di Lorenzo Pregliasco*

CASTA

(1999, 2007)

In quanto casta dei politici, gruppo chiuso di persone che godono di ingiustificati privilegi e che sono pronti a difenderli nonostante le pressioni dell’opinione pubblica.

Come nasce. Nel maggio del 2007 viene pubblicato La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili, libro-inchiesta curato dai giornalisti del Corriere della Sera Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.

Il volume riscuoterà uno straordinario successo, vendendo oltre un milione di copie, e riassumerà nella formula della casta (in origine «classe sociale, ordine di persone che si considera separato dagli altri, e si attribuisce speciali diritti o privilegi» secondo la Treccani) tutti gli scandali, gli sprechi e i privilegi del ceto politico italiano. Tra le denunce del libro, si segnalano la proliferazione di enti e comunità montane, i costi di funzionamento elevatissimi del Quirinale e delle Camere, i menu a prezzi stracciati e le baby-pensioni riservate ai parlamentari.

In realtà, come ricordato all’inizio del libro di Stella e Rizzo, la primogenitura del termine casta si deve a Walter Veltroni, che il 31 gennaio 1999, da segretario dei Ds, ammonì durante una conferenza all’Hotel Ergife: «Quando i partiti si fanno casta di professionisti, la principale campagna anti partito viene dai partiti stessi».

La frase. «Veltroni è capo di una casta di professionisti della politica». Silvio Berlusconi parla ai deputati di Forza Italia a Montecitorio, il Giornale, 8 novembre 2007.

Milleproroghe (Decreto)

(1993)

Decreto legge che proroga o posticipa l’applicazione di disposizioni altrimenti in scadenza, diventato col tempo uno sconfinato guazzabuglio di leggi e leggine in cui si cerca di infilare di tutto.

Come nasce. Nel Paese in cui nulla è più definitivo del provvisorio, si è guadagnato un nome tutto per sé il provvedimento che, ogni fine d’anno o quasi, le Camere si trovano a dover varare per posticipare termini, durata e validità di un gran numero di disposizioni di legge.

È il Milleproroghe, croce e delizia di tanti governi e tante maggioranze, divise spesso su tutto ma non sull’utilità del “decretino” di dicembre, nato come strumento eccezionale nell’estate 1993, ai tempi dell’esecutivo Ciampi, e poi estesosi a dismisura in un calderone in cui trova ospitalità una vagonata di leggi, leggine, rinvii, commi, emendamenti, sovvenzioni, nomine e disposizioni al limite dell’assurdo e senza il minimo filo conduttore. Dalla deroga per la rottamazione delle lavatrici a misure in favore degli emigrati dei territori austro-ungarici e degli esuli della Libia, passando per gli incentivi ai traghetti lacustri e ovviamente gli immancabili condoni ai manifesti elettorali abusivi, nel Milleproroghe c’è spazio per tutti e tutto.

Solitamente mal visto dai presidenti della Repubblica, che ogni volta tuonano contro l’eccessiva eterogeneità del decreto, dileggiato dalla stampa, contestato dall’opposizione (che poi però cerca sempre d’infilarci qualche proroga che le interessa), il Milleproroghe è tra i figli prediletti della Seconda Repubblica, ma forse sarà una delle vittime del doloroso passaggio alla Terza. Nonostante infatti anche il governo tecnico di Monti abbia fatto ricorso a un decreto di fine anno - principalmente per porre rimedio alla questione degli esodati emersa dopo il varo della riforma delle pensioni contenuta nel Salva Italia - lo stesso premier ha ufficialmente sancito la fine del Milleproroghe in un comunicato stampa del 23 dicembre 2011 nel quale precisava che: «Il governo ha approvato un numero ridotto di proroghe e, pertanto, il decreto non può più essere denominato Milleproroghe».

La frase. «Chiamiamole Pocheproroghe». Il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi rivendica la sobrietà del Milleproroghe di Monti, che aveva proposto di usare l’ancor più tecnico “Ventiproroghe”, La Stampa, 24 dicembre 2011.

Papi

(2009)

Nomignolo affettuoso e ambiguo con cui la diciottenne Noemi Letizia chiamava Berlusconi, presente tra l’altro alla sua festa di compleanno in un locale alla periferia di Napoli.

Come nasce. Fine aprile del 2009. I giornali (primo su tutti la Repubblica) scoprono la diciottenne Noemi Letizia, bionda studentessa della provincia napoletana balzata agli onori della cronaca per la sua amicizia con Silvio Berlusconi. Un paio di giorni prima, domenica sera, il presidente del Consiglio sulla via per Napoli si è infatti presentato a sorpresa nel locale sulla circonvallazione di Casoria dove si festeggiava il diciottesimo compleanno della ragazza.

Non saranno soltanto i dubbi sull’opportunità che il premier presenzi a compleanni di adolescenti ad agitare le redazioni e il dibattito politico di quei giorni, né il mistero su natura e origini di quella singolare amicizia (che mistero resta: dapprima Berlusconi affermò di aver conosciuto il padre di Noemi in quanto autista di Craxi e fu smentito; poi disse che si trattava di un vecchio amico e, infine, Noemi stessa si rifugiò in lapidari no comment sulla faccenda). Più di tutto, stupisce e solletica l’immaginazione il nomignolo affettuoso con cui Noemi chiama l’anziano Silvio: papi. Segno icastico di sincero attaccamento quasi filiale, e soprattutto di inquietante amore paterno, ben presto papi diventerà tormentone sia nel designare le molte papi girls impegnate nei rituali del bunga bunga e più in generale portate a esempi di ciarpame dalla ex moglie del Cavaliere, Veronica Lario, sia nel fornire ragioni di sfottò verso Berlusconi da parte di chi, nell’opposizione politica o nella satira, rileverà l’irresistibile potenziale comico di papi.

La frase. «Lo chiamo Presidente, ma qualche volta mi scappa papi». Noemi Letizia in preda a una certa confusione sulle figure parentali della sua vita, intervista a la Repubblica, 29 aprile 2009.

*Lorenzo Pregliasco è nato nel 1987 a Torino, dove si è laureato in Linguistica cognitiva con una tesi sul linguaggio politico di Obama. Giornalista e imprenditore, è direttore di YouTrend (www.youtrend.it) e socio fondatore dell’agenzia Quorum. Ha collaborato con la Rai e la rivista «Aspenia». Il suo primo libro, Il crollo. Dizionario semiserio delle 101 parole che hanno fatto e disfatto la Seconda repubblica, è uscito per Editori internazionali riuniti nel 2013.

**Si pubblicano qui tre voci tratte da Il crollo. Dizionario semiserio delle 101 parole che hanno fatto e disfatto la Seconda Repubblica_, 2013, per gentile concessione dell'autore Lorenzo Pregliasco e della casa editrice Editori internazionali riuniti._