Da alcuni decenni la lingua dei nostri quotidiani rincorre affannosamente altri media: alla “settimanalizzazione” (l’imitazione dei settimanali, iniziata intorno al 1975) è seguita la teledipendenza, attiva non soltanto nel proliferare delle immagini, ma anche nell’impaginazione, nella testualità e nella scrittura.

Dal telegrafo ai gadget

La lingua dei quotidiani ha avuto da sempre condizionamenti “ambientali” (sociali, culturali, politici) e tecnici: già nel primo Novecento l’invenzione del telegrafo ha semplificato la sintassi e abbreviato le frasi; dal 1930 la stampa a rotocalco ha esteso il dominio delle immagini a colori; a metà degli anni Settanta è iniziata l’era informatica, che ha facilitato la composizione e la trasmissione dei testi e ha introdotto, a vari livelli, collegamenti ipertestuali. Al tempo stesso, negli ultimi decenni si sono affermati modelli concorrenti: dal giornalismo on line, capace di una diffusione istantanea delle notizie, ai “quattro pagine”, produttori di commenti estesi e approfonditi, ai giornali gratuiti, portatori di tratti linguistici semplificati e moderatamente innovativi. Non va dimenticato l’“intorno” del quotidiano, diventato un “contenitore” di allegati, supplementi, libri, enciclopedie (nonché di compact disc, dvd e gadget di varia natura). Tutte queste “aggiunte” hanno aumentato il prestigio del giornale, rinnovando contesti e orizzonti di attesa, promuovendo relazioni e confronti tra i diversi settori.

Come si può salvare la stampa?

Le nuove dimensioni comunicative, l’interattività orizzontale, la globalizzazione (causa tra l’altro di nuove gerarchie sociali e politiche), gli effetti prodotti dalle tecnologie usate nella composizione hanno sollevato dubbi su quanto sembrava certo e assodato. Siamo ancora d’accordo sul fatto che «la radio ci dà la notizia; la televisione ce la fa vedere; il giornale ce la fa capire»? Crediamo ancora che il salvataggio della stampa sia possibile soltanto in due modi: approfondendo i problemi (via seguita dai fogli di opinione) o partecipando alle regole della televisione (via seguita dai quotidiani generalisti)?

Modello di prestigio o esempio di inadeguatezza?

Quali ragionevoli previsioni si possono fare sul futuro della lingua dei quotidiani? Abbiamo visto i condizionamenti esterni, ma la lingua dei quotidiani ha proprie regole di autogestione e di sviluppo. È, al tempo stesso, unitaria e plurale: è unitaria grazie all’ambiente e alla tradizione; è plurale perché composita: le differenze dipendono dai vari temi trattati, dai tipi testuali e dagli intenti enunciativi prescelti. Nell’insieme la lingua dei quotidiani si presenta come un “diasistema aperto” all’innovazione e alle varianti. Per alcuni studiosi i quotidiani, nonostante i cambiamenti, restano uno specchio fedele dell’italiano scritto, sono testimoni di usi formali stabili e quindi rappresentano un modello di prestigio; altri invece condannano senza appello una lingua in cui ritrovano inadeguatezza comunicativa, banalità, errori di grammatica e di lessico.

Testimoni dello stato di salute della lingua

Come sempre, la verità sta nel mezzo: i quotidiani offrono modelli di lingua, certo criticabili e quindi perfettibili, ma in ogni caso sono testimoni dello stato di salute dell’italiano contemporaneo. Generalista o specializzata, la stampa costituisce un vasto territorio in cui confluiscono linguaggi diversi, in parte custodi della tradizione, in parte portatori di novità; nell’insieme rappresenta una pluralità capace di fornire una visione complessiva della situazione della nostra lingua scritta. Azzardiamo qualche previsione, distinguendo tre settori.

Testi misti e polifunzionali

La testualità. Lo spazio informativo si suddivide secondo modelli che passano facilmente dall’uno all’altro medium, in funzione non tanto dell’efficacia comunicativa quanto piuttosto di una lettura rapida e settoriale, la quale spinge a isolare i fatti in appositi recinti (riquadri o box) per favorire l’espandersi del continuum dei commenti; si tratta di un’evoluzione significativa rispetto, per es., alla “struttura a stella” (articolo centrale circondato da trafiletti) in voga negli anni Ottanta. Assieme allo scambio di modelli un’altra tendenza appare in pieno sviluppo: la fusione di tipi di testo originariamente distinti. I testi misti o polifunzionali appaiono sempre più di frequente. Le articolazioni tematiche dipendono anche dalle esigenze della videoimpaginazione. Gli articoli continuano a suddividersi in blocchetti separati da spazi, in modo da favorire una lettura modulare e “randomizzata” dei testi; per questa via s’impone una coesione testuale fondata soprattutto sulla successione dei componenti. I rapporti e i riferimenti tra le parti saranno sempre più realizzati sui piani della figuralità e dell’iconismo. Nei titoli s’imporrano nuovi procedimenti di sintesi enunciativa.

Riduzionismo e stereotipi

La sintassi. È facile prevedere un progresso della modularità compositiva, accompagnato dalla ricerca delle brevità e dello snellimento dei periodi. A tal fine crescerà l’uso dei modi verbali indefiniti, come il participio passato all’inizio di frase (costrutto che per la frequenza d’uso ha fatto dimenticare la sua origine burocratica); crescerà, nelle sue varie forme, lo stile nominale, strumento essenziale del riduzionismo sintattico; le proposizioni avverbiali saranno introdotte da nessi espliciti al fine di evitare fraintendimenti; sarà favorito l’ordine marcato dei componenti del periodo; aumenteranno gli schemi fissi e gli stereotipi. Una formazione delle parole, ricca di nuovi tipi di suffissati, prefissati e composti, continuerà a sostenere le eventuali debolezze della sintassi.

Meno anglismi?

Il lessico. Il prevedibile aumento di composti analizzabili e funzionali potrà indurre a una riduzione degli anglismi. L’operazione potrebbe essere sostenuta dalle istituzioni e da una “scolarizzazione aziendale” (vale a dire un insieme di istruzioni linguistiche impartite al livello dei dirigenti e dei comunicatori). La rideterminazione in senso tecnico di vocaboli comuni, già attiva nella cronaca economico-finanziaria, è destinata a estendersi e potrà favorire una riduzione degli anglismi. I residui dell’aulicità e della vecchia retorica si ridurranno ulteriormente o si restringeranno nei recinti del linguaggio burocratico.

Immagine: Edicola posta a un angolo di strada a Salta (Argentina)

Crediti immagine: Adam Jones Adam63 [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)]