Interrogare

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interrogare


v. tr. [dal lat. interrogare, comp. di inter- e rogare «chiedere»] (io intèrrogo, tu intèrroghi, ecc.). – 1. Rivolgere a qualcuno una o più domande per avere chiarimenti, informazioni, spiegazioni (per lo più con autorità, su cose d’importanza e spesso in forma solenne), non solo per sapere ma anche per accertarsi che uno sappia o per trarre dalle sue risposte un giudizio: non parlare quando non sei interrogato; i. uno sulle sue intenzioni, sopra i fatti avvenuti, intorno alle cause dell’assenza; meno com. con la prep. di: Interrogollo poi de la cagione Di quella festa (Ariosto); con prop. interrogativa indiretta: i. uno se acconsente; lo interrogai da chi l’avesse saputo, perché avesse rifiutato, come avrebbe fatto (ma in questi casi è più com. e più proprio chiedere o domandare). In senso fig.: i. la legge, i documenti, i codici, la tradizione, la storia, l’esperienza; i. il proprio cuore, la propria coscienza; i. con gli occhi, con lo sguardo. 2. Con accezioni partic.: a. Nello svolgimento di un’indagine giudiziaria o in un processo, sottoporre a interrogatorio: i. l’imputato, la parte, i testimoni. b. Nella scuola, all’università, nei pubblici concorsi, rivolgere domande allo scolaro, allo studente o al candidato per valutarne la preparazione: i. lo studente in storia, in geografia, in latino; la commissione non può i. più di un candidato per volta. Usato anche assol.: i. con calma, con bonomia; è un professore che non sa i.; Socrate insegnava interrogando. c. Rivolgere un’interrogazione (v.) in un’assemblea legislativa: i. il governo sulle pensioni di invalidità. d. Consultare per avere un responso: i. l’oracolo, un augure. ◆ Part. pres. interrogante, anche come agg. e sost.: il magistrato interrogante; rispondere all’interrogante. ◆ Part. pass. interrogato, anche come s. m. (f. -a): confondere l’interrogato con troppe, con insidiose domande; l’interrogato si chiuse in un assoluto mutismo.