Di maggio
FOLGORE DA SAN GIMIGNANO
Di maggio sì vi do molti cavagli
e tutti quanti sieno affrenatori,
portanti tutti, dritti corritori;
pettorali e testiere di sonagli,
5 bandiere e coverte a molti intagli
e di zendadi di tutti colori;
le targe a modo degli armeggiatori;
vïuole e rose e fior, ch’ogn’uom v’abbagli;
e rompere e fiaccar bigordi e lance,
10 e piover da finestre e da balconi
in giù ghirlande ed in su melerance;
e pulzellette e giovani garzoni
baciarsi ne la bocca e ne le guance;
d’amor e di goder vi si ragioni.
Parafrasi
Per il mese di maggio ora vi propongo molti cavalli, e tutti quanti siano docili al freno, e tutti veloci, come autentici corridori, e abbiano finimenti del pettorale e della testa muniti di sonagli, stendardi e drappi riccamente ornati e finisimi drappi di tutti i colori; gli scudi come quelli dei cavalieri che partecipano ai tornei; con viole, rose e fiori che tutti ne restino abbagliati; (si vedano) spezzare e ammaccare aste e lance da giostra, e da finestre e da balconi piovere in giù ghirlande (gettate dalle ragazze) e in sù melarance (gettate dai ragazzi); e fanciulle e giovanetti che si baciano sulla bocca e sulle guance; e si parli d'amore e di piacere.
Commento
Tra i poeti ‘comico-realistici’ o ‘giocosi’ del tempo di Dante Folgore ('fulgore') da San Gimignano è quello nei cui sonetti la contrapposizione tra il realismo della poesia comica e l’idealizzazione di tipo cortese e raffinato degli stinovisti appare meno forte, grazie alla sua capacità di fondere i due elementi in una sorta di elegante e luminosa atmosfera cavalleresca e amorosa, in un’aura quasi fiabesca, in cui tutte le liete immagini - i bei cavalli, le bandiere e le vesti multicolori, i fiori, le ghirlande, le melagrane, i giovani che si baciano amorosamente - si direbbero quasi immobilizzate in un festoso arazzo.
FOLGORE DA SAN GIMIGNANO
Folgore da San Gimignano, pseudonimo di Jacopo di Michele (San Gimignano, 1270-1332), fante e poi cavaliere nell’esercito del suo comune contro Pistoia, è autore di trentadue sonetti, quasi tutti appartenenti a tre ‘corone’: una sull’armatura a cavaliere di un giovane fiorentino e due (composte tra il 1309 e il 1317) sui giorni della settimana e sui mesi. Di quest’ultima, anche a comprovarne indirettamente la fama, fa una parodia il giullare aretino Cenne da la Chitarra.Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli