Gli studi e le attività che si svolgono nell’Accademia della Crusca seguono molti indirizzi: ricerca pura, realizzazione di grandi strumenti di documentazione e consultazione, pubblicazione di testi criticamente accertati, formazione di giovani studiosi, aggiornamento della didattica dell’italiano, politica linguistica nazionale ed europea, dialogo interdisciplinare (specialmente con le scienze del diritto e le scienze naturali, ma anche con le arti), divulgazione ad ampio raggio, manifestazioni pubbliche, in Italia e fuori. L’obiettivo, e crediamo in buona misura il risultato di tanta operosità, che coinvolge non solo gli Accademici, ma centinaia di studiosi e migliaia di interessati in tutto il mondo che corrispondono con essi e si collegano alle nostre fonti di informazione, è di fatto la promozione della conoscenza e coscienza della lingua come istituzione fondamentale e strumento di vita della comunità sociale, con riferimento primario, ovviamente, alle esigenze della popolazione italiana. Della diffusione di questo concetto c’è, infatti, ancora molto bisogno nel nostro Paese, considerandone la tormentata storia di formazione.

Una lingua unitaria di tradizione pressoché solo letteraria

Un dato primario a partire dal quale si possono svolgere riflessioni utili, non di pura esaltazione nazionalistica, sulla nostra lingua è, infatti, il seguente: in varie parti d’Europa la formazione di una lingua dotata di tutte le capacità cognitive e comunicative è avvenuta contestualmente all’affermazione di un potere politico capace di unificare complessivamente un territorio abbastanza esteso disponibile per quella lingua. Così è accaduto in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Gran Bretagna e nel sistema degli Stati tedeschi (dove ebbe efficacia la forza aggregante della Riforma protestante). In quei Paesi, un po’ alla volta l’intera popolazione venne conquistata a un uso diffuso della tradizione linguistica dominante, strumento di coesione sociale e di continuo avanzamento culturale. In Italia le cose andarono molto diversamente. Alle rivalità di dominio tra le potenze europee che, connesse con il potere pontificio, ostacolarono a lungo il nostro processo di unificazione, si contrappose il processo di formazione di una lingua unitaria di tradizione pressoché solo letteraria (prevalentemente poetica) circolante, per almeno sei secoli, solo attraverso le opere scritte e di conseguenza fortemente estranea al popolo. Di rincalzo all’effetto diretto delle opere singole – alcune, per nostra fortuna, capolavori eccezionali: basti citare la Commedia dantesca – nel corso del Cinquecento si attivarono circoli di riflessione critica sulla nostra situazione linguistica (divampò la “questione della lingua”) e si avviò una produzione di strumenti pratici (grammatiche e vocabolari) per la diffusione di quella lingua (letteraria) ormai ben costituita. Capofila in questo campo divenne presto l’Accademia della Crusca, fondata a Firenze tra il 1580 e l’82 da un gruppo di liberi studiosi, intenti a lavorare collegialmente e con principi molto avanzati (per l’epoca) per la raccolta di un grande patrimonio lessicale da introdurre e commentare in un Vocabolario. L’opera, che in prima edizione (1612) accoglieva più di 25.000 lemmi e fu nei secoli successivi ampliata (fino ai 45.000 lemmi) e ristampata più volte, è stata anche il capostipite della moderna lessicografia europea.

L’Accademia nel Novecento, tra ricerca scientifica e dialogo con la società

L’attività dell’Accademia, tra esaltazioni e accuse di purismo, ha proseguito pressoché ininterrotta fino al pieno secolo XX, quando in essa sono confluite nuove correnti di studio e via via nuove funzioni sociali. Accantonato (nel 1923) il lavoro di continuazione del grande Vocabolario, nell’Accademia si formò, negli anni ’30 e ’40, una scuola di filologia per la pubblicazione di edizioni critiche dei grandi classici italiani o di documenti dell’italiano antico. Stava avanzando, nelle Università, la nuova disciplina, finalmente ben identificata, che prese il nome di Storia della lingua italiana e la fucina della Crusca divenne preziosa per il lavoro degli studiosi impegnati in questo vasto campo, ancora tutto da esplorare.  Nel secondo dopoguerra, dopo un riassetto interno, sotto la guida di Giovanni Nencioni (Presidente dal 1972 al 2000) l’Accademia si aprì fortemente in tre direzioni, tuttora assi portanti della sua attività: l’applicazione dei più promettenti indirizzi della linguistica generale alla descrizione dell’italiano dell’uso vivo; l’impostazione di grandi progetti di scavo e documentazione, con i mezzi informatici, sulla tradizione lessicografica della Crusca stessa; il dialogo diretto con la società dei parlanti e soprattutto con la scuola. Parallelamente, il filone della lessicografia storica attiva, ridotto al periodo medievale, venne affidato a un centro di ricerca, filiazione dell’Accademia e ospitato nella sua sede, ma sostenuto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Manifestazioni di raggio internazionale

Senza dover indicare in dettaglio i singoli progetti o i titoli delle pubblicazioni, con la sua attività (incanalata per Statuto in quattro “Centri di Studi”: di filologia italiana, di lessicografia italiana, di grammatica italiana, di consulenza linguistica) l’Accademia della Crusca offre oggi la maggiore quantità di informazione scientifica che una singola istituzione sia in grado di fornire, sia agli specialisti sia al più ampio pubblico interessato, sulla realtà passata e presente della lingua italiana. Ed è centro fisico di incontri e manifestazioni di raggio internazionale (come la “Piazza delle Lingue” e la “Settimana della lingua italiana nel mondo”, che s’irradia nei cinque continenti mediante la collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri). Sommando il prestigio del suo antico primato, tuttora celebrato in tutto il mondo, alla produttività odierna, l’Accademia continua ad essere sorgente di quella coscienza e autostima culturale di cui si avvale ogni comunità nazionale inserita produttivamente nel contesto internazionale.

*Francesco Sabatini (Pescocostanzo, 1931), professore emerito di Storia della lingua italiana nell’Università Roma Tre, ha insegnato linguistica italiana e romanza nelle Università di Lecce, Genova, Napoli, Roma “La Sapienza”. Presidente dell’Accademia della Crusca dal 2000 al 2008, ne è presidente onorario. È stato Presidente della Società di Linguistica Italiana e dell’Associazione per la Storia della lingua italiana. Tra le sue pubblicazioni: Italia linguistica delle origini (1996); L’italiano nel mondo moderno (2011); Lezione di italiano: grammatica, storia, buon uso (2016). Con Vittorio Coletti: il DISC. Dizionario della lingua italiana (1997; 2012).

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