Carità

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carita


carità s. f. [lat. carĭtas -atis, propr. «affetto, amore», der. di carus «caro»]. – 1. L’amore che, secondo il concetto cristiano, unisce gli uomini con Dio, e tra loro attraverso Dio: fervore, ardore di c.; virtù di c., anche tra i beati (cfr. Dante, Par. III, 64-90); atto di c., formula con cui si dichiara il proprio amore a Dio, e al prossimo per amore di Dio; atto eroico di c., nella teologia cattolica, l’offerta spontanea fatta dal fedele a Dio, in suffragio delle anime del Purgatorio, di tutte le sue opere satisfattorie in vita e di tutti i suffragi ch’egli può avere dopo la morte. 2. a. Più comunem., amore attivo per il prossimo che si esplica soprattutto attraverso le opere di misericordia: avere spirito di c.; uomo acceso di c., mosso da c., pieno di c.; persona senza c., che non ne possiede la virtù, o non si fa scrupolo di danneggiare o molestare il prossimo. b. Sentimento umano che dispone a soccorrere chi ha bisogno del nostro aiuto materiale: avere, mostrare c. verso i poveri; istituti, ospizî di c., che hanno lo scopo di soccorrere gli indigenti. Suore di c., o anche Figlie della c., denominazione generica di religiose dedite alla visita e all’assistenza degli ammalati (analogam., Dame di c., se laiche). c. Vostra C., titolo usato un tempo nel rivolgersi a prelati o anche, in genere, a persone caritatevoli. 3. Atto concreto ispirato da carità: fammi la c. di aiutarmi; in genere, fare la c. di qualche cosa, donare per virtù o per sentimento di carità: fatemi la c. di un po’ di pane; un benefattore, mosso a compassione del povero cercatore, fece al convento la c. d’un asino (Manzoni); assol., fare, chiedere la c., l’elemosina; c. fiorita, vera, gentile, delicata; c. pelosa, interessata. Nell’uso fam., fammi la c. di tacere, fatemi la c. di stare un po’ fermi, ecc., espressioni che equivalgono a «fare il piacere, fare la cortesia di» e sim., spesso pronunciate con tono di contenuta o manifesta impazienza. Come esclam., per carità!, invocando la carità altrui, implorando, raccomandandosi, o semplicem. ricusando, schermendosi: per c., non ci fate del male!; per c., non ci penso neppure!; anche in fine di frase, con sign. simile a «tutt’altro, neanche per sogno»: io, sperare qualcosa da lui? per carità! 4. letter. Amore, affetto, particolarmente verso i parenti o il proprio paese: c. di patria; la c. del natìo loco (Dante); Furor di gloria, e c. di figlio (Foscolo). 5. ant. Far c., mangiare insieme, prendere i pasti in comune, detto dapprima dei religiosi (cfr. agape), poi anche d’altre persone: ciascuno procurava alcuna coserella da mangiare ... e così insieme facevano c. (Cavalca).