Eo ho la più fina druderia

ANONIMO VENETO

       

       Eo ho la più fina druderia
       de null’om vivent, land el cor
       me n’ resana.
       Amola plui de cosa che sea,
5        la çemma Malgareta, flor
       d’ogna cristiana,
       land li mal parleri me viria:
       che Cristo criatore,
       gli dea mor subitana.
10      Voluntera m’enoia
       quela çente croia;
       mai la clera luce
       speso me conduce
       en soa çambra aulente çença rancura.
15      Cristo criatore, qual no t’ire
       sovra li mal parleri
       che i viria l’amor?
       Quili che l’amore fai smarire,
       mandaglie tristança
20      e gremeça e dolor;
       a colpo de tron li fai murir,
       li false lusinger
       e mal parler traditor;
       poi seria lo mondo
25      dolç e pur e mondo,
       e la drudiria
       dreta en bona via:
       l’amor è retornato e’ dritura.
       A udir de lo sapio favelar
30      de la rosa de l’orto
       che so’ le altre blançea,
       no varia lo mondo for amar,
       ch’ognomo serea morto
       s’el no fos drudiria,
35      ma’ no seria rire né iucar,
       solaço né deporto
       né fina curtisia.
       Ma le bone c’ama
       per Deo se reclama
40      contra tuta çent
       che d’amar no sent:
       d’ogna bontate sa la natura.
       Quando la raina me consent
       d’andar a lo palaço,
45      land eu sogl deportar,
       tanto me ’n par bela et avinent
       Malgareta, or la teng e’ braç,
       non me pos saciar;
       land gl’invilosi ha ’l cor dolentre
50      ch’eu me ai solaço
       de quela che no ha par.
       Çoiosa Malgareta,
       dulçe sapurita,
       c’ha ensignament
55      de norbio parlament
       sor le altre done, ge n’ai la ventura.


Parafrasi

Io ho la più bella amata di qualunque altro uomo vivente, e perciò (laonde) il cuore mi si ricrea. L’amo più di qualunque cosa esistente, la gemma Margherita, fiore di ogni donna, e per questo i maldicenti mi danno addosso: che Cristo creatore dia loro una morte improvvisa! Davvero mi dà fastidio quella gente crudele; ma più la chiara luce spesso mi porta nella sua camera profumata senza alcuna preoccupazione. Cristo creatore, come mai non ti adiri contro i maldicenti che combattono l’amore? A quelli che distolgono dall’amore, manda tristezza e pena e dolore; a colpi di tuono (folgori) falli morire, i falsi lusingatori e malelingue calunniatrici; poiché il mondo sarebbe dolce, puro e pulito, e l’innamoramento cosa giusta e sulla buona strada:l’amore è volto nella giusta direzione. A sentire il saggio parlare della rosa dell’orto che sopra le altre biancheggia, non avrebbe valore il mondo senza l’amare, poiché ciascuno sarebbe morto se non ci fosse l’innamoramento, non ci sarebbe il ridere né il dilettarsi, né sollazzo né divertimento né raffinata cortesia. Ma le persone buone che amano lo rivendicano in nome di Dio contro tutti coloro che non sanno amare: conoscono la natura di ogni bontà. Quando la regina mi permette di andare a palazzo, ove sono solito trovare il mio svago, là tanto mi pare bella e avvenente Margherita, che se la stringo fra le braccia non mi posso saziare;sicché gli invidiosi hanno il cuore rattristato che io abbia piacere di colei che non ha pari. Gioiosa Margherita, dolce, saporita, che ha un’educazione raffinata nel morbido parlare più delle altre donne, io ne godo la fortuna.

Commento

Ecco un vero e proprio inno all’amore di coppia (la druderia), alle sue virtù salvifiche, all’impossibilità di vivere senza questo sentimento e senza l’amata, che qui si considera la più bella, la più buona, piena di gioia, di dolcezza, di sapore, dotata di grande raffinatezza e di un suadente e morbido (norbio) modo di parlare. Parallela è la maledizione di chi non apprezza l’amore e di chi ne parla male, accompagnata dall’invocazione a Dio perché le malelingue vengano fulminate. Con un punto di vista diverso da quello che sarà una caratteristica costante dei poeti dello Stil novo, qui la donna non è considerata un angelo quasi disincarnato, immerso in una luce divina che lo rende pressoché immateriale: l’innamorato della bella Margherita può avere la fortuna di tenerla tra le braccia, per un piacere “che non si può saziare”. Sempre necessaria e quasi sottintesa, però, in questa poesia - detta appunto ‘cortese’ - è la fina curtisia che connota il rapporto d’amore, caratterizzata dalla distinzione e dalla superiorità rispetto a ciò che è ‘villano’ e ‘volgare’: un insieme di onestà, di gentilezza, di “buone maniere” che caratterizza, nei loro rapporti, i gentiluomini e le gentildonne.

ANONIMO VENETO

Il testo di questo Anonimo Veneto, probabilmente di Treviso, proveniente da un codice della Biblioteca Ambrosiana e databile alla seconda metà del Duecento, è pubblicato nel 1960 da Ignazio Baldelli (Una canzone veneta provenzaleggiante del Duecento) nella rivista Studi di filologia italiana. Nella scelta delle parole, oltre a quello del volgare veneto, si sente l’influsso provenzale (sin dalla fina druderia del primo verso) e, in parte, anche francese.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli