Durata

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durata


s. f. [der. di durare]. – 1. Intervallo di tempo in cui si svolge, dal suo principio alla sua fine, un determinato fatto o fenomeno: la d. dell’eclissi; la d. della traiettoria di un proiettile; per tutta la d. del viaggio; d. stagionale, delle stagioni; e con riguardo alla continuità, alla resistenza, di lunga d., che dura a lungo (anche ellitticamente: una stoffa, un abito di durata, resistente, che fa buona riuscita), di breve d., che dura poco. Negli sport motoristici e spec. in aviazione, la permanenza in corsa o in volo con o senza rifornimento; analogam., prove di d., nel volo a vela. 2. Con sign. specifici: a. In fonetica, il tempo, assoluto oppure relativo, in cui si articola un determinato suono, con riferimento sia alle singole attuazioni individuali sia all’uso generale di una lingua. In molte lingue la diversità di durata ha valore fonematico, cioè distintivo: per es., in italiano molamòla〉 e mollamòlla〉 si distinguono per la diversa durata (e forza) della consonante l, in francese mettremètr〉 e maîtremèetr〉 si distinguono per la diversa durata della vocale è. b. Nella filosofia di H. Bergson (1859-1941), d. reale o pura, la forma che assume il fluire originario dei nostri stati di coscienza, quando viene intimamente sentito e riconosciuto, al di là di ogni sovrastruttura intellettuale o simbolica, come vivente successione, incessantemente in progresso e quindi sempre nuova e originale, di elementi qualitativi eterogenei che si compenetrano e si fondono tra loro come le note in una melodia; è contrapposta all’idea scientifica del tempo, in quanto considerato astrattamente come una successione di istanti identici, tradotto cioè in rappresentanzioni di natura spaziale per le necessità del ragionamento e della comunicazione. Per influsso della filosofia bergsoniana, il termine durata è passato a designare nella critica letteraria il «tempo» interiore di una narrazione o di un personaggio, la sua «curva» o traiettoria ideale, risultante dalla successione di tanti singoli atti, fatti, stati d’animo, ecc. c. Nel linguaggio giur., contratto di d., quello nel quale l’adempimento della prestazione è protratto per un certo periodo di tempo; comprende i contratti a esecuzione continuata (per es. la locazione), quelli a esecuzione periodica (per es. la rendita), e quelli a esecuzione saltuaria (per es. il conto corrente).