Distanza

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distanza


s. f. [dal lat. distantia, der. di distare «distare»]. – 1. La lunghezza del tratto di linea retta (nell’ordinario spazio euclideo, altrimenti del tratto di geodetica) che congiunge due punti (e che s’identifica col concetto del minimo percorso tra questi), o, più genericamente, la lunghezza del percorso fra due luoghi, due oggetti, due persone: d. fra una casa e l’altra, fra due città; che d. c’è da Roma a Napoli?; gli sparò alla (o dalla) d. di 20 metri; d. in linea d’aria; misurare la d.; stima delle d.; la navigazione aerea ha abolito le d.; d. di sicurezza, nella circolazione stradale e in balistica (v. sicurezza); d. legale, quella (non inferiore a tre metri) che la legge impone di osservare, nei rapporti di vicinato, in caso di costruzioni, piantagioni, scavi, ecc. In una schiera di soldati, di ginnasti e sim., intervallo tra le file, tra gli individui, tra le colonne: tenersi a giusta d., tenere la d., mantenere il distacco regolare tra colonna e colonna, tra fila e fila, ecc.; aumentare, raddoppiare, serrare le distanze. Usato assol., s’intende grande distanza, intervallo di spazio notevole: rimanere, tenersi a d., in distanza; non riuscivo a vederlo a causa della d.; n’apparve una montagna, bruna Per la d. (Dante); in distanza, come locuz. avv., lontano: si vedeva, in d., la cima del campanile. Nell’attività didattica, la locuz. a distanza viene usata per qualificare funzioni svolte utilizzando reti di comunicazione telematiche: educazione, o istruzione, a distanza, metodo di studio e di insegnamento che si avvale di una rete di comunicazioni postale o telematica e pertanto non è soggetta all’immediato controllo degli insegnanti ma si appoggia a sistemi di consulenza e sorveglianza esterni per sostenere gli studenti nella programmazione dello studio e nella verifica dei risultati raggiunti; anche, università a distanza, l’insegnamento di materie universitarie realizzato nelle forme e con le procedure dell’educazione a distanza. 2. Con accezioni partic.: a. Nello sport, spazio compreso tra il punto di partenza e quello d’arrivo di una gara di velocità (spesso sinon. di percorso): coprire una d., effettuare un determinato percorso. b. In matematica: d. tra un punto e una retta (o un piano), la distanza del punto dato dal piede della perpendicolare condotta per il punto alla retta (o al piano); d. tra due rette parallele (o tra due piani paralleli), la lunghezza del segmento perpendicolare avente gli estremi sulle due rette (o sui due piani); d. tra due rette sghembe (o anche minima d. tra due rette sghembe), quella tra i due punti in cui le due rette sono tagliate dalla loro unica perpendicolare comune. c. In geometria, d. zenitale (o colatitudine), uno dei tre dati necessarî per individuare la posizione di un punto nello spazio: è espressa in gradi e rappresenta un angolo (v. anche coordinata: coordinate polari di un punto nello spazio). d. In astronomia: d. polare di un astro, l’arco di cerchio orario compreso tra il polo nord celeste e l’astro; d. zenitale di un astro, l’arco di cerchio verticale compreso tra lo zenit e l’astro, pari al complemento dell’altezza sull’orizzonte e detta anche colatitudine. e. In ottica, d. coniugate, le distanze che due punti coniugati tra loro relativamente a un sistema ottico (un punto oggetto e il corrispodente punto immagine) hanno dai corrispondenti piani coniugati; per le d. focali di un sistema ottico, v. focale. 3. fig. a. Intervallo di tempo: Dante e Michelangelo vissero a grande d. l’uno dall’altro; anche il decorrere del tempo, in alcune locuz. del linguaggio sport. come vincere, affermarsi alla d., conseguire una vittoria o un’affermazione grazie alla propria resistenza fisica che si prolunga nel tempo più di quella dell’avversario. b. Differenza, diversità di valore, di carattere e sim.: c’è una bella d. fra il Petrarca e i suoi imitatori; fra me e lui c’è sempre stata molta distanza. Analogam., lasciare qualcuno a d., a molta d., superarlo, lasciarlo molto indietro (per valore riconosciuto, capacità, avanzamento nella carriera, ecc.). c. Disparità di condizioni sociali, di grado, di funzione, spec. in senso soggettivo, cioè il distacco che si tiene, e si sottolinea con il comportamento, da una persona o gruppo o classe, in considerazione della differenza di grado o di condizioni sociali esistenti: tenere, tenersi, stare a d., a debita d., a rispettosa d. (locuz. usate anche nel senso proprio); mantenere, rispettare, abolire le d.; tenere qualcuno a d., non dargli confidenza, non volere aver a che fare con lui. Di uso più recente l’espressione prendere le d., le debite d. da qualcuno (o anche da un gruppo, da un’ideologia, e sim.), tenersene lontano (senza rompere però del tutto i rapporti), spesso con l’intenzione di dissociare le proprie responsabilità.

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