Agnèllo

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agnello


agnèllo s. m. (f. -a) [lat. agnĕllus, dim. di agnus «agnello»]. – 1. a. Il nato della pecora, fino a un anno d’età: il belato dell’a.; la favola del lupo e dell’a.; è simbolo di timidezza e di mitezza, e perciò è spesso termine di confronto in locuz. quali mansueto, mite, tenero come un a., e anche è un a., sembra un agnello. Gli è attribuita anche l’innocenza, e come tale è simbolo, nel Nuovo Testamento, di Gesù Cristo immolato, vittima innocente, per la salvezza degli uomini, e additato nel Vangelo di Giovanni come «l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (cfr. anche Dante, Purg. XVI, 16-19: Io sentia voci, e ciascuna pareva Pregar per pace e per misericordia L’Agnel di Dio che le peccata leva. Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia); nell’iconografia cristiana è frequente la rappresentazione di Cristo in figura di agnello, spesso recante una croce o uno stendardo con disegnata la croce (a. pasquale), ed è diffusa anche la confezione e la vendita di agnellini di zucchero durante le feste di Pasqua. b. La carne dell’agnello macellato: comprare un a. intero, un chilo d’a., costolette d’a.; o cotta come pietanza: a. arrosto, a. in umido coi piselli, ecc.; l’agnello arrosto è, in parecchie regioni, piatto tradizionale delle feste pasquali. c. La pelle conciata dell’agnello, rasata (che ha gli stessi usi di quella del capretto, ma è meno pregiata), o con la lana: una pelliccia d’a., un collo, una guarnizione d’agnello. 2. In numismatica, moneta d’oro (così chiamata per l’agnello pasquale che figura nel dritto) del valore di 16 soldi parisis, coniata dai re di Francia, da Filippo il Bello a Carlo VII; ebbe larga diffusione, e fu imitata negli stati confinanti. ◆ Dim. agnellino (agnello giovane e tenero; fig., persona di grande dolcezza e timidezza; pelliccia d’agnellino, ricavata da pelli di agnelli di Persia uccisi subito dopo la nascita), meno com. agnellétto; accr. agnellóne (v.), agnellòtto.

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