Calo

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calo


s. m. [der. di calare]. – 1. a. ant. L’atto, il fatto di calare, l’andar giù, discesa: il giorno È già sul c. (Pascoli); più spesso fig., declino, decadimento di potenza: Non era vinto ancora Montemalo Dal vostro Uccellatoio, che, com’è vinto Nel montar sù, così sarà nel c. (Dante); E ’l regno degli Assirii fe’ tal c. (Sacchetti). b. Abbassamento, diminuzione: un c. di temperatura, di pressione; anche riduzione, contrazione: c. delle vendite, dei consumi, della produzione. c. fig. Diminuzione di una capacità fisica: c. della vista, dell’udito; decadimento dell’attività mentale: c. intellettivo, perdita di forza, di vigore per malattia o altri problemi: da un po’ di tempo ha fatto un gran c.; da quando è andato in pensione ha avuto un c. improvviso; diminuzione del peso corporeo in seguito a cure dimagranti o a malattia: grazie alla dieta ha avuto (o ha fatto) un c. di più di sei chili; anche, perdita di prestigio, di notorietà: il successo della trasmissione è in c.; il partito alle lezioni ha avuto un forte calo. d. In senso attivo, la gettata delle reti per la pesca. 2. a. Diminuzione: prendere a c. qualcosa, pagando solo la quantità che se ne consuma, e restituendo il non consumato. b. Perdita di peso o diminuzione di volume di un prodotto solido o liquido che avviene per cause diverse, durante la lavorazione o la permanenza in magazzino. c. ant. Differenza in meno tra il peso effettivo della moneta e il suo peso legale. 3. Ribasso, diminuzione di prezzo o di valore: il grano ha fatto un c. notevole; l’oro, dopo il c., è risalito; anche assol., nel gioco di borsa. 4. gerg. Il momento successivo all’assunzione di una droga, quando ne svanisce l’effetto.

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