di Maria Teresa Zanola*

I mercanti medievali

La presenza lessicale dell’italiano nel francese contemporaneo registra più di milleduecento voci, alcune inserite come prestiti integrali, altre adattate ortograficamente e/o foneticamente, altre ancora di cui si scopre solo per via etimologica la traccia di provenienza. Una storia di questo movimento di prestito potrebbe essere scritta a partire dai primi apporti medievali del XII e XIII secolo, relativi a prodotti diffusi dai mercanti italiani (tournesol, perle, coton) e dalle loro monete (florin, carlin).

Alla corte di Caterina

L’italiano assume un’influenza molto significativa nel XVI secolo, tempo dell’afféterie italiana: l’attrazione esercitata dall’Italia tocca tutti gli ambienti, dalla corte alla provincia, dagli artisti agli uomini d’armi. L’insieme dei prestiti italiani che nel XVI secolo penetrano nel francese riguarda numerosi settori: le arti (l’architettura soprattutto), la letteratura (le denominazioni dei generi introdotti dall’Italia, per esempio), la musica (ballet, concert, contralto, fougue, orchestre, soprano, symphonie, trombone, violon), la guerra e la marina (fra i prestiti più numerosi e tuttora in uso), la vita di corte, l’amministrazione, l’industria, la vita pubblica e privata, le qualità di spirito e di carattere. Così, anche grazie alla corte di Caterina de Medici, architrave, artisan, banque, cabinet, caprice, caresse, carrosse, carnaval, escalier, esquisse, estafette, façade, frégate, madrigal, pilote, sentinelle, sonnet, spadassin entrano nel patrimonio linguistico di tutti i francesi. Gli affari di lingua diventano affari di Stato: su richiesta di Enrico III, Henri Estienne scriverà tre opere nelle quali intenderà dimostrare la superiorità della lingua francese sulla lingua italiana, al fine di limitarne l’uso dilagante.

Le voyage d’Italie

Se il XVII e il XVIII secolo contribuiscono all’ingresso di parole italiane, soprattutto nell’arte (si pensi a aquarelle, caricature, coupole, dessein) e nella musica (allégro, bravo, crescendo, opéra, partition, pizzicato, presto….), l’influenza italiana è ormai considerata marginale nel francese del XIX secolo, tempo in cui si fa via via più di rilievo l’apporto dell’inglese. Il fascino dell’italiano è stato spesso riconosciuto e commentato dai viaggiatori in Italia. Si pensi all’eco riflessa in molti scritti, a seguito di viaggi compiuti in Italia, per i quali la segnalazione del ricorso ad italianismi consentiva di riproporre porzioni di realtà, memoria documentaria di ricordi di quel viaggio. Diderot, definendo la voce Voyage nell’Encyclopédie, sottolineava con enfasi l’unicità del viaggio in Italia e scriveva: “On fait le voyage d’Italie. On fait un voyage  à Paris”.

Il duetto maestoso

Che cosa resta dei viaggi fra Italia e Francia del XIX secolo? Tanta musica, dai termini detti di ‘abbellimento’ nella teoria musicale (appoggiature, gruppetto, tessiture, vibrato) ai termini musicali dei segni dinamici (agitato, amoroso, animato, appassionato, arioso, diminuendo, forte, furioso, grazioso, maestoso, moderato, smorzando, sostenuto), a qualche strumentista e cantante (concertiste, diva, duetto, maestro, mezzo-soprano, quartetto, soliste, terzetto), e ancora concertino, opéra bouffe, sonatine. L’arte culinaria insegna a gustare gnocchi, gorgonzola, salami, ma aveva già importato acciughe, capperi, cavolfiori (anchois, câpres, choux-fleurs), e porterà successivamente cannelloni, carpaccio, pizza, mozzarella, ravioli, risotto, spaghetti e tante varietà di pasta, vini come il barbaresco, il barolo, il chianti e il valpolicella, e poi cassate, gelati, panettone, cappuccino e altri ancora. Ricordiamo la storia degli spaghetti: prestito del XVI secolo, è acquisito come tipo di pasta nel 1923 e diviene simbolo del tipo di alimentazione dell’italiano medio; per questo i francesi battezzano western spaghetti i film western all’italiana di Sergio Leone.

Una questione di disinvoltura

L’importanza dell’italiano negli ambienti letterari del tempo si conclude forse cronologicamente, ma produce fenomeni di ritorno, che si protraggono ben al di là di una periodizzazione temporale. L’italianismo è un esotismo, adatto soprattutto all’espressione di emozioni, di sentimenti, di reazioni estetiche. Brio, introdotto per caratterizzare la vivacità di un pezzo musicale (con brio), passa ad indicare una qualità di carattere, ‘vivacità e talento brillante’, ed è considerato intraducibile da Balzac. Désinvolture, adattamento di disinvoltura, indica sia un modo inconsueto di essere libero ed elegante, sia un modo di comportarsi con una libertà eccessiva quasi sconveniente: il senso peggiorativo ha avuto la meglio sul valore neutro, più letterario. Dilettante era l’appassionato di musica italiana, si estende nel corso dell’Ottocento a designare l’amatore d’arte e infine la persona che esercita un’attività come passatempo.

Cowboy spaghetti

L’italianismo entrato con stabilità di presenza nella lingua francese nel corso del XX secolo e in questi primi anni del XXI conferma alcune tendenze consolidate, dal punto di vista morfologico e semantico. La formazione del plurale morfologico francese in –s prevale rispetto all’assunzione del plurale morfologico italiano (si dirà bravos, ma raviolis  e ravioli); numerose sono talora le varianti grafemiche, in fettuccine, fettuccini, fettucine  e fettuchini, mentre sono poche le vie derivative, salvo il caso di pizza - che ha dato pizzeria, pizzaiolo – e di spaghetti, che come determinante ha assunto perfino produttività neologica in comédien-spaghetti, cowboy spaghetti, plagiat spaghetti.

Il catenaccio degli Azzurri

L’italiano ricorre in forestierismi, anche per colore locale, quando i giornalisti parlano dell’Italia a proposito di politica, terrorismo e malavita: aggiornamento, giro, bustarella, mafia, mafioso, malavita, malgoverno, delitto d’onore, truffa, mentre si francesizzano Brigades rouges e parrain (padrino). Se le origini del football sono inglesi, il calcio italiano interessa per i suoi risvolti di costume: totocalcio, tifoso, squadra azzurra, Azzurri, catenaccio, libero sono correnti in francese. Anche il cinema ha lasciato tracce, soprattutto grazie a Fellini e a Rossellini: si pensi a dolce vita, paparazzo, vitellone, ai calchi néo-réalisme, père-patron, année zéro, la grande bouffe (L’abbuffata di Ferreri, 1972).

Capriccio italiano

Concludiamo con la musica e l’arte, i campi tematici che più di altri hanno arricchito la lingua francese di presenze italiane durevoli. Fra gli ultimi prestiti – o doni? – ritroviamo capriccio, divertimento, duettiste, ostinato, ritardando, rubato, e mostra, fiasca, pala, studiolo, tondo: suoni, voci e immagini à l’italienne che, attraverso le parole trattenute e acquisite nel tempo, tratteggiano l’idea dell’Italia che il francese conserva e a sua volta divulga nel mondo.

*Maria Teresa Zanola è professore ordinario di Linguistica francese presso la Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’Università Cattolica di Milano. Ha lavorato nel campo della linguistica diacronica comparata, curando studi sul linguaggio delle scienze nel francese del Quattrocento, sulla creazione neologica nel XIX e nel XX secolo e, in particolare, sul lessico francese contemporaneo delle scienze, dell’economia e della finanza. Ha pubblicato vari saggi di analisi contrastiva italiano-francese. Alcuni contributi significativi: L’emprunt lexical anglais dans le français contemporain_, La Scuola, Brescia, 1991;_ Studi sulla presenza dell’italiano nel francese del XIX e del XX secolo_, «L’Analisi Linguistica e Letteraria», III/2, 1995, pp. 361-408;_ Le langage des pierres précieuses et l’expression des sentiments_, «Le Moyen Français», 50, 2002, pp. 47-60;_ Lexique panlatin du commerce électronique - Italien_, Realiter, Bureau de la Traduction du Canada, Montréal 2004_; La synonymie dans l’histoire du lexique des sciences_, in Sinonimia e_ “differentiae”: teorie e metodologie a confronto dall’antico al moderno_, Accademia Peloritana-Napoli, ESI, 2006._

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