Intermèdio

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intermedio


intermèdio agg. e s. m. [dal lat. intermedius, comp. di inter- e medius «medio»]. – 1. agg. Che sta in mezzo, che è posto tra due cose, tra due limiti di spazio o di tempo, o, fig., tra due possibilità: punto i. fra gli estremi di un segmento; gradi i. tra il minimo e il massimo; nei periodi di tempo intermedî; fra l’una e l’altra decisione vi sono cento soluzioni i.; nella rosa dei venti, punti i., gli otto punti equidistanti dai punti cardinali e intercardinali (cioè nord-nord-est; est-nord-est, ecc.). Anche di cose che, stando in mezzo, servono di passaggio, di unione: i toni di colore i. fra il rosso e il violetto; idee i., che collegano due altre; spiegare l’evoluzione semantica di un vocabolo analizzando i varî significati intermedî. Con sign. e usi più particolari: a. Nel linguaggio degli storici del diritto italiano, età i., quella compresa all’incirca tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente (fine sec. 5°) e la formazione dell’unità politica italiana (sec. 19°). Analogam., diritto i., il diritto che a tale età si riferisce. b. In anatomia, nervo i. (o intermediario s. m.) di Wrisberg, v. intermediario, n. 1 b. c. In economia, beni i., frutto di lavorazioni che possono considerarsi fasi di uno stesso processo produttivo, anche se sono svolte contemporaneamente e da imprese diverse. d. In fisica nucleare, neutroni i., quelli aventi energia intermedia tra quella dei neutroni epitermici e quella dei neutroni veloci (cioè all’incirca tra 100 e 20.000 eV). Con altro sign., bosone i., v. bosone. e. In meteorologia, aria i., massa d’aria di tipo temperato compresa tra aria artica e aria subtropicale, che ha origine alle latitudini intermedie e può avere il carattere di temperata fredda e temperata calda. f. In radiotecnica e in elettronica, frequenza i., sinon. di media frequenza. g. In zoologia: ospite i., o secondario, l’organismo (o ciascuno degli organismi) in cui si svolge una parte del ciclo vitale di un parassita, prima del raggiungimento della maturità sessuale nell’ospite definitivo; razze i., razze di polli che derivano dall’incrocio fra razze omeosome ed eterosome e che presentano caratteri intermedî fra queste. h. In chimica (anche come s. m.), di composto preparato come stadio di passaggio nella produzione di altri composti sintetici, spec. coloranti e prodotti farmaceutici; per es., sono intermedî del catrame alcuni derivati del benzene, della naftalina, dell’antracene, ecc. che entrano nella preparazione di coloranti, esplosivi, farmaceutici. 2. Altri usi sostantivati: a. Nel linguaggio sindacale, lavoratore subordinato (facente parte dei cosiddetti quadri intermedî) le cui mansioni, pur non potendo dar luogo al riconoscimento della qualifica impiegatizia, richiedano una specifica competenza tecnico-pratica e si esplichino nella guida e nel controllo di un gruppo di operai, o comunque siano tali da comportare una fiducia e una responsabilità normalmente non richieste agli operai. b. Nello scheletro degli arti dei vertebrati tetrapodi, ossicino (o cartilagine) situato fra il radiale e l’ulnare del carpo, e rispettivam. fra il tibiale e il fibulare del tarso. 3. s. m. Spettacolo teatrale, diffuso nelle corti italiane del Rinascimento e basato sulla musica, la danza, il canto e la declamazione, in un insieme di tono leggero e caratterizzato da un fastoso allestimento, che veniva eseguito tra un atto e l’altro di tragedie, commedie, favole pastorali e altri generi di spettacolo; la trama degli intermedî, che verso la fine del sec. 16° costituirono avvenimenti importanti nelle occasioni celebrative di alcune corti, era solitamente autonoma rispetto al testo teatrale in cui gli intermedî venivano inseriti.

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