Questo Speciale è in buona parte il frutto della trascrizione o rielaborazione di alcuni interventi tenuti nell’àmbito di una tavola rotonda, organizzata dall’Università per stranieri di Siena e tenutasi nella sua sede il 28 gennaio 2019, in occasione del Giorno della memoria. Il titolo della tavola rotonda è "La lingua del nazifascismo: parole e discorsi di odio" (disponibile su Youtube all’indirizzo https://bit.ly/2HnQmFJ). Partendo dal fondamentale saggio-diario del filologo/testimone Victor Klemperer intitolato “LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo” (ed. Giuntina), si discute delle strategie linguistiche e retoriche (in tedesco e in italiano) di un'ideologia criminale che, «creata da un ristretto gruppo di persone riutilizzando limitati moduli e stilemi del passato, è unicamente pensata per la declamazione, l’incitamento e il comando», come scrive in questo Speciale Claudia Buffagni. Tale ideologia ha mirato alla costruzione di un modello di nemico individuato primariamente nell’“ebreo” (sull’uso dei termini “ebreo”, “giudeo”, “semita”, “giudaismo” si diffonde Sara Natale), secondo alcune direttive, così sintetizzate da Luigi Spagnolo: «Antigiudaismo di matrice cristiana: l’ebreo deicida, che mina le certezze del cristiano; l’ebreo traditore (Giuda = giudeo); sovraccarico simbolico: l’ebraismo come paradigma negativo della modernità (laicismo, capitalismo, liberalismo, socialismo, internazionalismo ecc.); neopositivismo pseudodarwiniano: […] caratterizzazione psicofisica degli ebrei per dare un’identità contrastiva ai non ebrei dei vari Stati-nazione; cospirazionismo: l’Internazionale ebraica». Mentre Valeria Della Valle ricorda la sostanza non meno discriminatoria del tentativo dirigista del regime fascista italiano di “ripulire” la lingua (contro i forestierismi, contro i dialetti), ancora Spagnolo si incarica di riconnettere ciò che egli definisce l’attuale “business della xenofobia” alla retorica del “me ne frego” fascista e alla reificazione nazista del diverso/nemico.