Dièci

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dieci


dièci (ant. dièce) agg. num. card. [lat. dĕcem]. – Numero successivo al nove, composto di cinque più cinque unità (in cifre arabe 10, nella numerazione romana X), corrispondente cioè alla somma delle dita nelle due mani dell’uomo, e per questo assunto dalla maggior parte dei popoli come base del sistema di numerazione ordinario: d. anni, d. chilometri, ecc. Come s. m., il numero 10: i multipli del d., puntare sul d., prendere d. in matematica; giocare il d. di picche; e sottintendendo un altro sostantivo (giorno, anno, ecc.): l’udienza è stata rinviata al d. di giugno; è nato nel ’10 (per es., del 20° sec., nel 1910). Al plur., in denominazioni storiche: i D., collegio di dieci membri che governò Atene dopo la caduta dei Trenta tiranni fino al ritorno della democrazia (tra il maggio e l’ottobre del 403 a. C.); i D. di Balìa, magistratura fiorentina dei sec. 14° e 15° che entrava in funzione in tempo di guerra, assommando ogni potere; il Consiglio dei D. (v. consiglio, n. 5 e). Con valore approssimativo o indeterminato, per indicare genericamente una quantità notevole: lavorare, mangiare per dieci. Come s. f. pl., le d., le ore 10 (del mattino, o le 22 della sera).