Esce una Storia dell'italiano scritto (Carocci editore), che, raccogliendo i saggi di una trentina di linguisti, si propone – come scrivono i curatori Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin – di «rintracciare il retroterra scritto di ciò che oggi identifichiamo con la lingua nazionale». L'impresa editoriale è destinata a costituire un caposaldo degli studi specialistici, così come avvenne vent'anni fa con i tre volumi della Storia della lingua italiana einaudiana, curata da Luca Serianni e Pietro Trifone. La recente Storia dell'italiano scritto avanza nel percorso che ha portato ad abbattere i confini tra generi di scrittura considerati come appartenenti a categorie lontane e incomunicabili. Non esiste soltanto la fondamentale e sublime tradizione dell'italiano letterario, ma, corradicali ad essa, vari generi e tipologie di testi scritti, avvicinati da un continuo dialogo e in relazione costante con la dimensione del parlato. Badando più agli elementi comuni che alle pur rilevate diversità, agli epigoni piuttosto che ai protagonisti, proprio i generi sono messi sotto la lente d'ingrandimento, saggio dopo saggio: dalla Lirica (che apre il primo volume, dedicato alla Poesia), ai Volgarizzamenti (in testa al secondo volume, sulla Prosa letteraria) fino alle Scritture digitali (che chiudono il terzo volume, sull'Italiano dell'uso).