Fàbbrica

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fabbrica


fàbbrica (letter. fàbrica) s. f. [dal lat. fabrĭca «mestiere; lavorazione; officina», der. di faber (v. fabbro)]. – 1. a. L’attività, l’opera di fabbricare; costruzione di un edificio: mettere mano alla f.; cominciare, dirigere la f. d’un palazzo, d’un teatro, d’una chiesa; in senso fig. (nel quale confluisce anche il sign. 3), la f. di S. Pietro, un lavoro che dura all’infinito, come la costruzione e manutenzione della basilica di S. Pietro (con lo stesso senso si dice a Milano la f. del Duomo, e altrove l’opera del Duomo). b. ant. Prestazione personale obbligatoria per la costruzione di edifici pubblici; e per estens., il tributo in denaro che eventualmente la sostituiva. c. ant. Composizione; struttura: la f. dell’universo; la f. del mondo (anche titolo d’un vecchio vocabolario metodico italiano di F. Alunno, 1546-48); la f. del corpo umano, la sua costituzione anatomica, anche come denominazione generica o come titolo, in passato, di opere che la descrivono o di tavole che la rappresentano graficamente nell’insieme e nelle singole parti (ossa, articolazioni, muscoli, sistema nervoso, circolazione del sangue, apparato respiratorio e digerente, ecc.): famoso soprattutto il trattato De humani corporis fabrica (1543) dell’anatomico belga Andrea Vesalio, in sette libri. 2. Edificio, di qualsiasi genere, in corso di costruzione, o anche già finito, se si consideri in rapporto alla sua costruzione (sinon. quindi, ma ormai raro nell’uso com., di fabbricato): una bella, grande, solida f.; una f. ben disegnata; è caduto da una f. (in costruzione); città ricca di notevoli f., di edifici. Corpo di fabbrica, complesso di ambienti di un edificio, disposti e riuniti in modo da costituire un organismo strutturale autonomo, il quale, pur facendo parte dell’insieme, può essere considerato isolatamente e per sé stante, in quanto presenta caratteristiche distributive, costruttive e architettoniche proprie. 3. In diritto canonico, la chiesa o altro edificio sacro nella sua struttura materiale; anche, la conservazione e manutenzione dell’edificio sacro, che sono affidate alla fabbriceria, e, talora, la fabbriceria stessa. 4. a. Luogo dove si fabbricano cose determinate: f. di stoviglie, di ceramiche; f. di merletti, di bottoni; f. di sapone, di zucchero, di carta; f. d’armi; stabilimento in cui si produce qualcosa su scala industriale: una f. di automobili; il padrone, il direttore, il tecnico, gl’impiegati, gli operai d’una f.; aprire, chiudere una f.; andare in f., alla f.; prezzo di f., prezzo del prodotto all’uscita dalla fabbrica; consiglio di fabbrica (v. consiglio, n. 5 b); capo fabbrica, grafia meno com. di capofabbrica (v.); fam., non ne ho mica la f., a chi ci richiede troppo spesso qualche cosa, come se ne dovessimo esser sempre forniti. b. Usi fig.: f. di delitti, di menzogne, di birbanterie, f. di chiacchiere, con riferimento sia a persona singola, sia, e più spesso, a più persone o a un loro luogo di ritrovo; scherz., la f. dell’appetito, la necessità di mangiare: si fa, si lavora per la f. dell’appetito, detto a scusa di piccole miserie e umiliazioni a cui è costretto per campare chi non ha troppi mezzi. ◆ Dim. fabbrichétta, fabbrichina; accr. fabbricóna e, anche con accezioni proprie, fabbricóne m. (v.); spreg. fabbricùccia; pegg. fabbricàccia.

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