Dappoi ch’è certo
AMICO DI DANTE
Dappoi ch’è certo che la tua bieltate,
gentil pulzella, mi ti face amare,
e ch’io altro non posso, benché fare
i’ lo volesse, de’ne aver pietate:
5 che chi ha colpa dé tutte fïate,
secondo la ragion, pena portare
di ciò che indi nasce; ed i’ appellare
posso ’l bellore e l’atto e l’umiltate
di te, che m’hanno tolta la balìa
10 di poter far di me più che ’n piacere
si’ al tuo gentil cor, cu’ serv’ i’ sono;
per ch’io ti chero e addomando in dono
ch’a umiltà s’acconci il tu’ volere
ver’ me, o tal bieltà di te to’ via.
Parafrasi
Poiché è sicuro che è la tua bellezza, nobile fanciulla, a far sì che
io t’ami, e che io non posso far altro, anche se lo volessi, devi averne
pietà: giacché chi è in colpa deve in ogni caso, secondo le regole,
subire la punizione per le conseguenze che ne derivano; dunque
io posso accusare la tua bellezza e il tuo atteggiamento gentile che
mi hanno tolto la libertà di poter fare di me stesso qualcosa di
diverso da ciò che possa essere gradito al tuo nobile cuore, di cui
io sono servo; perciò ti chiedo e ti domando in dono che tu voglia
gentilmente accondiscendere ai miei desideri, oppure che una così
grande bellezza tu la faccia sparire.
Commento
La corona di 61 sonetti un tempo indicata con il titolo
Trattato della maniera di servire, o Trattato di ben servire, o
anche Trattato d’amore, di cui Dappoi ch’è certo fa parte,
più che costituire un trattatello sull’amore espone una serie
di casi amorosi e di considerazioni moraleggianti. Il suo linguaggio
prezioso riecheggia i modi della poesia fiorentina di
questi anni, da Guido Guinizzelli a Guido Cavalcanti, a Lapo
Gianni, a Cino da Pistoia e al giovane Dante Alighieri, pur
restando ai margini del Dolce stil novo, e si ispira ai modi
della trattatistica amorosa di ascendenza provenzale e ai temi
di Guittone d’Arezzo. In questo sonetto (il ventisettesimo),
con un gioco letterario al limite dell’acrobazia, il poeta giunge
a proporre all’amata una scelta definitiva: appagare i desideri
dell’innamorato oppure rinunciare alla propria bellezza.
AMICO DI DANTE
Il cosiddetto Amico di Dante (designazione convenzionale, forse ispirata alla consuetudine terminologica degli storici delle arti figurative) è un anonimo poeta fiorentino che fa parte della cerchia dell’Alighieri, ma non ancora della scuola dello Stil nuovo. Oltre ai sonetti gli si attribuiscono cinque canzoni (Ben aggia l’amoroso e dolce core, Amor, per Deo, più non posso sofrire, La gioven donna cui appello Amore, A voi, gentile Amore e Poi ch’ad Amore piace). Probabilmente tutte queste composizioni risalgono all’ultimo decennio del Duecento.Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli