Ecopoetry

Neologismi (2019)

ecopoetry


s. f. Poesia caratterizzata da una spiccata sensibilità ecologista. ♦ L’Ecopoesia o Ecopoetry nasce e si diffonde nei paesi anglofoni e tuttora ha un largo stuolo di membri, basti pensare al numero di poeti che compare sulla nota e diffusa rivista letteraria di Jonathan Skinner “Ecopoetics”; in Italia, invece, l’unico esempio di Ecopoesia è il libro Ecopoesie nello Spazio-Tempo di Maria Ivana Trevisani Bach, che, contrapponendo esempi di natura incontaminata a esempi di natura violata, esprime un messaggio di allarme e di aiuto, parlando per la natura. (Rubina Auricchio, Notizie.it, 5 dicembre 2010, Cronaca) • Da diversi anni, tuttavia, anche gli studi “continentali” hanno accolto questo spazio di indagine di matrice ecologica: il dossier Ecopoetry. Poesia del degrado ambientale curato da Niccolò Scaffai – autore della recente monografia Letteratura e ecologia. Forme e temi di una relazione narrativa (Carocci 2017) – per la rivista «Semicerchio» (2018) ne è certamente uno degli esiti più felici, per almeno due ragioni. In primo luogo, esso tenta di ribaltare, con successo, questo “paradigma narrativo” dell’ecocritica affrontando, per via tematica, la poesia ecologica e le sue rappresentazioni del “degrado”. Da cui segue il secondo motivo: Ecopoetry indaga, o meglio attraversa una particolare dimensione fenomenologica del reale, una realtà, per l’appunto, degradata e inquietante, che volutamente prende le distanze dal tradizionale concetto di Umwelt di derivazione romantica – ma anche settecentesca, se ci rifacciamo a quella interpretazione filosofica del mondo naturale (Naturphilosophie) che va da Kant a Schelling. (Alberto Comparini, Alfabeta2.it, 16 giugno 2019, Poesia).

Voce ingl. composta dal confisso eco- aggiunto al s. poetry (‘poesia’). Nome di una corrente poetica che ha preso piede in Gran Bretagna sul finire del secolo XX; cfr. il contributo critico Ecopoetry: a Critical Introduction (2002), curato da J. Scott Bryson.