Clauṡura

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clausura


clauṡura s. f. [dal lat. tardo clausura, der. di claudĕre «chiudere»; cfr. chiusura]. – 1. ant. Chiusura: fuor de la sepulcral buca, cioè de la c. del sepulcro (Buti). 2. Regola che disciplina l’ingresso o l’uscita nelle case religiose; nell’uso com., spec. quella, ristretta, di alcuni ordini religiosi (distinta in due specie: la papale imposta ai monasteri di monache interamente dedite alla vita contemplativa, e la clausura adeguata all’indole e alla missione di ogni istituto); con senso concr., la parte del convento nella quale i religiosi vivono, e dove è proibito entrare a tutti per le comunità di donne, alle sole donne per quelle degli uomini: vivere in c.; monaci, monache di c.; osservare, rispettare la c.; rompere, violare la c. (cioè il divieto di entrare). 3. fig. Vita molto ritirata, appartata; luogo isolato e poco frequentato: non esce mai di casa e fa vita di c.; ritirarsi a vivere in c. in una casa di campagna.