latinismo s. m. [der. di latino]. – 1. Elemento linguistico (parola o locuzione) adottato stabilmente o occasionalmente dal latino in una lingua diversa, sia nella sua forma originaria (iunior e senior, excursus, lapsus, raptus, ab origine, ex abrupto, de cuius, ecc.), sia attraverso un opportuno adattamento fonetico e morfologico; con riferimento partic. alla lingua italiana, i latinismi lessicali di questo secondo tipo sono costituiti da quelle parole (dette anche prestiti o voci dotte) che a un dato punto dello svolgimento della nostra lingua sono state desunte dal latino scritto e assimilate alla struttura dell’italiano, in contrapp. a quelle (voci ereditarie) che sono il risultato di un’evoluzione fonetica ininterrotta e costituiscono la continuazione diretta del patrimonio lessicale popolare latino (sono, per es., latinismi esprimere, ministero, frigido, vizio, mentre sono vocaboli ereditarî spremere, mestiere, freddo, vezzo, pur derivando gli uni e gli altri dalle stesse voci latine: exprĭmere, ministerium, frigĭdus, vitium); latinismi più crudi si incontrano in testi letterarî e poetici (angue, arbore, iemale, imo, negletto, sodàle, ecc.), e molti sono quelli che vengono continuamente introdotti nei linguaggi scientifici. Il concetto di latinismo può estendersi anche, soprattutto in testi letterarî del passato, alla grafia (honore, facto,