La Luna, informa il Thesaurus pubblicato dall’Istituto della Enciclopedia Italiana nel 2018, è «un satellite naturale della Terra, intorno alla quale compie un giro completo in circa 27 giorni, e in questo significato si scrive generalmente con la lettera maiuscola»: così ho fatto io in apertura. Quando la parola si riferisce alla faccia del satellite rivolta verso la Terra, visibile in modi diversi a seconda dell’illuminazione del Sole, si scrive invece con l’iniziale minuscola: possiamo far riferimento, di volta in volta, a una falce, a una gobba, a uno spicchio o all’intero disco della luna, che ci si rivela interamente nel momento del plenilunio, si nasconde quasi tutta nel successivo novilunio e poi mostra il primo e l’ultimo quarto di sé, rivelandosi, a metà del suo corso virtuale nel cielo, come mezzaluna.

La luna può calare, crescere, levarsi, ruotare, sorgere, spuntare, tramontare; può illuminare, riflettersi, rischiarare, risplendere, specchiarsi; può essere argentea, calante, crescente, luminosa, nuova, offuscata, pallida, piena. Pare che i suoi movimenti, da che mondo è mondo (anzi: da che Luna è Luna), abbiano effetto sugli uomini, che possono essere o diventare lunatici o stralunati; e sulle donne, il cui ciclo mestruale apparve ad Antonio Vallisneri, medico e biologo italiano vissuto a cavallo fra il Sei e il Settecento, un vero e proprio «lunare tributo». Se pensate che si tratti di fantasie di noi italiani, vi sbagliate: la medicina tradizionale cinese chiama le mestruazioni «acque lunari».

Marica, Diana e Trivia

Ma, per ricordare quello che accadde il 21 luglio di 50 anni fa, non voglio parlarvi né di grammatica né di famiglie di parole, e voglio ritornare molto indietro nel tempo.

Circa duemilasettecento anni fa (VII-VI secolo a. C.), presso la foce del fiume Garigliano, alcuni appartenenti alla popolazione italica degli Aurunci edificarono un santuario in onore di Marica, una divinità che, date le attribuzioni che le venivano date, aveva fortemente a che fare con il territorio paludoso in cui fu eretto il luogo di culto: il suo nome, infatti, deriva dalla voce indoeuropea *mar(i)-, che prima indicò l’‘acquitrino’, la ‘palude’ e poi, in molte lingue, il ‘mare’. Alcune prerogative dell’italica Marica ricordano da vicino quelle della romana Diana, dea della luna, della caccia, degli animali selvatici, del tiro con l'arco, della foresta e dei campi coltivati.

I resti di questo santuario sono stati riportati alla luce circa un secolo fa; diversi oggetti che si trovavano al suo interno sono stati scoperti in tempi molto più recenti. In particolare, verso la fine del secolo scorso gli archeologi hanno rinvenuto una coppa votiva risalente al V secolo a. C. Essa contiene due brevi iscrizioni graffite, una al suo esterno e una all’interno. La prima riporta il nome del proprietario dell’oggetto offerto in voto; della seconda, in scriptio continua (le parole, cioè, sono scritte una di seguito all’altra, senza spazi e senza segni d’interpunzione), sono state date, in tempi recenti, due letture e due interpretazioni che in parte divergono (il che è comprensibile, trattandosi di un’iscrizione che risale a 2.500 anni fa, e dunque non è integra né perfettamente leggibile):

lettura 1:          esom kom meois sokiois Trivoial deom duo nei pari med

traduzione 1:     sono con i miei compagni appartenente a Trivia …di due degli dei. Non impadronirti di me

lettura 2           esom kom meois sokiois Triwoia deom duona nei pari med.

traduzione 2:     sono con miei compagni per Trivia degli dèi la buona. Non impadronirti di me.

La coppa rientra nella categoria degli oggetti parlanti. Dice di essere, insieme ai suoi compagni (gli altri oggetti votivi presenti nel luogo), appartenente (lettura 1) o offerta in voto (lettura 2) a Trivia. Poi, secondo la prima lettura, la coppa si rivolgerebbe a due divinità, ma non è dato di sapere con precisione che cosa dica, perché alcune parole della scritta non si leggerebbero. Invece, la seconda lettura individua la parola duona, cioè ‘buona’ in latino arcaico, riferita a Trivia. Infine, la scodella diffida chiunque dall’impadronirsi di lei: «Non impadronirti di me».

Da Dante a Neil Armstrong

Chi era Trivia? Varrone, filologo, grammatico ed erudito latino vissuto nel I secolo a. C., racconta che era Diana, detta Trivia perché in Grecia (dove era chiamata Artemide) se ne trovavano immagini presso i trivii, gli incroci delle strade. Secondo molti altri, Trivia era la Luna (l’identità della quale si fondeva e confondeva spesso con quella di Diana), i cui movimenti procedevano nelle tre diverse dimensioni dell’altezza, della larghezza e della lunghezza. O forse, l’appellativo Trivia alludeva alle tre vie percorse da una divinità una e trina, che si manifestava in forma celeste come Luna, in forma terrestre come Diana e in entrambe le forme come Proserpina, la dea che trascorreva quasi tutta la primavera, l’estate e l’autunno nel mondo dei vivi e l’inverno nel regno dei morti. L’associazione fra Trivia, la Luna e Diana ricorre più volte nei testi letterari latini; e ricorre anche, in un tempo e in un contesto completamente diversi, nel più alto dei testi letterari italiani: nel XXIII canto del Paradiso Dante adoperò il primo di questi nomi, con riferimento diretto al secondo e indiretto al terzo, quando descrisse con una similitudine sublime il momento in cui, nel corso del suo viaggio ultraterreno, vide Cristo (prima paragonato alla Luna poi presentato come un sole) circondato dalla schiera delle anime redente dal suo sacrificio (prima paragonate alle ninfe che accompagnano Diana poi presentate come luci): Immagine 0

«Ora scendo. Sarà un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità», disse Neil Armstrong cinquant’anni fa sull’ultimo gradino della scaletta del Lem ‘Aquila’. Chissà che cosa avrà pensato Trivia quando lo ha sentito.

Riferimenti bibliografici

Dante Alighieri, Commedia. Revisione del testo e commento di Giorgio Inglese. Roma, Carocci, 2016.

Alessandra Gulì, Le acque lunari. La medicina cinese e la donna, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, 2015.

Marco Mancini, Latina antiquissima II: ancora sulla coppa del Garigliano, in Studi in memoria di Eugenio Coseriu, a cura di Vincenzo Orioles, supplemento al n. 10 di «Plurilinguismo, 2004, pp. 229-251.

Daniele F. Maras, L’iscrizione di Trivia ed il culto del santuario alla foce del Garigliano, in «Archeologia Classica», vol. LVI – n. s. 6, 2005, pp. 33-48.

Thesaurus. Dizionario analogico della lingua italiana, consulenza scientifica di Giuseppe Patota, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2018.

Immagine: Diana

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