Cent’anni fa, tra il 24 ottobre e il 19 novembre del 1917, la battaglia di Caporetto segnò, per il Regno d’Italia, una fase cruciale della Grande guerra. Tanto che si è soliti parlare della dodicesima battaglia dell'Isonzo come della “disfatta di Caporetto”. Luoghi, tempi e nomi di battaglie, guerre, armistizi dalle terribili conseguenze umane, militari e politiche incidono tanto a fondo i territori della memoria collettiva che – pur rimanendo in primo luogo e per sempre legati allo specifico evento – hanno la forza di diventare altro nel mondo della lingua, che è anche un grande archivio, sempre in uso, di segni carichi di valenze metaforiche e simboliche. Ecco, allora, che Caporetto, Waterloo, 8 settembre (del 1943), 11 settembre (del 2001), passato qualche tempo dall’avvenimento cui si riferiscono e dall’unico uso inizialmente consentito, di segnaposto cronologico nelle cartine storiche e geopolitiche, diventano lessico comune, slittando verso altri significati, anche se sempre a partire dal sema di base ‘enorme disfatta’ o ‘disastro’, ma ciascuno con una personalità riconoscibile: per esempio, 8 settembre porta con sé il senso di un disfacimento caotico, prima ancora che di una disfatta. Dunque caporetto (ormai lessicalizzato e con la minuscola) e soci possono essere riferiti, specialmente nel linguaggio iper-espressivo dei media, al crack finanziario come alla crisi di un’azienda, alla sconfitta di una squadra di calcio come a una fallimentare stagione turistica... Articoli di Marcello Aprile, Debora de Fazio, Rocco Luigi Nichil, Mirko Volpi.