Grégge

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gregge


grégge s. m. (ant. s. f.; letter. gréggia s. f.) [lat. grex grĕgis] (pl. le gréggi, meno com. i gréggi; letter. le grégge). – 1. Branco di pecore o capre, affidato alla guida e alla custodia di uno o più pastori: g. stazionario, se vive sempre nella stessa località, g. transumante, se trascorre l’estate sulle montagne e l’inverno in pianura; il padrone, il custode del g.; guidare, custodire, pascere un g.; gli armenti e le gregge ne’ fecondi prati si ragunavano a pascolare (T. Tasso); Move la greggia oltre pel campo, e vede Greggi, fontane ed erbe (Leopardi); poet., g. lanuto, di pecore, g. barbato, di capre. Per estens., non com., armento: g. di cavalli, di bovi; poet., il marin g. (Ariosto), il complesso degli animali marini. 2. fig. a. Moltitudine di persone, in genere: D’anime nude vidi molte gregge (Dante); all’uscir de’ flutti ove s’immerse A ravvivar le gregge di Nerèo (Foscolo), le ninfe oceanine. b. In partic., le anime affidate alla guida spirituale di un pastore, cioè dell’autorità ecclesiastica: il g. del Signore; il g. cristiano; lettera pastorale diretta dal vescovo al proprio gregge. c. In senso spreg., gruppo di persone che, per mancanza di personalità, di iniziativa e di coraggio, si comportano passivamente accettando condizioni di inferiorità e soggezione: un g. di schiavi; non popolo ma gregge; il g. servile degli imitatori; era ben triste la visione di quel g. osannante al tiranno; Qui di pietà mi spoglio e di virtudi, E sprezzator degli uomini mi rendo, Per la greggia ch’ho appresso (Leopardi); letter., uscir di greggia, allontanarsi dall’uso comune, emergere dalla massa (cfr. l’agg. egregio).