Bruno

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bruno


agg. e s. m. [dal germ. brūn «di colore scuro lucente»]. – 1. agg. a. Scuro, tendente al nero: vestito b., carnagione b., capelli b.; aere b. (Dante), vicino a notte. In partic., si disse camicia b. la camicia marrone chiaro che faceva parte della divisa degli aderenti al partito nazionalsocialista in Germania (e fig., per indicare gli aderenti stessi: le camicie brune di Hitler). Talora addirittura nero: abito, velo b., da lutto. b. Riferito a persona, di carnagione e capelli scuri: un giovane b., una ragazza b.; molto comune sostantivato, spec. al femm.: le bionde e le b.; una bella bruna. c. Razza b. alpina, razza bovina originaria delle Alpi lombardo-svizzere, di colore bruno più o meno chiaro, allevata per il latte e per la carne, oltre che per il lavoro. 2. s. m. a. Color bruno: la regia moglie, Che bruna è sì, ma il b. il bel non toglie (T. Tasso), emistichio quest’ultimo ripetuto anche come proverbio; quindi, oscurità: cominciatosi a far b. (Varchi), ad annottare. b. Nome di varie sostanze organiche artificiali coloranti in bruno, di natura diversa, appartenenti prevalentemente alla classe dei composti diazoici e antrachinonici: b. di antracene o di alizarina, per la tintura di cotone, lana e seta; b. di Bismarck, polvere scura usata per tingere cotone, lana, cuoio, ecc. c. Abito nero o altro segno di lutto: portare, prendere, smettere il b.; mettere il b. alle bandiere (cfr. abbrunare); parare a bruno. 3. s. m. In numismatica, nome del denaro imperiale pavese che, diminuito notevolmente d’intrinseco al principio del sec. 12°, appariva non più bianco ma di color bruno: a Genova fu detto bruneto. La stessa denominazione ebbe il denaro di Lucca alla fine del sec. 12°. ◆ Dim. brunétto, riferito soprattutto al colore dei capelli e della carnagione, anche come sost., spec. al femm.: una graziosa brunetta (sono usati anche i sottodim. brunettino e brunettina).