Aggiùngere

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aggiùngere (ant. aggiùgnere) v. tr. [lat. adiŭngĕre, comp. di ad- e iŭngĕre «unire»] (coniug. come giungere). – 1. Unire una cosa a un’altra (già data o fatta o calcolata o considerata); dare, mettere, dire in più: devi a. ancora un po’ d’olio al sugo; a. al conto la percentuale di servizio; non aggiungete altri pensieri a quelli che ho già; aggiungerò ancora un’osservazione. Con l’ultimo sign., anche seguito da prop. oggettiva: aggiunse di non essere al corrente su quanto accaduto; aggiunse che non c’era altro da fare; aggiungi che ... (col senso di «inoltre; c’è anche da considerare che»); e come inciso, soggiungere: «E tu», aggiunse, «pensaci bene». Letter., a. fede, prestar fede; a. animo, far coraggio, incoraggiare. 2. rifl. Congiungersi, unirsi: il ponte ... Dove s’aggiugne con l’ottava ripa (Dante); Amor s’è in lei con onestate aggiunto (Petrarca); esserci in più, sopravvenire in più, sommarsi ad altro: s’aggiungono ogni giorno nuovi motivi di malcontento; s’aggiungono al mio dolore anche molte preoccupazioni. 3. tr. e intr., ant. Giungere a, raggiungere: né mai al vero non aggiunse né s’apressò (Boccaccio); Tutto l’orbe trascorre, ogni confine Degli spazi ... Peregrinando aggiunge (Leopardi); aggiunse il sommo dell’esser suo (Carducci). ◆ Part. pass. aggiunto, anche come agg. e s. m. (v. la voce).