Mentre la linguistica contemporanea studia con sempre maggiore attenzione come funziona la concreta e viva produzione dei testi e degli enunciati, la grammatica tradizionale impartita a scuola viene sentita dagli stessi insegnanti come una diga che stenta a reggere l'onda della lingua d'oggi, anomala, nella quale i giovani, secondo i punti di vista, sguazzerebbero o, viceversa, dalla quale sarebbero sommersi. In questo Speciale, numerosi linguisti, impegnati nel trasformare le nuove acquisizioni in suggerimenti di prassi didattica rinnovata, affrontano di petto la tradizione grammaticale scolastica e ne segnalano limiti e criticità. Una cosa è certa: la grammatica presentata come una tassonomia di nomenclature astratte è destinata all'oblìo immediato, tanto che non è maneggiata bene da molti studenti d'università; se la grammatica in classe parte dalle definizioni (non di rado imprecise e fuorvianti, tra l'altro), la lingua diventa un blocco inerte, non un mezzo e un prodotto mobile e articolato su cui ragionare, sperimentare, esercitarsi per farlo funzionare al meglio, tra regole e potenzialità. Interventi di Ugo Cardinale, Luca Cignetti, Daniele D'Aguanno, Cristiana De Santis, Silvia Demartini, Simone Fornara, Giorgio Graffi, Fabio Rossi, Fabio Ruggiano.