura di formazione dalle culture antiche all’età contemporanea. Modelli, rappresentazioni, stereotipi

a cura di Rita Fresu, Giulia Murgia, Patrizia Serra

Perugia, Morlacchi editore, 2021

L’opera consta di due volumi riuniti in un elegante cofanetto e raccoglie i risultati di un progetto di ricerca biennale coordinato dalla professoressa Rita Fresu, titolare dell’insegnamento di Linguistica italiana all’Università di Cagliari. Gli obiettivi del progetto di ricerca sono richiamati dalle curatrici nell’introduzione: «esaminare i meccanismi di costruzione e le modalità di rappresentazione del maschile e del femminile nei testi di formazione, ossia in quei prodotti culturali che, per la loro natura didascalico-divulgativa, possono aver contribuito alla cristallizzazione e alla circolazione dei modelli concettuali e degli stereotipi di genere». I testi indagati coprono un arco temporale che procede dall’antichità classica all’età contemporanea e includono, accanto alla precettistica e a opere di stampo enciclopedico e didascalico, generi di intrattenimento con una vocazione pedagogica come poemi epici, opere teatrali, novelle, romanzi di formazione. L’ampio spettro diacronico, diatopico e tipologico rappresentato consente di cogliere la ricorsività di elementi concettuali e strutturali in una prospettiva comparata, resa possibile dai differenti ambiti disciplinari coinvolti nel gruppo di ricerca. L’approccio filologico-linguistico risulta essere comunque prevalente e fornisce un quadro di riferimento prezioso per orientarsi, soprattutto in relazione ai contesti culturali e sociolinguistici presi in esame.

La miscellanea si inserisce nel vasto campo degli studi di genere in modo originale e fornisce al contempo una ricognizione stratificata del passato, una fotografia del presente e una traccia per gli indirizzi futuri avendo come orizzonte una «dialettica tra maschile e femminile reale, possibile e finalmente cooperativa» (Giuliano Lozzi, «Amare e creare sono alla radice identici»: la dialettica tra maschile e femminile nel pensiero di Lou Andreas-Salomé e Margarete Susman, p. 618).

La raccolta si compone di numerosi interventi disposti in un ordine cronologico che in alcune sezioni incrocia criteri geografici, come nel gruppo di saggi sui testi medievali di area franco-provenzale o nella rassegna della produzione del siglo de oro in area iberica. Nell’impossibilità di dar conto nel dettaglio di tutti i contributi, ci si limiterà a segnalare i nuclei concettuali e tematici attorno ai quali si concentra l’indagine e che rivelano significative consonanze pur nell’eterogeneità degli studi.

La riflessione sulla rappresentazione del maschile e del femminile non può prescindere dall’indagine sulla costruzione linguistica dei due mondi, che fin dall’antichità classica implica una visione duale, con polarizzazioni e stereotipie che si affermano precocemente. La questione viene affrontata nel saggio di Antonio Piras Parole di genere. Su homo_,_ ἂνθροπος e dintorni, che apre il primo volume. Homo (come già ἂνθροπος), sentito come voce di genere neutro, comune e promiscuo, atto a designare la dimensione umana tenuta insieme dalla mortalità nel confronto con gli dèi e dal possesso della ragione nel confronto con gli altri esseri viventi, si declina in maschile e femminile nelle voci vir e mulier (ἀνήρ e γυνή), che vengono subito ricondotte etimologicamente all’idea di forza (vis) per l’uomo e a quella di debolezza, fragilità e tenerezza (mollis e mollities) per la donna. Che lo stereotipo della donna fragile fosse operante fin dall’antichità classica, lo si ricava inoltre dal contributo L’uomo “mancato” nella Grecia antica: dal Pluto di Aristofane a Omero e ritorno, in cui Valeria Melis ha potuto associare ad Aristofane e a Omero l’uso di parole come donna e bambolina come insulto, per sanzionare l’infrazione delle norme del codice marziale omerico attraverso l’evocazione di una deminutio della virilità, analogamente a quanto avviene ancora oggi con l’alterato femminuccia.Sarà interessante notare che il meccanismo funziona anche a ruoli invertiti, con l’uso di virago e maschiaccio per designare una donna che rinuncia alla sua pretesa femminilità.

I modelli femminili appaiono articolati, soprattutto con il diffondersi del Cristianesimo, in exemplum e antiexemplum, il primo rappresentato dall’immagine della Vergine Maria, moglie e madre devota, umile, casta, pudica e obbediente, il secondo cristallizzato nell’immagine archetipica di Eva, tentatrice, impulsiva, ribelle, astuta e affabulatrice. Perché possa corrispondere al modello positivo, la donna viene confinata nello spazio domestico o monastico, sotto il controllo prima del padre e poi dello sposo o dell’ordine prescelto, ed esclusa da ogni forma di partecipazione attiva alla vita sociale e politica fuori dal piccolo recinto che le viene costruito intorno e in cui si può dedicare al ricamo, alla musica, al disegno e all’educazione dei figli. Ogni infrazione di questo modello di donna silenziosa e invisibile comporta riprovazione ed esclusione sociale. Per questo le donne che decidono di invadere un campo tradizionalmente maschile si profondono in giustificazioni e scuse, si sottomettono alla tutela di un mentore maschile o assumono un nom de plume per non turbare l’ordine costituito che le vuole intellettualmente inferiori. Come afferma Tabitha Kenlon nel suo saggio Different Women: Historical Models of Femininity in the Eighteenth Century, «the most feminine woman, then, might be the one who, like a nascent super-hero, best conceals her secret abilities» (p. 514). Non mancano però le pioniere e le protofemministe. Ne è un esempio Teresa Ployant: il suo Breve compendio dell’arte ostetricia (1787) si presenta come un’eccezione in un panorama di manualistica tutta al maschile, viziata dal pregiudizio per cui le ostetriche, accusate di provocare morti per «imperizia», «ignoranza», «ostinazione» e «malizia», non dovevano usurpare lo spazio del medico e farsi medichesse prescrivendo farmaci e usando gli strumenti chirurgici. La risposta di Ployant è un’esortazione appassionata alle donne perché con lo studio, con «ardenza d’apprendere», conquistino e mantengano il primato dell’ostetricia. Così in Laura Ricci, Il corpo delle donne in un trattato di ostetricia del Settecento. La comare levatrice istruita di Sebastiano Melli (Venezia, 1721)__.

La lettura progressiva di alcuni saggi permette di seguire indirettamente l’evoluzione di alcuni generi letterari tra i quali occupa un posto rilevante la biografia, etichetta sotto la quale è possibile ricomprendere le agiografie, i self-writings spirituali, i dizionari biografici, il recente sottogenere della letteratura per ragazzi, il biopic cinematografico. Se nel suo dizionario biografico A mirror for the Female Sex del 1798 (oggetto di studio nel lavoro già citato di Tabitha Kenlon), Mary Pilkington sentiva di dover stemperare la portata eversiva dei ritratti delle bad women sottolineando le circostanze eccezionali che ne avevano determinato la condotta, oggi assistiamo a una proliferazione di titoli in cui gli stessi aggettivi usati in passato per connotare in negativo le donne che rifiutavano il modello precostituito dell’angelo del focolare sono ora esibiti come motivo d’orgoglio e strategia per colmare, almeno a livello linguistico, il gender gap. Le bambine, le donne, le scienziate sono immancabilmente ribelli, coraggiose, intelligenti, caparbie, geniali, intrepide. Le biografie delle scienziate, in particolare, meriterebbero di trovare una maggiore diffusione, soprattutto nelle aule scolastiche dove il canone degli autori e degli oggetti di studio è ancora quasi esclusivamente maschile, per promuovere e diffondere «una reale e condivisa consapevolezza della parità di genere» (Rosarita Digregorio, Da fanciulle di buone maniere a ragazze ribelli: le biografie di scienziate nella letteratura giovanile contemporanea, p. 686).

Autrici e autori dei saggi

Volume1.1

Antonio Piras, Valeria Melis, Gabriella Macciocca, Anatole Pierre Fuksas, Patrizia Serra, Giulia Murgia, Andrea Macciò, Carlo Rettore, Luisanna Cuccuru, Clara Fossati, Outi Merisalo, Cristina Cocco, Júlia Benavent, Paolo Caboni, Tonina Paba, Valentina Serra

Volume 1.2

Elena Papa, Rosaria Sardo, Laura Ricci, Ivana Ledda, Tabitha Kenlon, Maria Grazia Dongu, Stefania Sotgiu, Rita Fresu, Giuliano Lozzi, Annalisa Comes, Maurizio Virdis, Rosarita Digregorio, Salvatore Izza