Abito a trenta metri dal suolo

LUCIANO ERBA

       

       Abito a trenta metri dal suolo
       in un casone di periferia
       con un terrazzo e doppi ascensori.
       Questo era cielo, mi dico
5        attraversato secoli fa
       forse da una fila di aironi
       con sotto tutta la falconeria
       dei Torriani, magari degli Erba
       e bei cavalli in riva agli acquitrini.
10      Questo mio alloggio e altri alloggi
       libri stoviglie inquilini
       questo era azzurro, era spazio
       luogo di nuvole e uccelli.
       L’aria è la stessa: è la stessa?
15      sopravvivere: vivere sopra?
       Non so come mi sento agganciato
       la sera ha tempo di farsi più blu
       da un pallido re pescatore
       o, di passaggio qui in alto,
20      dal vero barone di Münchhausen.


Parafrasi

18 Il "re pescatore" è un personaggio di alcune opere del ciclo arturiano, ultimo discendente della stirpe dei re del Graal, custodi della preziosa reliquia.
20 Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen (Bodenwerder 1720-1797) fu un ufficiale tedesco, che divenne famoso per i suoi racconti inverosimili; a lui s’ispirò Rudolf Erich Raspe per il romanzo Le avventure del barone di Münchhausen (1785).

Commento

La materia di Luciano Erba, uno dei maggiori poeti italiani del secondo Novecento, è costituita da oggetti e luoghi privati sui quali l’occhio si posa con una leggerezza un po’ malinconica e a poco a poco si fa più indagatore: come dice lui stesso in una sorta di confessione, “sempre con la speranza che dietro il nulla si nasconda qualcosa”. In questi versi (da L’ippopotamo, 1989) la casa di periferia, “con un terrazzo e doppi ascensori”, sorge dove un tempo c’erano aironi, cavalli, acquitrini, famiglie gentilizie, o la sua. Il cielo e l’aria, però, non sono più gli stessi, “sopravvivere” non è “vivere sopra”; ma uno, nella luce serale, si sente trasportato in su, in una verità diversa, quella del “re pescatore” della leggenda del Graal o dei voli mirabolanti del barone di Münchhausen.
LUCIANO ERBA

LUCIANO ERBA

Luciano Erba (Milano 1922-2010), poeta, traduttore di poeti (tra cui Blaise Cendrars e Francis Ponge), critico letterario, docente di letteratura francese e di letterature comparate alla Cattolica di Milano, appartiene alla cosiddetta “Linea lombarda” (titolo di un’antologia di Luciano Anceschi del 1952) e alla sua “Quarta generazione” (titolo dell’antologia da lui pubblicata con Piero Chiara nel 1954), caratterizzata da un linguaggio lontano dall’ermetismo e volto verso una lingua più comune, colorata da un crepuscolarismo postbellico di tipo neorealista e illuminata da una vocazione morale - nella tradizione pariniana e manzoniana - e da una gentile ma non innocente ironia. All’esordio con Linea K (1951) seguono le raccolte Il bel paese (1955), Il prete di Ratanà (1959), Il male minore (1960), Il prato più verde (1977), Il nastro di Moebius (1980, premio Viareggio), Il cerchio aperto (1984), Il tranviere metafisico (1987, premio Bagutta), L'ippopotamo (1989, premio Montale-Librex), Variar del verde (1993), L'ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000).

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli