Cybercultura

Neologismi (2008)

cybercultura


(cyber-cultura), s. f. La cultura dell’era informatica e telematica. ◆ Sul tentativo di esorcizzare l’abisso del corpo, scrive [Franco] Rella, si fonda gran parte della tradizione occidentale. Da Platone alla gnosi, dall’ascesi mistica alle cyberculture, è un susseguirsi di condanne nei confronti della «prigione dell’anima». (Carlo Formenti, Corriere della sera, 26 febbraio 2000, p. 37, Cultura) • Il corso si propone di fornire un primo approccio ad un nuovo ed affascinante campo di studio che oltrepassa le singole discipline tradizionali [quello dei «cultural studies»]. […] Sue caratteristiche generali possono essere considerate l’attenzione al rapporto tra sapere e potere (che ha trovato nell’opera di Michel Foucault un nuovo sviluppo), lo studio delle pratiche culturali intese in senso lato (cioè comprendenti tutte le attività umane), nonché l’elaborazione di nuovi metodi che consentano di porre al centro della riflessione stili di vita e fenomeni che (come il postmoderno, il femminismo, il multiculturalismo, la cultura giovanile, la cyber-cultura, la globalizzazione e le reazioni ad essa...) sono contraddistinti dall’incontro e dalla mescolanza di codici appartenenti ad ambiti differenti. (Mail Perry, Stampa, 29 giugno 2001, Torinosette, p. 77) • nel 1993 a via del Vignola nasce la Castelvecchi, con due persone, Alberto Castelvecchi e Alessandra Sgambetti. Sui binari dell’innovazione e della ricerca di nuove tendenze parte bene, con collane sulla cybercultura, in tempi non sospetti, e sul sesso, estremo. (Geraldine Schwarz, Repubblica, 15 giugno 2007, Roma, p. XIX).

Composto dal confisso cyber- aggiunto al s. f. cultura.

Già attestato nella Stampa del 29 maggio 1996, p. 21, Società e Cultura, nella variante grafica cyber-cultura.