di Natascia Tonelli*

Diceva Carducci di Petrarca, in una lettera del 1862: «All’Università do a intendere […] chi era il Petrarca, e perché scriveva così, e come qualmente e’ non fosse un canonico che faceva all’amore […] ma sì veramente fosse un gran pensatore e un gran cittadino […], il solo avanti la Francia del sec. XVIII che della letteratura si servisse come istrumento di civiltà su tutta l’Europa».

Petrarca, Carducci e la civiltà letteraria

La letteratura era ed è strumento di civiltà: la semplice e perentoria dichiarazione di Carducci credo condensi il senso profondo della campagna a sostegno dell’utilità della letteratura che da qualche anno è portata avanti con convinzione, e particolarmente a scuola, da chi ritiene che essa possa costituire il motore privilegiato per lo sviluppo di competenze essenziali alla vita individuale e sociale. Che nello specifico l’enunciato riguardi proprio Petrarca, il quale per noi, nelle nostre scuole, resta il prototipo del poeta della lirica pura che sgorga dalle solitarie malinconie d’amore, mi pare tanto più pieno di significato e meritevole, oggi, di essere sottolineato. Non che storicamente questo non sia stato sempre ben chiaro: basterebbe ricordare il monito, grido, invito ai ‘signori della guerra’ che proprio dal Canzoniere di Petrarca Machiavelli deriva per chiudere il Principe coi versi finali della canzone all’Italia, I’ vo gridando: Pace, pace, pace –; insieme al fatto che – semplificando radicalmente – proprio lungo questa trafila precipuamente letteraria, il cui punto d’origine era stato individuato in Dante, si sono formate identità linguistica e unità nazionale: testo e testi risorgimentali per eccellenza, quelli di Dante, Petrarca e Machiavelli, hanno formato generazioni di patrioti e di italiani in genere.

I valori e la scuola

Ma non si tratta certo di fare, ora né mai, della retorica identitaria o peggio nazionalista, e tanto meno a scuola; benché credo che l’idea di parlare di valori non dovrebbe più allarmare, resi infine consapevoli della deriva umana, personale e sociale, cui ha condotto il vittorioso imperio dell’uguale e contraria retorica dell’attacco ad ogni valore. Quel compito della letteratura, istitutrice etica e morale in quanto direttamente veicolante sani principi attraverso i suoi contenuti, ha fatto ed esaurito il suo corso storico, potendo vantare comunque al suo attivo uno straordinario e ben impiegato ‘valore d’uso’ …

Letteratura e civiltà tra neuroni e società

Non si allude a questo, tutt’altro. La civiltà cui la letteratura è profondamente funzionale è da intendersi in accezione più ampia e specifica al tempo stesso: relativamente alla persona, al singolo individuo, sia nella sua formazione e crescita personale sia nella sua postura e interazione sociale come cittadino. E i canali attraverso i quali la letteratura risulta determinante nella formazione delle persone non passano attraverso i suoi contenuti: è stato dimostrato scientificamente, dal punto di vista neuronale, e sondato attraverso indagini sociologiche quanto anche la sola ‘semplice’ lettura di opere letterarie attivi nel lettore la capacità di fare esperienza nel suo proprio corpo delle immagini, delle azioni, delle metafore poetiche; e dunque quanto consenta di vivere e accogliere in sé l’altro, la diversità, l’alterità: effetto e risultato che si estende poi al gruppo sociale, al gruppo classe in cui la lettura sia stata praticata.

L'incontro con la letteratura a scuola

Gli anni scolari costituiscono per la massima parte dei giovani l’occasione, che può anche rimanere unica, di incontro con la letteratura. Non possiamo correre il rischio che questo incontro risulti meramente nozionistico e dunque fallimentare: deve invece saper essere profondamente formativo, decisivo per la loro vita. Gli studenti devono essere messi nelle condizioni di fruire delle opportunità di crescita, orientamento, conoscenza, scoperta, piacere, divertimento che la frequentazione delle opere letterarie garantisce e potrà sempre garantire loro, promuovendone al contempo le capacità di riconoscere ed esprimere sentimenti ed emozioni, di conoscere e rispettare l’altro da sé, sia esso essere umano, animale o paesaggio, attivandone così responsabilità sociale e civica, sguardo critico sul mondo e possibilità di orientarvisi coll’interpretarne i molti linguaggi; sprone dell’immaginario e chiave della possibilità di fruizione della bellezza. Credo si debba spostare con decisione il fine dall’oggetto di insegnamento al lettore, al quale la letteratura possa, anzi debba risultare innanzi tutto uno strumento utile per l’esercizio autonomo della crescita culturale ed emotiva, della cittadinanza consapevole, e utile a promuoverne la capacità individuale di apprendimento continuo: non soltanto i metodi ma anche le finalità dell’insegnamento superiore della disciplina credo debbano essere diversamente orientati.

Dante e l'inferno degli immigrati

In modo anche immediato e pragmatico, lo studio della letteratura a scuola dà parole, dà voce all’espressione di sé e del mondo, può fornire le coordinate per leggere e interpretare, può consentire di collocare e verbalizzare quel che avviene, e quindi, verbalizzando, di governare, di intervenire e interagire. Una sola basica e paradigmatica esemplificazione conclusiva: circa un centinaio di scuole ha aderito a un recente concorso inteso a prospettare secondo questo taglio lo studio della Commedia di Dante. Erano stati proposti alcuni elementi di riflessione, e i lavori pervenuti hanno dimostrato, in molti casi, la possibilità da parte degli studenti di riappropriarsi del testo dantesco passando sia attraverso un approfondimento della sua conoscenza, sia in un certo senso approfittando della sua conoscenza: utilizzandolo quale chiave di lettura di loro esperienze di vita. Insomma mettendo in rapporto attivo la letteratura con la vita col mettere contestualmente in gioco competenze e capacità estremamente complesse e articolate, fra l’altro senza mai strumentalizzare superficialmente elementi del testo: nella realizzazione di ‘prodotti’ di varia natura (e qualità anche notevole: filmati, musiche, giornali, rappresentazioni coreutiche e teatrali), nella scrittura di sé, di drammi personali e sociali che possono così venire affrontati e detti. È stato il caso fra gli altri di un e-book, romanzo-diario di viaggio raccontato in prima persona (maschile) da un migrante clandestino fortunosamente approdato alle nostre coste, internato in un centro di accoglienza e protagonista di successive peripezie, romanzo scritto da quattro ragazze diciassettenni che vi ricalcano consapevolmente le tappe dell’infernale viaggio dantesco.

Nota bibliografica

La bibliografia relativa alle competenze conseguibili attraverso la lettura e lo studio della letteratura è recente ma straordinariamente ampia e in rapido aumento. Mi limito a segnalare il progetto Compita, ‘competenze dell’italiano’, rivolto all’insegnamento della letteratura nel triennio delle superiori (vedi www.compita.it; Per una letteratura delle competenze, a c. di N. Tonelli, Loescher, Torino 2013, scaricabile all’indirizzo http://www.laricerca.loescher.it/quaderno_06/index.html ), di cui riferiscono anche alcuni dei quaderni di Didattica e Letteratura grazie ai quali è possibile reperire ampie indicazioni bibliografiche (http://www.laricerca.loescher.it/quaderni/qdr.html), e il convegno biennale sull’orientamento narrativo “Le storie siamo noi” coi relativi quaderni di studio (www.lestoriesiamonoi.eu). Tengo comunque a sottolineare qui il rilievo della riflessione di Remo Ceserani (particolarmente Convergenze. Gli strumenti letterari e le altre discipline, Bruno Mondadori, Milano 2010) e il lavoro di Simone Giusti (Insegnare con la letteratura, Zanichelli, Bologna  2011; Per una didattica della letteratura, Pensa, Lecce 2014).

Sull’uso formativo della letteratura a scuola si vedano Ph. Perrenoud, Costruire competenze a partire dalla scuola [2000], trad. di G. Gialdino, Anicia, Roma 2010,e Martha Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica [2010], il Mulino, Bologna 2011.

L’importanza della lettura per le neuroscienze è un campo dalle straordinarie e non ancora del tutto sondate potenzialità: per cominciare si veda M. Iacoboni, I neuroni specchio. Come capiamo ciò che fanno gli altri, Bollati Boringhieri, Torino 2008 e  G. Lakoff, Pensiero politico e scienza della mente, Bruno Mondadori, Milano 2010.

Il concorso-convegno Dante come lo vorrei si è tenuto a Siena nei giorni 27-28 marzo 2016: i lavori prodotti dalle scuole selezionate e gli atti delle tavole rotonde saranno pubblicati nei siti www.compita.it e www.dantenoi.it.

*Natascia Tonelli insegna letteratura italiana all'Università di Siena. Studiosa di poesia medievale e contemporanea, è autrice di numerosi saggi su Cavalcanti, Dante, Petrarca e sulle forme chiuse nella lirica del Novecento. I suoi ultimi libri sono Fisiologia della passione. Poesia d'amore e medicina da Cavalcanti a Boccaccio (Firenze, Ed. del Galluzzo, 2015) e Per queste orme. Studi sul Canzoniere di Petrarca (Pisa, Pacini, 2016). È tra i direttori della rivista Per Leggere. I generi della lettura_. È stata a lungo presidente della Sezione didattica dell’Associazione degli Italianisti e si occupa di didattica della letteratura, condirigendo, con Simone Giusti, la collana Didattica&Letteratura per i Quaderni della Ricerca di Loescher._

Immagine: Scuola di villaggio

Crediti immagine: Albert Anker [Public domain]

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