Scioglie amor da l’amorose
ANSALDO CEBÀ
Scioglie amor da l’amorose
vive rose
di duo labbra vermigliette
parolette, onde ’l mio core
5 tocca amore
di soavi favillette.
E ne l’alma amor le scrive
vive vive,
col soave e puro inchiostro
10 di quell’ostro, ond’a bei detti
vezzosetti,
apre amor di perle un chiostro.
Care note pellegrine,
porporine,
15 deh chi tanto il cor mi cela,
che non svela i vostri onori,
tra gli ardori,
onde l’alma avvampa o gela?
Ahi che voci così care,
20 così rare
moverian gli altrui desiri
a sospiri, onde repente
la mia mente
toccherian novi martiri.
25 Taccia dunque il cor geloso,
timoroso,
qualor Livia, un dolce detto
leggiadretto al cor mandando
sospirando,
30 dice “Caro il mio caretto”.
Parafrasi
Commento
ANSALDO CEBÀ
Ansaldo Cebà (Genova 1565-1623), di nobile famiglia, vive dapprima a Padova, ove studia letteratura greca e latina, poi dal 1591 a Genova. entrando a far parte dell’ Accademia degli Addormentati. Innamorato di Aurelia Spinola, morta nel 1596, le dedica la sua raccolta di Rime del 1601; s'innamora poi di una certa Geronima di Negro, che però prende il velo. Passa allora alla poesia gnomica, eroica e sacra, anche nella forma della canzonetta ronsardiana (come nelle Rime del 1611). Scrive anche due poemi d'argomento sacro, Lazzaro il mendico (1614) e La reina Ester (1615), il dialogo Il Gonzaga, ovvero del poema heroico (1621) e le tragedie La principessa Silandra, 1620; Alcippo spartano, 1623, postumo; Le gemelle capovane, pubblicata da Scipione Maffei nel 1723.Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli