Cinquant’anni fa, l’“Allunaggio, «Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità»”, come recita il titolo dell’intervento di Marcello Aprile, contenuto in questo Speciale dedicato alla Luna (con la maiuscola: il satellite naturale della Terra) e alla luna (con la minuscola: la faccia del satellite rivolta verso la Terra) – coppia che ci è ricordata opportunamente da Giuseppe Patota nella sua ricostruzione onomastico-antropologica della rete di parentele, tra mito e religioni pagane, che dalla Luna portano alla divinità aurunca di Marica, alla romana Diana o Trivia e prima ancora alla greca Artemide. La presenza del satellite argentato è straordinariamente ricca nel lessico italiano (e di tutte le altre lingue) e non potrebbe essere altrimenti, vista la sua radicale “terrestrità”. Come ricorda il fisico Guido Tonelli, nel suo saggio Genesi (2019), quando il planetoide Theia impattò su Gaia, le cedette parti di sé, permettendole di ridefinirsi come Terra, e parti di Gaia portò con sé tentando di sfuggire, senza riuscirvi, alla sua forza d’attrazione, per insediarsi infine, come Luna, in un’orbita fissa. Familiare ma aliena, la Luna influisce su strutture fisiche e mentali terrestri: lo sanno bene i lunatici, pazzi, epilettici, indemoniati o semplicemente scostanti d’umore (ne scrive in questo Speciale Debora de Fazio, spaziando dal Medioevo a Vasco Rossi). E anche quando della sua faccia ne vediamo mezza (o, più propriamente, una falce), possiamo star certi, come mostra Rocco Luigi Nichil nel suo intervento, che la mezzaluna concentra in sé un universo di significati densissimo, che vanno dall’utensileria cucinaria o l’architettura militare rinascimentale alla simbologia identitaria collettiva politico-istrituzionale (l’Impero bizantino prima, quello Ottomano dopo) o religiosa (la Vergine di Bisanzio cristianizzata, l’Islam dopo la caduta dell’Impero d’Oriente).